Il rigassificatore di Piombino si farà. Il Tar boccia il ricorso del comune

Il tribunale del Lazio boccia il ricorso contro il rigassificatore presentato dal comune di Piombino. Che ora dovrà pagare 90mila euro di risarcimento.

  • Il Tar del Lazio respinge il ricorso contro il rigassificatore di Piombino e condanna il comune al risarcimento di 90mila.
  • Secondo il sindaco si tratta di una “sentenza punitiva”.
  • Anche le associazioni ambientaliste che hanno sostenuto il ricorso sono state condannate a una multa.

Il rigassificatore di Piombino s’ha da fare. Lo stabilisce la sentenza del tribunale amministrativo regionale (Tar) del Lazio in merito al ricorso presentato dal comune contro l’installazione di un rigassificatore nel porto cittadino. La decisione del tribunale ha respinto le obiezioni del comune, infliggendo una condanna al pagamento delle spese processuali per un ammontare complessivo di 90mila euro.

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Manifestazione contro il rigassificatore di Piombino, Livorno © FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images

Una sentenza “punitiva”

La notizia è stata comunicata direttamente dal comune di Piombino, il cui sindaco, Francesco Ferrari, ha commentato la sentenza definendola “punitiva nei confronti di un comune che ha avuto la sola colpa di difendere la propria città”. Ferrari ha poi sottolineato l’ingiustificabilità della condanna al pagamento delle spese legali, affermando che il ricorso era stato giudicato ammissibile in ogni sua parte. Una sentenza di questo genere, ha dichiarato il sindaco, è senza precedenti, così come la condanna delle spese anche per le associazioni Usb, Wwf e Greenpeace, condannate a loro volta a un pagamento di 15mila euro per aver sostenuto il ricorso. “Una condanna che non ha precedenti nella giurisprudenza amministrativa” scrive il Wwf “e che suona quasi come un invito ai portatori di interessi generali e diffusi, di cui comunque la Costituzione riconosce il ruolo attraverso il principio di sussidiarietà, a non occuparsi della cosa pubblica”.

Il sindaco Ferrari ha interpretato la sentenza come un tentativo del Tar di fare del  comune di Piombino un esempio per altri enti che potrebbero trovarsi in situazioni simili in futuro. Secondo lui, il verdetto sottolinea che, nonostante le ragioni fondate di opposizione a certe scelte, le esigenze dei cittadini potrebbero non essere considerate prioritarie.

In cosa consiste il progetto di rigassificatore

Il progetto prevede di installare una nave, la Golar Tundra, acquistata nel 2015 da Snam, di 300 metri in lunghezza e 40 in larghezza, che potrà immettere fino a cinque miliardi di metri cubi di gas all’anno, trattando il gas naturale liquefatto (Gnl) e contribuendo così al 6,5 per cento del fabbisogno nazionale (proveniente per intero da Eni che controlla anche il 50 per cento dell’impianto di liquefazione di Damietta, in Egitto, dal quale arriveranno i rifornimenti). La nave è una Floating storage and regasification unit (Fsru), utilizzabile sia come metaniera – adibita cioè al trasporto di gas liquefatto – e sia come impianto di rigassificazione da collocare in un porto per la trasformazione del combustibile dallo stato liquido a quello gassoso.

Il gas liquefatto assume un ruolo centrale nelle strategie energetiche del governo italiano, nonostante Piombino abbia visto manifestazioni di dissenso nei confronti del progetto. Lo stesso sindaco, membro del partito Fratelli d’Italia, ha adottato una posizione divergente rispetto alla decisione del governo, guidato dalla stessa forza politica, che ha ereditato a sua volta il progetto dal governo precedente guidato da Mario Draghi. Quindi il rigassificatore si farà, nonostante lo scenario fornito dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) mostri una domanda globale di gas in diminuzione del 90 per cento entro il 2050: un contesto che rischia di trasformare il progetto di Piombino in stranded asset, ovvero un investimento che perde valore prima di essere completamente ammortizzato.

Coniugare interessi economici e impatto ambientale

Ferrari ha sottolineato che, indipendentemente dalla sentenza, l’amministrazione ha ottenuto risultati significativi in termini di garanzie sulla sicurezza e sull’impatto ambientale. Ha inoltre evidenziato che senza l’opposizione della comunità e del comune stesso, il rigassificatore sarebbe rimasto nel porto per un periodo molto più lungo di tre anni, senza le necessarie tutele che sono state conseguite.

La decisione del Tar Lazio solleva interrogativi sulle dinamiche tra gli interessi economici e la tutela ambientale, mettendo in evidenza le sfide che gli enti locali affrontano nel bilanciare le esigenze della comunità con gli sviluppi industriali proposti. Il caso di Piombino potrebbe rappresentare un precedente importante, richiamando l’attenzione su come le decisioni giuridiche possano influenzare il delicato equilibrio tra sviluppo economico e protezione ambientale a livello locale.

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