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La nomina di Rex Tillerson a segretario di stato degli Stati Uniti palesa gli interessi di Donald Trump a creare un nuovo asse del petrolio con Putin.
Donald Trump, Vladimir Putin e Rex Tillerson di ExxonMobil. Ecco a voi il trio che può mettere a rischio la Terra. Il presidente eletto degli Stati Uniti Trump, infatti, ha nominato proprio Tillerson, numero uno della più grande compagnia petrolifera americana, la sesta al mondo, come segretario di stato americano. Tillerson sarà il più alto in grado nel gabinetto di Trump nonché braccio destro del presidente nelle relazioni internazionali.
Rex Tillerson è nato a Wichita Falls, in Kansas, nel 1952. È entrato a lavorare alla ExxonMobil nel 1975 dopo essersi laureato in ingegneria civile all’Università del Texas, a Austin. Una vita per il petrolio, non ha mai lasciato la compagnia petrolifera ed è arrivato fino in vetta diventandone presidente e amministratore delegato nel 2006.
Tillerson, a quanto dice, non è un negazionista dei cambiamenti climatici, anzi afferma che il fenomeno è reale ma, secondo lui, le priorità sono altre, come combattere la povertà.
Tillerson è il primo segretario di stato a non aver mai aver avuto alcuna esperienza nel settore pubblico. Profondamente conservatore e impegnato nei Boy scouts of America, negli anni ha spinto l’organizzazione a essere più aperta ai diritti degli omosessuali. Ma la Exxon, sotto la sua guida, è stata lenta nell’adozione di politiche esplicite di tutela dei dipendenti gay dalla discriminazione.
Secondo la classifica stilata ogni anno da Forbes, Tillerson nel 2015 è risultato il 25esimo uomo più potente al mondo.
Non è la sua mancanza di esperienza, e nemmeno il suo debole per i boy scout, a preoccupare il mondo politico e non, piuttosto il suo stretto rapporto con il presidente russo Vladimir Putin, tanto che lo stesso Putin nel 2013 gli ha conferito l’Ordine dell’amicizia, la più alta onorificenza russa che può essere assegnata a un cittadino straniero che ha contribuito a migliorare i rapporti tra Mosca e un’entità o stato straniero. Un’amicizia che sembra abbia molto a che fare con il mare di Kara, al Circolo polare artico.
Secondo quanto scrive ThinkProgress.org, “l’allineamento di interessi tra il presidente russo Vladimir Putin, l’appoggio della Russia a Donald Trump e la ExxonMobil rappresenta la più grave minaccia per l’umanità (e la democrazia) dal 1930”.
Da solo Trump potrebbe non essere in grado di affossare l’Accordo di Parigi – cosa che aveva promesso durante la sua campagna elettorale – ma potrebbe farlo con l’aiuto dalla Russia e dall’industria petrolifera da mille miliardi di dollari.
Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, la Exxon nel 2011 strinse un accordo dal valore potenziale di 500 miliardi di dollari con la Rosneft, il gigante petrolifero di stato russo che fa capo a Igor Sechin. L’accordo avrebbe dato accesso a Exxon alla piattaforma artica russa che, secondo le stime della Energy information administration statunitense contiene circa il 22 per cento di petrolio e gas ancora da estrarre a livello mondiale. In cambio, Exxon avrebbe dato alla Rosneft accesso alla sua tecnologia di perforazione.
L’accordo saltò a causa delle sanzioni inflitte dall’amministrazione Obama per l’annessione, nel 2014, della penisola ucraina di Crimea da parte di Mosca. In quell’occasione Exxon fu costretta a svelare l’accordo visto che l’esplorazione di petrolio russo venne bloccata dalle sanzioni occidentali dopo la crisi della Crimea.
Se la ExxonMobil riuscisse a mettere di nuovo le mani sull’accordo siglato con Rosneft potrebbe acquisire i diritti di esplorazione su 25,7 milioni di ettari di suolo russo, cinque volte tanto la sua licenza di esplorazione che possiede oggi negli Stati Uniti. Arriverebbero tempi d’oro per la big oil americana, a danno del clima.
Secondo alcuni il trattato di Parigi potrebbe comunque riuscire a sopravvivere e prosperare nonostante Trump, ma a condizione che il resto del mondo sia unito e faccia fronte comune per mantenere fede agli impegni presi a Parigi nel dicembre 2015 e combattere i cambiamenti climatici.
Ma se a Trump si alleasse con Putin, allora potrebbero arrivare giorni funesti per il Pianeta. Non è una novità che Putin non abbia mai gradito l’Accordo di Parigi, tanto che a oggi non l’ha ancora ratificato. Per la Russia sottoscrivere l’accordo significherebbe dover rinunciare a una grande parte delle riserve di combustibili fossili ancora presenti nel sottosuolo del suo territorio.
Se Trump, presidente del secondo paese al mondo per emissioni di CO2, mantenesse il suo impegno per uscire dall’Accordo di Parigi, la Russia, quinto paese emettitore, avrebbe una buona scusa per non ratificare il trattato.
In questa situazione, l’asse di ferro tra Putin, Trump e il petroliere della Exxon (alias, nuovo segretario di stato americano), l’incertezza sui negoziati futuri per evitare cambiamenti climatici catastrofici aumenta esponenzialmente.
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