
Il 24 maggio, la Commissione Petizioni del Parlamento europeo ha dato pieno sostegno alla petizione depositata da Animal Equality a giugno 2022 che chiede di porre fine allo sfruttamento dei polli a rapido accrescimento.
È ufficiale: la sovraintendente del quarto distretto di San Francisco, Katy Tang, ha annunciato che non verranno più venduti nuovi capi in pelliccia animale a partire dal 2019.
Già rinomata per essere una delle città più sostenibili degli Stati Uniti, anche grazie al divieto imposto sulle bottiglie di plastica, San Francisco aggiunge un nuovo tassello alla sua amministrazione responsabile mettendo al bando la vendita di qualsiasi prodotto contenente pelliccia di derivazione animale. Grazie a questa misura la metropoli si allinea ad altre località negli Usa e nel mondo, come il caso recente della Norvegia, vietando la vendita di un materiale basato ancora oggi su processi produttivi impattanti sull’ambiente e sullo sfruttamento degli animali che vengono sottoposti a pratiche violente e crudeli.
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Fortemente voluta dalla sovraintendente del quarto distretto della città, Katy Tang, secondo la quale “è fuori moda togliere la vita ad altri esseri viventi per il solo scopo di indossarli”, l’ordinanza che vieterà il commercio di pellicce animali a San Francisco entrerà in vigore già dall’anno prossimo consentendo ai commercianti di smaltire gli stock di magazzino fino al 2020. Nella fattispecie, il divieto interesserà i prodotti di nuova produzione, mentre non sarà valido per l’usato. I trasgressori potranno venire puniti con una sanzione fino a mille dollari.
Speaking on behalf of those with no voice, my colleagues just voted 10-0 to support my ban on the sale of new fur apparel & accessories beginning 1/1/19. No more profiting off the literal backs of animals – #furreal. pic.twitter.com/TEguEnybB7
— Katy Tang (@SupervisorTang) 20 marzo 2018
La misura scaturisce da un rapporto di Tan realizzato insieme all’associazione animalista Peta, in cui si evince che più di 50 milioni di animali da pelliccia vengono cresciuti in gabbia o in ambienti molto ristretti per poi essere uccisi violentemente. Inoltre la lavorazione del manto contribuisce all’inquinamento globale perché implica l’utilizzo di agenti chimici e di un’elevata quantità di energia. Per questo motivo e per l’amore verso gli animali che contraddistingue la città, la sovraintendente ha dichiarato che “è inammissibile che San Francisco continui a vendere questa tipologia di prodotto. Dobbiamo essere un esempio per altre città e per il globo intero che si uniscano a noi nel vietare l’abbigliamento in pelliccia”.
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Mentre i più grandi marchi di moda come Gucci, Armani o Michael Kors hanno già eliminato la pelliccia dalle loro collezioni, e nonostante molti paesi europei quali Germania, Austria, Inghilterra e la già citata Norvegia abbiano già vietato l’allevamento di animali da pelliccia sul loro territorio nazionale, in Italia continuiamo a uccidere oltre 200mila visoni all’anno stando a un’indagine condotta dall’associazione Essere animali.
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Considerando che l’allevamento di animali da pelliccia non è mai stato particolarmente rilevante dal punto di vista economico, è forse giunto il momento di seguire l’esempio di San Francisco e altre città che hanno finalmente compreso l’importanza di innovare assecondando tanto le nuove tendenze provenienti dal mondo della moda quanto le esigenze di consumatori sempre più consapevoli e responsabili nei confronti dell’ambiente e soprattutto degli animali.
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