Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
L’informazione al servizio delle foreste
Cento giornalisti ed esperti del settore si sono riuniti per indagare il ruolo delle foreste nella salute del pianeta e le strategie per contrastare la deforestazione.
Le foreste sono fondamentali per la sopravvivenza della nostra specie, attraverso la loro tutela e il loro incremento passano infatti le nostre speranze di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli alberi sono in grado di assorbire grandi quantità di anidride carbonica presente nell’atmosfera raffreddando la temperatura e, considerato che nell’aria fluttuano oltre 412 ppm (parti per milione) di CO2 e che tra appena 140 anni livelli di CO2 toccheranno il livello più alto degli ultimi 56 milioni di anni, la salvaguardia delle foreste è una faccenda terribilmente seria. Per pianificare una strategia condivisa e promuovere l’importanza dei polmoni verdi del pianeta, ancora apparentemente sottovalutata dall’opinione pubblica, dal 7 al 9 marzo scorsi cento giornalisti e i massimi esperti del settore si sono riuniti a San Miniato, in provincia di Pisa, in occasione del Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura, dall’evocativo titolo Il respiro della Terra: le foreste.
Comunicare la natura
L’obiettivo dell’evento, organizzato dall’associazione Greenaccord onlus, in collaborazione con la Regione Toscana e San Miniato Promozione e giunto alla quindicesima edizione, è quello di migliorare il livello della preparazione scientifica degli operatori dei media. “Il forum – ha spiegato il presidente di Greenaccord, Alfonso Cauteruccio – intende offrire ai giornalisti invitati una riflessione sulla funzione delle foreste come elemento fondamentale della salute generale del pianeta, dell’equilibrio della biosfera terrestre, della tutela dei popoli indigeni che vi dimorano e delle strategie di mitigazione dei cambiamenti del clima”.
Un patto per il clima
Dalla prima giornata di lavori, dedicata a quantificare il valore ecologico ed economico delle foreste, è emersa la necessità di raggiungere un accordo globale per la tutela del paesaggio contro i cambiamenti climatici. L’idea, proposta dagli esperti presenti, tra cui Sergio Baffoni, coordinatore della campagna foreste per l’Environmental paper network e Mette Wilkie, capo della sezione Forest policy and resources della Fao, prevede di stipulare un accordo “che superi e integri tutte le convenzioni ambientali in un unico atto che impegni gli stati sovrani ad imprimere una rivoluzione copernicana che metta le tematiche ambientali al centro delle scelte politiche”. La proposta si basa sulla convinzione che le foreste, per il ruolo che svolgono, dovrebbero essere considerate beni comuni, sottratti quindi anche alla decisione dei singoli stati perché garantiscono l’equilibrio del pianeta e perché tutelarle significa tutelare il futuro stesso dell’umanità.
Piantare la speranza
Per combattere le diseguaglianze e garantire un futuro a coloro che abitano nelle zone più svantaggiate del pianeta è necessario garantire il diritto alla terra e alla sua gestione sostenibile. Per farlo, come ha testimoniato Salina Abraham, coordinatrice del Global Landscapes Forum dell’Eritrea, è necessario investire “sul futuro della terra facendo leva sulle nuove generazioni che sono la nostra ultima opportunità. Noi non piantiamo solo alberi, piantiamo cambiamento e futuro per le nostre comunità e in questo modo piantiamo nuova speranza”.
Stiamo spogliando il pianeta
A dispetto dell’acclarata importanza delle foreste, da cui dipendono circa 1,6 miliardi di persone e che ospitano oltre l’80 per cento delle specie terrestri animali e vegetali, la deforestazione prosegue a ritmi folli, soprattutto a causa dell’agricoltura intensiva e delle attività estrattive e minerarie. Il 2017, da questo punto di vista, è stato un anno terribile, il secondo peggiore nella storia, secondo il World Resources Institute (Wri) e l’università del Maryland. “Secondo i dati ufficiali più di tre milioni di ettari di foreste ogni anno vengono perduti – ha dichiarato in occasione del forum Mauro Masiero, ricercatore del dipartimento territorio e sistemi agroforestali dell’università di Padova. – La deforestazione è dovuta ad un’azione antropica, alla cattiva gestione delle foreste, a fattori naturali o a cambiamenti di soprassuolo”.
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Martiri per le foreste
La distruzione delle foreste colpisce particolarmente quelle persone che dalle foreste dipendono e nelle quali vivono. Il numero degli attivisti assassinati per proteggere l’ambiente cresce senza sosta, soprattutto nelle aree dove sorgono le ultime foreste primarie del pianeta. “Ogni anno circa 200 persone vengono uccise per difendere queste aree – ha affermato Sergio Baffoni, coordinatore per l’Italia della campagna foreste per l’Environmental Paper Network. – E il dato è in costante crescita. Occorrono strategie di governi nazionali anche se i governi spesso sono deboli rispetto alle grandi lobby industriali. Occorre rivedere le politiche di riciclo e riuso della carta, valorizzare la qualità della vita e non solo la quantità di merci che utilizziamo”.
Il ritorno delle foreste
Oltre che per contrastare i mutamenti del clima, le foreste sono necessarie per offrire sostentamento alla sempre più numerosa popolazione umana. “Entro il 2050 raggiungeremo dieci miliardi di persone e dovremo garantire il 50 per cento di alimenti più, con tutte le conseguenze che ciò comporta – ha detto Douglas McGuire, coordinatore del programma di tutela e ripristino delle Foreste e del paesaggio della Fao. – Dobbiamo sostenere l’obiettivo di recuperare 350 milioni di ettari di foreste entro il 2020. Un obiettivo ambizioso sul quale molti paesi si stanno impegnando con grande serietà”.
Sempre più migranti a causa della deforestazione
Durante i lavori della seconda giornata, incentrati sulla valutazione dello stato di salute delle foreste e sulle azioni locali messe in atto per contrastare la deforestazione, gli esperti hanno evidenziato gli stretti legami tra sovrasfruttamento del patrimonio forestale, cambiamenti climatici e impatti sociali negativi. La distruzione degli ecosistemi, con le conseguenze che ne derivano, potrebbe causare il più grande esodo della storia dell’uomo. “Se i governi non prenderanno urgenti misure per contenere i cambiamenti climatici – secondo quanto riportato da un’analisi del Club di Roma – entro il 2050 si troveranno a dover far fronte a un miliardo di migranti climatici”.
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Informazione per le foreste
Il messaggio principale del forum di San Miniato è che la corretta informazione è indispensabile per proteggere le foreste e favorire la transizione verso un’economia più sostenibile. Eppure ancora oggi raccontare la deforestazione e il depauperamento delle risorse naturali presenta difficoltà. “Uno degli ostacoli più importanti che si trova fronte chi vuole parlare di deforestazione sono gli enormi interessi economici e politici sottostanti al fenomeno – ha affermato Davide Demichelis, documentarista Rai. – Ma noi abbiamo il dovere di raccontare il dramma dei profughi ambientali”.
Appello dei giornalisti di Greenaccord sulle foreste
In occasione del forum i cento giornalisti partecipanti hanno sottoscritto un appello per le foreste. “Come giornalisti ambientali siamo impotenti testimoni della vergognosa distruzione delle foreste del pianeta attraverso gli incendi, la deforestazione, lo sfruttamento eccessivo delle risorse, l’inquinamento delle falde acquifere, la logica predatoria del profitto monetario ad ogni costo. Riteniamo per questo che sia necessario un lavoro urgente da parte dei media di tutto il mondo per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi temi. Esiste un divario tra politica, ricerca scientifica e azione concreta che deve essere colmato attraverso un approccio olistico e coordinato tra i responsabili politici, i ricercatori, i giornalisti e le persone che hanno a cuore la salvaguardia della natura”.
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Il cuore verde del pianeta
La terza e ultima giornata di lavori è stata dedicata al bacino amazzonico, ultimo grande polmone verde della Terra, indispensabile per raggiungere gli obiettivi internazionali di riduzione dei gas climalteranti. La deforestazione in Amazzonia, hanno ammonito gli esperti presenti, tra cui Bruno Ratti, presidente della Geoknowledge foundation e Fritz Hinterberger, direttore scientifico del Seri (Sustainible Europe reserch institute), potrebbe arrivare al 40 per cento dell’area totale. “L’Amazzonia è una regione in cui vivono 33 milioni di persone ed è davvero il polmone dell’umanità – ha ricordato Mauricio Lopez, segretario esecutivo Repam (Red Eclesial por l’Amazonia). – Tutto il mondo ha il dovere di interessarsi a questa regione”. Per evitare che la più grande foresta pluviale del mondo scompaia, con conseguenze catastrofiche per l’umanità e per l’incredibile varietà di specie che vi abita, “dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 dell’80 per cento – ha spiegato Fritz Hinterberger. – Bisogna anche rivedere i modelli di consumo, promuovere nuovi stili di vita e un’economia circolare dematerializzata”.
Il coraggio di raccontare la verità
Nella giornata conclusiva dell’evento è stato infine consegnato il premio giornalistico Greenaccord international media award 2019, rivolto ai giornalisti che si sono distinti nella comunicazione ambientale. Se scrivere di ambiente è ormai difficile in quasi tutto il mondo, farlo in certe aree assume quasi i contorni di una missione e richiede una grande dose di coraggio, poiché denunciare i danni causati alle risorse naturali equivale ad esporsi in prima persona a ritorsioni. Il premio quest’anno è stato assegnato alla testata nigeriana TVC News, come “riconoscimento ai pericoli di fare giornalismo ambientale nel sud del mondo”, si legge nella motivazione. “Il nostro mestiere è estremamente difficile per due ordini di motivi – ha detto Ugochi Oluigbo, redattrice dell’emittente nigeriana – è estremamente pericoloso perché connessi con i crimini contro il nostro patrimonio forestale ed ambientale ci sono forti interessi economici. Inoltre, dobbiamo anche sfidare il disinteresse dell’opinione pubblica”.
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