
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
L’Università degli studi Roma Tre ha avviato la distribuzione di 30mila borracce ai propri studenti, che potranno così fare a meno delle bottigliette di plastica.
“Abbiamo il dovere di pensare al futuro dei nostri studenti”. Per questo l’Università degli studi Roma Tre ha deciso di regalare loro 30mila borracce in acciaio inossidabile, che potranno riempire presso distributori d’acqua installati nei vari dipartimenti dell’ateneo. La speranza è quella di ridurre il consumo di plastica, partendo dalle abitudini dei giovani.
“Ormai tutti sanno che l’acqua fa bene: i nostri studenti ne bevono molta durante le lezioni. Abbiamo calcolato che, all’interno dell’università, consumiamo in media 10-15mila bottigliette al giorno. Quindi ci siamo detti: proviamo ad eliminare questa massa di plastica che, senza accorgercene, generiamo quotidianamente”, spiega alla redazione di LifeGate Luca Pietromarchi, rettore dell’ateneo capitolino.
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Per annunciare la novità e approfittare dell’occasione per parlare dell’inquinamento causato dalla plastica nei mari, il 9 aprile l’Università Roma Tre ha organizzato l’evento The message is the bottle al quale hanno partecipato, oltre agli studenti, testimoni d’eccezione come l’attore Neri Marcorè, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, e Giorgio Romiti de Le Iene.
La sostenibilità per Roma Tre non è solo un valore da difendere, ma una pratica da diffondere. La distribuzione delle borracce, infatti, è soltanto l’ultima delle iniziative dell’ateneo per la salvaguardia del pianeta. “Abbiamo creato a Ostia un polo universitario di ingegneria industriale dedicata all’energia da fonti rinnovabili di origine marina: il vento, le correnti, le onde”, racconta Pietromarchi. “È fra i primissimi corsi in Italia a formare degli ingegneri che progetteranno turbine sottomarine, dighe energetiche, piattaforme offshore per la cattura del vento”. Sono queste le professioni del futuro, capaci di assicurarcene uno: secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, salvare il clima garantirà occupazione a 18 milioni di persone.
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