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La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme, considerata sacra da tre religioni, come capitale di Israele ha provocato malcontento in tutto il mondo. Scopriamo perché è così controversa.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ufficialmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, andando a inasprire la già tesa situazione politica del Medio Oriente, salvo poi puntualizzare che “gli Stati Uniti faranno qualsiasi cosa per facilitare il processo di pace” tra Israele Palestina sostenendo la soluzione dei due stati.
La decisione è arrivata dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha informato i leader arabi e israeliani delle sue intenzioni, e un giorno dopo la scadenza del termine ultimo stabilito per decidere se l’ambasciata statunitense dovesse rimanere nella città israeliana di Tel Aviv. È quindi ufficiale la volontà degli Stati Uniti di spostare la propria ambasciata a Gerusalemme nei prossimi mesi, una volta che l’edificio sarà pronto. Sono il primo paese a compiere questa scelta, che mette fine alla politica diplomatica portata avanti dai predecessori di Trump.
La città di Gerusalemme è al centro del conflitto in Medio Oriente a causa del significato religioso che riveste per il giudaismo, l’islam e il cristianesimo, soprattutto per quanto riguarda i luoghi sacri situati a Gerusalemme Est, che i palestinesi, sostenuti dai paesi musulmani, rivendicano come capitale del loro futuro stato. Israele, invece, reclama la sovranità sull’intera città, status che non è mai stato riconosciuto a livello internazionale. Gli insediamenti israeliani, costruiti sistematicamente a Gerusalemme Est fin dal conflitto del 1967, ospitano circa 200mila ebrei, nonostante questo sia illegale secondo la legge internazionale: con la loro espansione, l’occupazione israeliana della parte orientale della città diventa sempre più permanente.
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La decisione è stata ampiamente criticata, data la fragile natura delle trattative di pace nel Medio Oriente. Gli esperti avvertono che qualunque annuncio dato prima che i palestinesi e gli israeliani abbiano raggiunto un accordo ritarderà ulteriormente la riconciliazione. Infatti, la mossa è in contrasto totale con l’idea internazionale ormai consolidata che il futuro di Gerusalemme non dovrebbe essere imposto dall’estero, ma al contrario qualunque decisione dovrebbe attendere la risoluzione del conflitto arabo-israeliano.
Tra gli oppositori della mossa di Trump c’è il re giordano Abdullah II, che ha fortemente sconsigliato un passo simile, “sottolineando che Gerusalemme è la chiave per raggiungere la pace e la stabilità nella regione e nel mondo”, secondo quanto riportato da una dichiarazione rilasciata dal palazzo reale di Amman, la capitale della Giordania.
In risposta all’annuncio delle intenzioni di Trump, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito che il riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele è da considerarsi una “linea rossa” per i musulmani e potrebbe spingere la Turchia alla rottura delle relazioni diplomatiche con Israele, da poco ripristinate.
L’approccio deciso di Trump nei confronti del Medio Oriente non è una sorpresa, considerando la promessa fatta durante la campagna elettorale di assumere una forte posizione in favore di Israele: “Quando sarò presidente, i giorni in cui Israele è stato trattato come un cittadino di seconda classe finiranno, con effetto immediato”, ha detto durante una conferenza l’anno scorso. Questo non cambia il fatto che il riconoscimento di Gerusalemme in qualità di capitale rappresenti un duro colpo al processo di pace in corso, che rischia di risentire sia da un eventuale isolamento di Israele da parte dei leader coinvolti nelle negoziazioni, sia dalla possibile escalation di violenza causata dal malcontento della popolazione.
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