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Pretoria e Johannesburg, in Sudafrica, sono a corto di acqua potabile. E i cittadini più ricchi scavano pozzi privati per rendersi indipendenti.
Il Sudafrica è a corto di acqua. La capitale amministrativa, Pretoria, e la città più popolosa del paese, Johannesburg, sono ad ora le città più colpite dalla crisi idrica. E così, i cittadini che possono permetterselo cominciano a trivellare pozzi per conto proprio alla ricerca di acqua sotterranea.
La maggior parte dell’acqua fornita per uso domestico dipende dalla rete elettrica, che pompa la preziosa risorsa verso l’altopiano su cui sorgono Pretoria e Johannesburg. Ma i recenti problemi energetici, con lunghi e regolari blackout – alcuni di questi programmati per risparmiare energia – hanno avuto un impatto negativo sulla fornitura idrica.
“Avere un proprio pozzo privato significa non dipendere dal governo”, “sono stanco di non sapere quando usare l’acqua”, sono alcuni dei commenti di cittadini sudafricani raccolti dalla Bbc. Capita, a volte, che non funzionino né rubinetti né interruttori e ciò rende la vita molto difficile per le persone. Con la bolletta dell’acqua che, tra l’altro, rimane la stessa nonostante i tagli.
La situazione è ben peggiore per chi vive nelle suburbs più povere intorno alle metropoli, dove l’acqua non arriva per tutto l’anno. Ma il fatto che ora l’emergenza stia colpendo i quartieri più benestanti è indice di come la crisi idrica si stia generalizzando.
E l’elettricità è solo uno dei problemi che affliggono la rete idrica. Le tubature sono vecchie e milioni di litri, almeno 70, vengono sprecati ogni giorno a causa delle perdite. Ciò dipende anche dal livello di corruzione di molte municipalità, che non investono nella manutenzione del sistema idrico e nemmeno nei controlli di qualità, il che ha creato non pochi problemi alla salute della cittadinanza.
Nel giro di poche settimane, a Hammanskraal, cittadina nei pressi di Pretoria, 29 persone sono morte di colera, a causa dell’acqua contaminata che scorreva nei tubi della loro case. Nelle strade, i venditori di acqua in bottiglia fanno affari, perché ormai la gente non si fida più del sistema pubblico. Altri preferiscono raccogliere l’acqua piovana per farla bollire prima di usarla.
Ma l’acqua pulita non manca solo a Hammanskraal: un recente rapporto del dipartimento per gli affari idrici ha rilevato che dei 155 sistemi di trattamento campionati, il 41 per cento non è conforme ai parametri igienico-sanitari. Altri casi di batteri nelle acque sono stati rinvenuti di recente a Makhanda, nella provincia di Capo orientale, dove c’è stata una epidemia di escherichia coli, mentre nella provincia di Free State (che include la capitale giudiziaria del Sudafrica, Bloemfontein) recenti controlli hanno scoperto che diversi impianti di trattamento delle acque versano in condizioni critiche.
Trivellare un pozzo in proprio non è la soluzione, poiché ha un costo di circa cinquemila dollari e questo non fa che alimentare la disuguaglianza tra poveri e ricchi, già alta in Sudafrica. Ancora una volta, le fonti rinnovabili potrebbero essere la soluzione per evitare ingiustizie sociali e garantire un servizio idrico costante. Infatti, alcune aziende fornitrici del servizio idrico si stanno mobilitando. Una parte di esse, come riporta di nuovo la Bbc, si sta rendendo indipendente dalla rete elettrica nazionale grazie a impianti fotovoltaici.
Certo questo non risolve i controlli sulla qualità dell’acqua, ma è un primo fondamentale passaggio nella transizione del sistema sudafricano verso un modello più giusto.
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