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Siracusa diventa un po’ più verde, è nato il bosco delle Troiane
Con la messa a dimora di mille alberi di leccio è iniziato un progetto di forestazione urbana che prevede la piantumazione di oltre seimila alberi.
Tutto è cominciato con un Bosco morto, quello realizzato nell’ottobre del 2018 dall’architetto Stefano Boeri, che ha utilizzato gli abeti abbattuti dalla terribile furia della tempesta Vaia nelle foreste della Carnia per allestire la scenografia per lo spettacolo Le Troiane di Euripide, andato in scena al teatro Greco di Siracusa. A oltre un anno di distanza si è passati ad un bosco vivo, è infatti nato il bosco delle Troiane.
Un albero per ogni replica
Durante la stagione teatrale 2019, in occasione di ogni replica dello spettacolo, la Fondazione Inda (Istituto nazionale dramma antico), il comune e la regione Sicilia hanno consegnato una piantina di leccio per ogni bambino presente in teatro. Pochi giorni fa le piantine consegnate durante le repliche sono state piantumate insieme ad altre mille piante messe a disposizione dall’assessorato per l’Agricoltura della regione.
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Aria più respirabile a Siracusa
L’iniziativa, resa possibile grazie alla collaborazione tra il Consorzio Innova FVG, le regioni Friuli Venezia Giulia e Sicilia, lo studio di Stefano Boeri architetti, la Fondazione Inda, il Consorzio Boschi Carnici e alcune aziende private, fa parte di un più ampio progetto di forestazione urbana che prevede la piantumazione di oltre 6mila alberi a Siracusa nei prossimi anni. L’obiettivo principale è quello di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e contrastare l’inquinamento dell’aria.
“È emozionante vedere come dal Bosco morto delle Troiane possa nascere un bosco vero e proprio fatto di mille nuovi alberi, simbolo del futuro di Siracusa e della Sicilia, ma anche e soprattutto del futuro del pianeta che vive oggi un’importante emergenza climatica da un lato e umanitaria dall’altro”, ha dichiarato Stefano Boeri.
Da Milano a Siracusa in nome della riforestazione
La nascita del bosco delle Troiane si unisce ad altre analoghe iniziative di riforestazione urbana, come quella avviata a Milano che prevede la piantumazione di tre milioni di alberi entro il 2030. “Un percorso che, speriamo, possa portare al più presto alla realizzazione di un unico grande progetto italiano che unisca tra loro le principali aree metropolitane attraverso un sistema di corridoi verdi in grado di creare una grande infrastruttura che percorra tutta la penisola”, ha commentato Boeri.
Alberi per lenire le ferite della guerra
Il Bosco morto di Boeri conteneva un forte messaggio antimilitarista, ricordandoci che tutte le guerre seminano distruzione, devastando non soltanto l’ambiente degli uomini ma anche quello naturale, e non è possibile distinguere tra vincitore e vinti. La scenografia, ha spiegato l’architetto, ha portato “l’idea di un antimilitarismo universale a un livello superiore: elevandosi al di sopra delle lotte tra esseri umani per concentrarsi sulla relazione, oggi spesso conflittuale, tra la specie umana e l’ambiente naturale”.
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La piantumazione del nuovo bosco rappresenta, secondo Antonio Calbi, sovrintendente della Fondazione Inda, una sorta di risarcimento verso tutte le famiglie distrutte dai conflitti, “verso chi è costretto ad abbandonare la propria terra, un atto riparatore verso tutte le distruzioni innescate dalle guerre, con l’auspicio che possano essere archiviate per sempre. Piantare un albero oggi ha un significato molto importante, che lo si faccia come eredità di uno spettacolo messo in scena al teatro Greco, cuore della Neapolis, è un gesto che si carica di etica e bellezza poetica in senso alto”.
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