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La Corte Costituzionale ha accettato il quesito referendario relativo alla durata delle attività petrolifere nelle acque territoriali.
Saranno i cittadini a decidere se violentare ulteriormente i mari italiani, con disappunto del governo e della sua politica energetica, volta a favorire le trivelle e a bloccare lo sviluppo delle rinnovabili. La sentenza della Corte Costituzionale ha infatti ritenuto “ammissibile il quesito referendario relativo alla durata delle attività petrolifere nelle acque territoriali (entro 12 miglia dalla costa)”.
Il referendum si svolgerà il 17 aprile prossimo. Essendo abrogativo, bisognerà votare sì contro le trivelle. Per esattezza, riguarderà la durata delle attività petrolifere. Quello ammesso dalla Consulta è l’unico quesito superstite nel pacchetto di sei referendum contro la trivellazione che erano stati proposti lo scorso settembre da dieci regioni, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo (che ha poi fatto un passo indietro), Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.
La Cassazione ha valutato i referendum e ritenuto ammissibile solo il sesto. Il quesito in questione riguarda la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la “durata della vita utile del giacimento”. La Cassazione, giudicando ammissibile il referendum, ha di fatto invalidato il tentativo del Parlamento di modificare la norma del codice dell’ambiente, inserita nella nuova Legge di Stabilità, che consentiva la conclusione dei procedimenti in corso, senza però prevedere alcuna scadenza per le concessioni già rilasciate. La legge non chiariva inoltre se i procedimenti in corso dovessero ritenersi definitivamente chiusi o solo sospesi.
Sembra che il governo abbia cercato di evitare le urne e fonti interne alla maggioranza sostengono che potrebbe essere presentato un provvedimento per scongiurare il voto. Da Palazzo Chigi fanno comunque sapere che “chiunque vinca il referendum, non ci sarà alcuna nuova trivellazione”. Renzi preferirebbe comunque far scegliere al governo e non agli italiani la strada da seguire sulla questione idrocarburi.
Esultano le regioni, nonostante sia stato accettato un solo quesito referendario. “Il premier Renzi dev’essere contento perché quando il popolo irrompe sulla scena della democrazia, chi è iscritto al Pd deve essere contento per definizione”, ha affermato il governatore della Puglia, Michele Emiliano, esponente del Pd. “Si tratta di una vittoria degli enti locali a difesa dei principi costituzionali e dei diritti dei cittadini”, ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Piero Lacorazza del Pd.
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