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L’iniziativa Interdependence Day, indetta da UBI – Unione Buddhista Italiana e LifeGate, è nata per individuare i piccoli gesti che possono avere un effetto dirompente a livello globale. Ecco cosa può fare ognuno di noi per migliorare il mondo. Lo spreco alimentare è il terzo emettitore di CO2 al mondo La metà del cibo che viene
L’iniziativa Interdependence Day, indetta da UBI – Unione Buddhista Italiana e LifeGate, è nata per individuare i piccoli gesti che possono avere un effetto dirompente a livello globale. Ecco cosa può fare ognuno di noi per migliorare il mondo.
La metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa un miliardo e mezzo di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile. Il dato emerso da un rapporto dell’Institution of Mechanical Engineers, associazione degli ingegneri meccanici britannici, è stato convalidato dalla Fao, che lo ripete in ogni sede.
Oltre all’ingiustizia insita in questa cifra, perché ogni alimento sprecato è un alimento sottratto a qualcuno, lo spreco alimentare è il terzo emettitore di CO2 al mondo. La CO2 del cibo prodotto ma non mangiato, e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di Co2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti.
Fra le cause di questo spreco di massa ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato. Ma anche le date di scadenza troppo rigorose sugli alimenti confezionati, le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario, gli eccessivi passaggi dal produttore al consumatore nelle catene di montaggio dei cibi industriali.
La cifra di 1,5 miliardi di tonnellate di cibo sprecato ogni anno nel mondo è talmente enorme da essere difficile da visualizzare, quindi è meglio citare un titolo del Corriere della Sera dell’anno scorso: le panetterie di Milano, della sola città di Milano, buttano via 18 tonnellate di pane al giorno. Moltiplicate il dato per tutti i giorni e tutte le grandi città, e per tutti i negozi di gastronomia, i fruttivendoli, i minimarket e avremo un’idea delle dimensioni dello spreco.
Le cause sono molteplici, radicandosi in un ventaglio di percorsi, dagli impianti produttivi ai supermercati fino ai nostri gesti in cucina e col frigorifero. Ma il dato sul pane è emblematico. E vi sono però molti modi per ridurlo, quasi tutti in mano nostra. A partire dal non pretendere più di trovarlo appena sfornato in mille formati diversi alle sette di sera al supermercato (cosa che li costringe a produrne in eccesso con conseguenti rimanenze quotidiane), fino all’utilizzo di nuovissime app (da LastMinuteSottoCasa a Breading) nate proprio per condividerlo in tempo reale, gratuitamente utilizzabili da ognuno di noi.
LifeGate e UBI hanno individuato tre sfere d’azione concrete e particolarmente significative per favorire quest’acquisizione di consapevolezza. Anche se all’apparenza sono gesti molto semplici, queste azioni costituiscono in realtà un’efficace risposta individuale a molte problematiche sociali ed ambientali, dai migranti alla sostenibilità.
Questo è il significato dell’Interdependence Day che UBI (Unione Buddhista Italiana) e LifeGate hanno indetto: un’iniziativa che non si esaurisce in una presa di consapevolezza, ma diventa una chiamata all’azione e alla responsabilità individuale su quello che, ogni giorno, possiamo fare.
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