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Dal 1961 al 1989 il muro di Berlino ha praticato e simboleggiato la divisione del mondo in due blocchi contrapposti. La storia e i perché fu costruito.
“Nessuno ha intenzione di costruire un muro”. Berlino, 15 giugno 1961. Walter Ulbricht, dirigente di peso della Repubblica Democratica Tedesca (la Deutsche Demokratische Republik, Ddr), rispondeva alla domanda di un cronista della Germania Ovest che gli chiedeva se fosse in programma la creazione di una frontiera alla Porta di Brandeburgo. Una “frontiera”: il giornalista non aveva pronunciato mai la parola “muro”.
Il terzo Reich viene diviso in quattro zone, controllate dai vincitori: Unione Sovietica, Stati Uniti, Francia e Regno Unito. La decisione è stata convenuta dai leader delle quattro potenze nel corso della Conferenza di Jalta. Berlino non fa eccezione. Ma gli accordi tra le nazioni occupanti sono fragili. Il 24 giugno del 1948 si produce la prima crisi tra l’Urss e gli occidentali. Mosca decide di bloccare il traffico terrestre in direzione di Berlino Ovest, sfruttando la propria posizione che impediva di raggiungere altrimenti la zona.
Per undici mesi, americani, britannici e francesi organizzano così una gigantesca staffetta aerea. 300mila voli, per fornire ai berlinesi occidentali ciò di cui hanno bisogno per vivere. Soltanto dopo l’intervento delle Nazioni Unite, il “blocco” sarà parzialmente eliminato, il 12 maggio 1949.
Undici giorni dopo, viene fondata la Repubblica federale tedesca, la Germania Ovest. Nella cui Costituzione si sottolinea la volontà di lavorare per una Germania unita. Berlino è già una città divisa, ma per passare da Est ad Ovest basta prendere un treno. Così, sono circa tre milioni i tedeschi della Ddr che tra il 1947 e il 1961 si trasferiscono nella parte occidentale della metropoli. Si tratta principalmente di giovani ben istruiti. Per il governo comunista la loro perdita è troppo pesante.
It’s been 30 years since the fall of the Berlin Wall https://t.co/zzyTlmmI2T pic.twitter.com/hvNsANFLqq
— Bloomberg (@business) November 8, 2019
Una protesta di operai tedeschi orientali fu repressa violentemente nel 1953. Passano otto anni e l’esecutivo della Ddr decide di passare all’azione. A partire dalla mezzanotte del 13 agosto 1961, numerose divisioni dell’esercito presidiano la linea di demarcazione. La mattina dopo, Berlino si sveglierà divisa in due da un muro. Famiglie e amici sono separati, dalla sera alla mattina. Le immagini della Bernauer Strasse fanno il giro del mondo. Alcuni abitanti si gettano dalle finestre sulle scale tese dai pompieri di Berlino Ovest.
In breve, tentare l’attraversamento diventerà rischiosissimo. A sorvegliare il Muro di Berlino, lungo 155 chilometri, saranno 14mila guardie, 302 torri di controllo, centinaia di cani. Simbolo di una cortina di ferro che per decenni ha diviso il mondo intero in due blocchi: quello comunista e quello occidentale.
Eppure, saranno moltissimi i tentativi di superare la barriera. Si stima siano state 5mila le persone che sono riuscite ad attraversare il muro, dal 1961 al 1989. Molte altre saranno arrestate. E circa 140 verranno uccise, solo a Berlino.
La penultima – l’ultima al posto di frontiera – si chiamava Chris Gueffroy. Cameriere in un bar, voleva scappare per evitare il servizio militare. Fidandosi di voci che davano come sospeso l’ordine di sparare alla frontiera, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio 1989 decise di tentare l’impresa assieme all’amico Christian Gaudian, che sarà arrestato. L’ultimo a morire sarà invece Winfried Freudenberg, che cercò di attraversare il Muro di Berlino a bordo di un pallone aerostatico artigianale. Pochi mesi dopo, il 9 novembre, il muro non esisterà più. E con esso un intero pezzo della nostra storia contemporanea.
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