Russia al voto per le amministrative. Il partito di Putin stravince, tra accuse di brogli e irregolarità

Prove generali in Russia in vista delle presidenziali del 2024. Chiamata alle urne anche nelle quattro regioni ucraine annesse da Mosca. Usa e Unione europea non riconosceranno l’esito delle votazioni nei territori occupati.

Come previsto, non ci sono state sorprese. Lo scorso fine settimana, dall’8 al 10 settembre 2023, in Russia e nelle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, annesse da Mosca dopo l’invasione in Ucraina, si sono tenute le elezioni amministrative che hanno visto un unico, scontato, vincitore: il partito del presidente Vladimir Putin, Russia Unita (Edinaya Rossiya). Una vittoria schiacciante e facilmente prevedibile, duramente contestata dagli osservatori internazionali. Un banco di prova per le elezioni presidenziali di marzo 2024 che con ogni probabilità prolungheranno il governo di Putin almeno fino al 2030.

La chiamata dei russi alle urne

Ma partiamo dai numeri: in questa tornata elettorale, definita dal Consiglio d’Europa “una flagrante violazione del diritto internazionale” per via delle “elezioni illegittime” nei territori dell’Ucraina occupati dalla Russia, c’erano in gioco 34mila mandati di vario livello: in 85 regioni, i russi sono stati chiamati a eleggere sindaci, governatori, parlamenti regionali e consigli comunali, oltre a quattro nuovi deputati della Duma nazionale. A Mosca sono stati confermati sia l’attuale sindaco Sergej Sobyanin con oltre il 76 per cento dei voti, sia l’attuale governatore regionale Andrej Vorobyov (83,68 per cento dei voti), entrambi del partito Russia Unita.

Secondo i dati ufficiali, contestati da molti osservatori, il partito di Putin ha vinto con una larga maggioranza anche nelle quattro regioni annesse, dove l’affluenza ha toccato picchi del 60-75 per cento: 74 per cento dei consensi a Luhansk e Kherson, 78 per cento a Donetsk e 83 per cento nella regione di Zaporizhzhia.

Una vittoria scontata del partito Russia unita

La vittoria del partito Russia unita in ogni angolo del Paese ha confermato il messaggio più volte ribadito dal Cremlino, secondo cui Putin è di gran lunga il più forte garante della stabilità russa. C’è però da dire che la competizione elettorale è stata preclusa a molti candidati di opposizione: secondo Golos, l’unica organizzazione non governativa alla quale era consentito l’accesso ai seggi e ora messa fuorilegge in Russia, le autorità avrebbero estromesso già in fase di registrazione “quasi un quarto di tutti i candidati proposti, con un tasso di esclusione quest’anno pari al 24,2 per cento”.

Stanislav Andrejchuk, co-presidente di Golos, bollato dal governo russo come “agente straniero”, ha spiegato che tutte le principali forze politiche in corsa forniscono solo una parvenza di competizione alle urne, ma in realtà sono ampiamente fedeli al Cremlino e alla guerra in Ucraina. L’unico partito ad aver fatto appelli alla pace è stato Yabloko, i cui rappresentanti hanno però subito diverse pressioni e sono riusciti a presentare le proprie liste in appena tre città (Ekaterinburg, Krasnoyarsk e Novgorod).

Russia’s elections
Tra le irregolarità denunciate ci sono compravendita dei voti e minacce di violenza © Getty Images

Il voto elettronico e le irregolarità

La vera novità di queste elezioni è stato il voto a distanza: per la prima volta i russi hanno potuto votare da casa attraverso una piattaforma elettronica, utilizzata anche dallo stesso Putin davanti alle telecamere, che mette in discussione i due pilastri delle votazioni: segretezza e sicurezza del voto. Truccare le schede elettroniche, infatti, sarebbe un gioco da ragazzi. Già l’anno scorso il programmatore russo Pjotr Zhizhin aveva sollevato dei dubbi su alcune anomalie tecniche del sistema: secondo gli esperti, non è da escludere che le scelte degli elettori possano essere non solo identificate, ma anche modificate a posteriori.

Da più angoli del Paese, poi, sono arrivate denunce di irregolarità, con seggi allestiti nei punti più impensabili: nel villaggio di Kobluk, nella regione di Irkutsk, le votazioni si sono svolte in una fermata dell’autobus; nella regione di Pskov le urne sono state sistemate all’aperto sopra un pozzo e un vecchio barile arrugginito; mentre nella regione di Kemerovo, i membri della commissione elettorale hanno deciso di scendere direttamente in strada per far votare i passanti.

Solo nel primo giorno di votazioni, Golos ha documentato oltre seicento denunce di irregolarità, tra cui compravendita di voti, minacce di violenza e blocco del voto.

E mentre Stati Uniti, Unione europea e Ucraina hanno già detto di non voler riconoscere i risultati delle elezioni nei territori ucraini annessi, le votazioni del weekend scorso sembrano essere a tutti gli effetti la prova generale per le presidenziali di marzo 2024, il cui esito, salvo colpi di scena, è ampiamente scontato.

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