La drammatica fuga di dieselregistrata nei pressi di Norilsk, in Siberia, “è stata bloccata”. A dichiararlo, parlando all’agenzia Afp, è stato un rappresentante del governo russo. Ciò significa che le circa 20mila tonnellate di carburante che sono fuoriuscite dalla centrale gestita da una divisione del colosso minerario Norilsk Nickel non si stanno più espandendo.
Secondo le autorità di Mosca, la parte più complessa è stata di conseguenza avviata: si tratta della bonifica del territorio, che passa innanzitutto per il pompaggio del diesel. Occorre inoltre comprendere se il carburante abbia o meno raggiunto anche il lago Pjasino, il che rappresenterebbe un grave problema, dal momento che le acque di quest’ultimo confluiscono nell’omonimo fiume, di particolare importanza per la regione.
Siberia, una fuoriuscita di diesel da un sito di stoccaggio inquina un fiume. Foto tratta dai social network (The Siberian Times)
Greenpeace: disastro in Siberia paragonabile a quello della Exxon Valdez
Si attende inoltre di comprendere se i cambiamenti climatici abbiano o meno avuto un ruolo nel crollo dei piloni, poggiati sul permafrost, che sostenevano la struttura in cui era stoccato il diesel. Intanto, la Russia ha ordinato la revisione di tutte le infrastrutture simili.
Per una valutazione definitiva dei danni, infine, occorrerà attendere. Ma intanto Greenpeace Russia ha fatto sapere che a suo avvisto di tratta di un disastro paragonabile a quello del 24 marzo del 1989, quando l’Alaska venne devastato dall’incidente della petroliera Exxon Valdez, che riversò nel mare 42 milioni di litri di greggio, provocando una delle peggiori catastrofi ambientali della storia. “Si tratta di uno dei più gravi incidenti petroliferi nell’Artico – ha precisato l’associazione – e dimostra che il governo russo deve riconsiderare l’attuale modello economico basato sui combustibili fossili e sull’abuso della natura”. Secondo la ong, “i danni ai corpi idrici potrebbero superare i 6 miliardi di rubli (ovvero circa 77,5 milioni di euro), senza considerare i costi della bonifica del suolo e l’inquinamento atmosferico”.
Un report di Greenpeace denuncia il modello politico-economico della Russia: un intreccio di estrattivismo, autoritarismo e guerra che distrugge l’ambiente, con pesanti ripercussioni sull’ecosistema globale.
Con l’ultima revisione del Pnrr, i fondi stanziati per le Cer passano da 2,2 miliardi a poco meno di 800 milioni: preoccupazione tra gli addetti ai lavori.
Ecomondo 2025 racconta una transizione ecologica che avanza tra innovazione, dati e confronti, mostrando come il cambiamento riguardi già la vita di tutti.
Insieme all’associazione Io non ho paura del lupo scopriamo questo grande predatore e come la convivenza tra la specie e le attività umane è possibile.