
Le comunità energetiche rinnovabili sono indispensabili per la transizione ecologica e hanno vantaggi ambientali, economici e sociali. Ecco come funzionano.
Pubblicato lo studio condotto dall’Università degli Studi di Brescia sul problema dell’inquinamento atmosferico. Industrie e traffico i principali imputati, il teleriscaldamento migliora invece la qualità dell’aria.
Nell’ambito delle iniziative volte ad approfondire le problematiche
relative ai fenomeni di inquinamento atmosferico, l’Università
degli Studi di Brescia, in collaborazione con il Comune di Brescia,
ha condotto uno studio (pubblicato sul sito www.comune.brescia.it)
volto a fornire una valutazione modellistica dell’impatto sulla
qualità dell’aria delle diverse sorgenti di emissione presenti
nel Comune di Brescia e nei Comuni limitrofi, compresi in un’area
di 30 km per 30 km.
Per realizzare questo obiettivo sono state prese in considerazione
le tre principali categorie di fonti di inquinamento (traffico
stradale, impianti industriali e riscaldamento) ed è stata
valutata la pressione sul territorio, in termini di concentrazioni
medie annue di ossidi di azoto (NOx), particolato fine (PM10) e
microinquinanti (TCDDTeq).
Partendo da questo studio la professoressa Giovanna Finzi, in
occasione del convegno per i 40 anni del teleriscaldamento a
Brescia, ha presentato la relazione “Analisi dell’impatto delle
diverse fonti di inquinamento sul territorio bresciano. Il ruolo
del teleriscaldamento”.
Per differenziare in maniera accurata l’impatto sulla qualità
dell’aria delle diverse fonti di inquinamento, queste sono state
considerate sia nel loro complesso, al fine di valutare l’impatto
risultante su ogni porzione del dominio e di conseguenza
identificare le zone caratterizzate da una maggiore pressione
antropica, sia separatamente, in modo da evidenziare gli effetti
prodotti sul territorio comunale da ciascuna di esse. Le
simulazioni modellistiche hanno consentito di identificare le zone
di pressione sul territorio dei principali inquinanti, sia
considerando le singole sorgenti, sia ricavando l’impatto
complessivo su ciascuna porzione dell’area di indagine.
Come conferma la stessa professoressa Finzi, curatrice dello
studio: “Risulta piuttosto evidente che il contributo dato da parte
del teleriscaldamento e del termovalorizzatore nell’area bresciana
è praticamente trascurabile, mettendo inoltre in evidenza che
l’inquinamento che tutti noi respiriamo in Val padana sia originato
da una situazione molto più complessa”.
In conclusione dallo studio emerge che le sorgenti industriali si
confermano le principali responsabili dei livelli di qualità
dell’aria di ossidi di azoto e microinquinanti e che il
teleriscaldamento dà un contributo positivo alla qualità
dell’aria. Il traffico si conferma il principale responsabile per
il PM10.
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