Il colosso francese TotalEnergiesha deciso di avviare un’azione legale contro la divisione francese dell’organizzazione non governativa Greenpeace. Un fatto inedito per una grande compagnia petrolifera, che ha suscitato una dura reazione da parte dell’associazione ambientalista.
🚨 @TotalEnergies nous attaque en justice pour diffusion d’informations fausses et trompeuses sur son bilan carbone.
Cette tentative d’intimidation ne marche pas. #OnNeSeTairaPas ✊
1,6 miliardi di tonnellate di CO2 contro 455 milioni
Motivo del contendere è un rapporto pubblicato da Greenpeace France nello scorso mese di novembre, dal titolo “Bilan carbone de TotalEnergies: le compte n’y est pas” (“Emissioni di gas ad effetto serra di TotalEnergies: i conti non tornano”, in italiano). Nel documento, la ong spiega che la multinazionale, per il 2019, avrebbe emesso complessivamente “1,6 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2”, contro i 455 milioni dichiarati ufficialmente.
Immediatamente la compagnia aveva replicato, indicando come a suo avviso la metodologia utilizzata da Greenpeace fosse, a suo avviso “per lo meno criticabile”. E aveva appunto minacciato di adire le vie legali. Ora si è dunque passati dalle parole ai fatti. Ad essere denunciata è stata anche la società Factor-X, alla quale l’organizzazione non governativa aveva commissionato lo studio. Entrambe dovranno rispondere, secondo l’accusa, “di aver diffuso informazioni false e fuorvianti, basate su una metodologia contestabile e su molteplici errori, conteggi doppi e approssimazione”.
Per Greenpeace l’azione di TotalEnergies è temeraria
Secondo Greenpeace si tratta della classica “poursuite-bâillon”, che in italiano può essere tradotto come azione temeraria, finalizzata cioè ad intimidire e mettere a tacere una voce critica. La conferma, secondo la ong, sta nella scelta della tipologia di azione decisa da TotalEnergies: “Hanno avviato una procedura civile, mentre avrebbero potuto accusarci di diffamazione. Così facendo, avviano una procedura che può durare parecchi anni”, ha dichiarato il direttore generale di Greenpeace France François Julliard.
Le plus gros pollueur français @TotalEnergies nous attaque en justice. C'est une première. La major veut entraîner @greenpeacefr dans une longue procédure judiciaire et nous empêcher de dénoncer ses pratiques trompeuses. Mais nous ne nous tairons pas !https://t.co/sWs31DeSym
La compagnia chiede un risarcimento simbolico di un euro per danni e interessi. Ma, appunto, rischia di complicare a lungo il lavoro di Greenpeace. Che tuttavia fa sapere: “Non ci metteranno a tacere”. E sottolinea comunque un fatto positivo: “Almeno sarà l’occasione per discutere seriamente sulla questione della contabilizzazione delle emissioni di Total”.
Il tribunale di Parigi dovrà giudicare anche il presunto greenwashing di Total
Lo stesso tribunale di Parigi dovrà inoltre esprimersi sulla procedura avviata in precedenza dalla stessa Greenpeace contro la compagnia petrolifera, accusata di aver praticato greenwashing nelle sue comunicazione sugli obiettivi climatici, attraverso pubblicità ingannevoli.
Il Kazakistan, in epoca sovietica martoriato dai testi atomici, ha scelto con un referendum di affidarsi al nucleare. Non convince però l’esito del voto
L’esercito israeliano ha sparato contro diverse basi dell’Unifil, la missione Onu in Libano. Cresce la tensione tra la comunità internazionale e Israele.
Abbiamo parlato con l’associazione che riunisce i familiari degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas, che da mesi guida le proteste contro Netanyahu.
Gli Shuar sono una tribù indigena dell’Amazzonia dell’Ecuador e in parte del Perù. A causa della presenza di rame nei loro territori, la loro cultura e le loro foreste sono a rischio.
Il presidente si riconferma con il 90% al termine di elezioni caratterizzate dall’eliminazione in massa degli oppositori. Ma per consolidare il proprio potere Saïed non potrà ignorare la crisi economica del paese, come fatto nei 5 anni precedenti.
Il ministro degli Esteri israeliano ha detto che Guterres “sostiene terroristi, stupratori e assassini di Hamas, di Hezbollah, degli Houthi e ora dell’Iran”.
Per l’Oms il bilancio delle vittime della guerra in Sudan supera le 20mila vittime. Ad aggravare la situazione ci sono la carestia e l’epidemia di colera.