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Il velista italiano Giovanni Soldini segna un altro record: col Maserati Multi 70 è arrivato al ponte Queen Elizabeth di Londra alle 13:20 locali del 23 febbraio, battendo di cinque giorni il primato precedente. L’unica amarezza: “Troppa plastica nei mari”.
Il navigatore milanese, dopo 10 anni, migliora il record di Lemonchois sulla rotta del tè. Le immagini del suo arrivo a Londra nella baia del Tamigi sono di trionfo. Barba lunga, scapigliato, orecchino al lobo, “molto stanco ma felice”, sbarca al St. Catherine Dock davanti al Tower Bridge, simbolica porta della capitale inglese. Ma dopo poche ore, tra le riflessioni e i racconti di Giovanni Soldini, c’è anche spazio per l’amarezza, per un tema che riguarda lo stato di salute del Pianeta. La plastica.
“Ho visto plastica ovunque – ha raccontato Giovanni Soldini nell’intervista a Radio Sportiva – avete presente l’isola di plastica che c’è nel Pacifico? Bene, quell’isola è composta da tonnellate e tonnellate di plastica ma non è solo lì. La situazione è questa dovunque, ho visto uno spettacolo desolante anche nei mari della Cina… Tanta. Troppa. A volte vere e proprie isole di plastica. È incredibile pensare che la usiamo da solo cinquant’anni ma ha già invaso tutti i mari del mondo. Che tristezza”.
“Anche volando sull’acqua a trenta nodi di velocità si vede chiaramente che ormai siamo a arrivati a un punto critico. Il mare è pieno di quella roba, nel 2050 ci sarà più plastica che pesci. E non è che questo riguarda solo chi va per mare, ma tutti noi che, alla fine, con quelle sostanze finiamo per farci i conti, anche senza saperlo. E la situazione certo non migliorerà, per molto tempo ancora, purtroppo”.
Non è la prima volta che il grande velista lancia appelli sul degrado spaventosamente visibile anche in mezzo al più lontano degli oceani. A settembre dello scorso anno, ricordando la Transpacific Yacht Race, una regata velica biennale che si svolge tra Los Angeles e Honolulu, aveva raccontato: “Durante l’ultima ‘Transpac’ di notte abbiamo rotto il timone urtando contro qualcosa di grosso… Ho sentito un botto tremendo, andavamo a trenta nodi e non ho capito cosa fosse. Sarebbe illusioro pensare che sia un problema esotico, qualcosa di lontano da noi, da cui siamo al sicuro. È così dappertutto, anche nel Mediterraneo: boe, cime di plastica, buste, bottiglie”.
Sembrerà incredibile, ma il problema della plastica nei mari ha influito persino nella progettazione della barca per compiere la nuova impresa. È stata infatti scelta la configurazione tradizionale non foiling perché ormai è diventato addirittura rischioso l’impatto con gli oggetti di plastica galleggianti che avrebbero messo a rischio il record. Il mare della Cina da questo punto di vista è il più pericoloso: “Le condizioni del mare sono molto peggiorate negli ultimi venti anni – dichiarava Soldini prima della partenza – ora si trova di tutto ovunque, plastiche, microplastiche, se penso che l’invenzione della plastica è recente non so dove andremo a finire. Noi stiamo studiando un sistema per mettere in sicurezza i timoni”.
Giovanni Soldini, 51 anni e un quarto di secolo di regate oceaniche, tra le quali due giri del mondo in solitario, sei Quebec-Saint Malo, tre Transat Jacques Vabre e oltre 40 transoceaniche, aveva già stabilito nel 2015 il primato della tratta San Francisco-Shanghai. Ora ha condotto il trimarano italiano su 15.083 miglia a una velocità media di 17,4 nodi.
Il velista italiano era partito da Hong Kong il 18 gennaio. Ha percorso la cosiddetta Rotta del Tè, superando il precedente primato, stabilito nel 2008 da Lionel Lemonchois: 41 giorni, 21 ore e 26 minuti. Il suo equipaggio era composto da otto persone: gli italiani Guido Broggi, Andrea Fantini, Francesco Malingri e Marco Spertini, il tedesco Boris Herrmann, il cinese Jianghe “Tiger” Teng, lo spagnolo Oliver Herrera Perez e lo svedese Andreas Axelsson. Le ultime miglia non sono state facili per Soldini: le correnti e il vento del Canale della Manica hanno rallentato la marcia del Maserati Multi 70, sbarcato a Londra dopo aver attraversato i mari di tre continenti. Tutti, purtroppo, pieni di plastica.
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