
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
Uno studio olandese ha calcolato i costi sanitari sostenuti in Europa per le cure di chi si ammala a causa dello smog emesso dai motori termici.
Che l’inquinamento provocato dal traffico stradale in Europa sia particolarmente nocivo per la salute è noto. Meno conosciuto è però il costo, in termini economici, che gli stati sono costretti ad affrontare per fare fronte alle cure di chi si ammala a causa dello smog.
Uno studio pubblicato il 27 novembre ha quantificato l’esborso provocato indirettamente dalle emissioni tossiche provenienti dai tubi di scappamento. A cominciare da quelle, particolarmente nocive, di ossidi di azoto (NOx) provenienti principalmente dai motori diesel.
#Diesel #Pollution Costs European Taxpayers Billions @StatistaCharts https://t.co/eaIEhLE4Dx #AirPollution #Climatechange #environment #BeatAirPollution #IPCC #sustainability #ZeroCarbon #BreatheLife #cleanenergy #SDGs #ESG #GHG #health #ToxicAir #CleanAir4Health #ClimateAction pic.twitter.com/xEw0DPGiuo
— Hiroyuki Onishi (@noikeanolife) 28 novembre 2018
Il risultato – secondo il report redatto dal centro di ricerca indipendente olandese CE Delft e commissionato dall’Alleanza europea per la salute pubblica (Epha) – è inquietante: i costi sanitari sono pari a 66,7 miliardi di euro all’anno nel Vecchio Continente. Il cui 83 per cento è dipeso proprio dai veicoli alimentati a gasolio.
Si tratta della prima stima di questo genere, dal momento che, fino ad ora, i dati erano stati analizzati unicamente nel loro complesso e non solamente dal punto di vista della salute. I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti nel corso del 2016 in nove paesi dell’Unione europea: Germania, Polonia, Spagna, Austria, Ungheria, Slovenia, Bulgaria, Romania ed Estonia. Scelti in funzione delle loro caratteristiche macroeconomiche e delle tipologie di veicoli in circolazione.
Ciò sulla base dei dati ufficiali sulle emissioni legate ai motori a scoppio di ogni ordine e grado presenti in Europa. Ma lo studio ha anche effettuato una seconda stima, basata in questo caso sui lavori di misurazione del progetto True (The real urban emissions initiative), sviluppato dal Consiglio internazionale per un trasporto pulito (Icct) e che ha permesso di svelare lo scandalo “dieselgate”. Ebbene, se si tiene conto delle emissioni “in condizioni reali” dei veicoli, il costo complessivo sale a 79,8 miliardi di euro.
A pagare i tre quarti di tale enorme montante sono proprio le collettività, attraverso i sistemi sanitari nazionali. Se invece si decidesse di passare a motori a basse emissioni, di qui al 2030, secondo i ricercatori l’enorme somma potrebbe essere abbattuta dell’80 per cento. Ancora oggi, però, secondo l’Icct, il 49 per cento delle nuove immatricolazioni di auto in Europa riguarda motori diesel.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
La campagna per il riconoscimento del reato di ecocidio arriva in Sardegna, dove è stata proposta una legge regionale.
Passi avanti per il Trattato sull’alto mare, stallo sulle estrazioni minerarie, tentativi di riprendere i negoziati sulla plastica: il bilancio della Conferenza Onu sugli oceani (Unoc3) che si è tenuta a Nizza dal 9 al 13 giugno.
Cosa è successo e cosa possiamo imparare dal crollo del ghiacciaio del Birch.
Le bozze del ddl allo studio del governo prefigurano maglie molto più larghe per le attività venatorie: 44 associazioni chiedono spiegazioni ai ministri.
Il 2 giugno si celebra la Giornata mondiale delle torbiere. Un’occasione per parlare di questi ecosistemi poco conosciuti e silenziosi, ma fondamentali per il clima, l’acqua, la biodiversità e la memoria del nostro Pianeta.
La stagione estiva è ancora lontana, ma dal Regno Unito alla Russia, dai Paesi Bassi alla Turchia, in buona parte d’Europa impera già la siccità.
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Per la prima volta dall’inizio delle rilevazioni nel 2019, lo scorso anno la deforestazione è stata stabile o in calo in tutti e sei i biomi del Brasile.