Come sono andati i negoziati tra Ucraina e Russia

Nella serata del 3 marzo si è concluso il secondo round di negoziati tra Russia e Ucraina, dopo il primo del 28 febbraio. Ecco com’è andata.

  • Dopo diversi rinvii e ritardi, il 3 marzo si è tenuto il secondo round di negoziati tra Russia e Ucraina, iniziato con una stretta di mano.
  • Mentre le due delegazioni erano riunite, Zelensky e Putin hanno lasciato intendere che dal meeting non ci si doveva aspettare molto.
  • Alla fine i due paesi si sono accordati per la creazione di corridoi umanitari e per incontrarsi una terza volta.

Il 3 marzo è stato il giorno del secondo round di negoziati tra Russia e Ucraina, dopo che tra ritardi e rinvii sembrava che i tentativi diplomatici dei due paesi per provare a risolvere il conflitto a parole fossero già naufragati. Il 28 febbraio si era tenuto il primo incontro nella città bielorussa di Gomel, durante il quale l’Ucraina aveva chiesto un cessate il fuoco e il ritiro dal territorio delle truppe di Mosca. Quest’ultima voleva invece il riconoscimento della Crimea e la neutralità militare di Kiev. Il massimo che si era riusciti a ottenere però era un secondo round di dialogo.

Una manifestazione per la pace in Ucraina. Negli ultimi tre giorni i delegati di Russia e Ucraina si sono incontrati per negoziare
Una manifestazione per la pace in Ucraina. Negli ultimi tre giorni i delegati di Russia e Ucraina si sono incontrati per negoziare © Justin Sullivan/Getty Images 

Nel pomeriggio del 3 marzo le stesse delegazioni del primo incontro si sono trovate a Brest, in Bielorussia. E oltre alla creazioni di corridoi umanitari, ci si è dati appuntamento per un terzo round di negoziati la prossima settimana.

Com’era andato il primo round di negoziati Russia-Ucraina

Lunedì 28 febbraio si sono rincorse le notizie su un possibile incontro tra le delegazioni dei due paesi in guerra, la Russia e l’Ucraina. Dopo quattro giorni di bombardamenti da parte di Mosca e di combattimenti sul terreno, con il numero di rifugiati ucraini che già toccava le sei cifre e il bilancio dei decessi che saliva vertiginosamente, anche solo la possibilità che i due paesi potessero incontrarsi a un tavolo è stato visto come uno spiraglio di luce in mezzo al buio del conflitto.

Le redini dell’organizzazione dell’incontro le ha prese la Bielorussia e questo fin da subito ha costituito un problema. Il presidente Alexander Lukashenko è uno stretto alleato di Vladimir Putin, proprio la Bielorussia è uno dei fronti da cui è partita l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio e soldati di Minsk starebbero già combattendo al fianco di quelli di Mosca sul terreno. Per Kiev era difficile poter accettare di dare ai bielorussi le chiavi dei negoziati di pace, ma alla fine ci si è convinti, pur di provare a sistemare una situazione sempre più drammatica.

L’incontro è stato fissato per il pomeriggio nel Rumyantsev-Paskevich Residence di Gomel, una cittadina a poche decine di chilometri tanto dal confine ucraino che da quello russo. Gli esponenti russi e quelli ucraini si sono seduti ai due lati di un lungo tavolo, guardandosi in faccia frontalmente. I giornalisti in loco hanno immortalato la scena, poi gli è stato chiesto di lasciare la sala. Se da una parte il mondo ha tenuto il fiato sospeso, nella speranza che potesse uscire qualcosa di buono dal consesso, il profilo dei rappresentanti è già stato un indizio che sicuramente la crisi non si sarebbe risolta quel giorno. Né il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, né quello russo Vladimir Putin, hanno presenziato all’incontro. Kiev almeno ha mandato il suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, e quello della Difesa, Oleksii Reznikov. Mosca neanche quello.

“Se nei colloqui si parlerà di pace, sarà la benvenuta. Ma non ci arrenderemo, non capitoleremo, non cederemo neanche un centimetro del nostro territorio”, aveva dichiarato Kuleba prima di sedersi al tavolo. Kiev ha chiesto il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di Mosca dal territorio, la Russia il riconoscimento della Crimea e la neutralità militare dell’Ucraina, che significa chiudere ogni rapporto con la Nato e l’Unione Europea. Mentre le delegazioni ne hanno discusso tra pause e notizie di fine delle trattative sistematicamente smentite, la Russia ha continuato a bombardare l’Ucraina, soprattutto la città orientale di Kharkiv, colpita anche da una batteria di bombe a grappolo (vietate dalla Convenzione di Ottawa). Intanto da Kiev il presidente ucraino ha annunciato la firma della richiesta di adesione all’Unione europea, con la foto del documento che ha fatto il giro del mondo. 

Al calare del buio le delegazioni hanno terminato l’incontro e si sono ritirate nelle rispettive capitali per consultazioni. La cattiva notizia è stata che da quella sala non è uscito alcun accordo, per quanto nel frattempo il presidente francese Emmanuel Macron abbia annunciato di aver ottenuto in una lunga telefonata con Vladimir Putin la rassicurazione che Mosca avrebbe smesso di colpire obiettivi civili (mai rispettata già dalle ore successive). La buona notizia invece è stata che ci si è dati appuntamento per un secondo round di colloqui.

Com’è andato il secondo round di negoziati Russia-Ucraina

Il nuovo incontro doveva tenersi a 24 ore dal primo, l’1 marzo. Poi è stato rinviato e si temeva fosse il segnale del suo naufragio, tanto più dopo che il 2 marzo è scorso senza che le delegazioni si incontrassero, nonostante avessero annunciato di farlo. E alla fine rappresentanti di Russia e Ucraina si sono ritrovati il 3 marzo nell’area di Brest, in Bielorussia.

La delegazioni hanno cominciato il colloquio con una stretta di mano. Nel pubblicare la foto dei delegati seduti al tavolo, Mikhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha sottolineato che gli obiettivi in agenda erano tre: cessate il fuoco immediato, armistizio e corridoi umanitari.

I giornalisti non hanno potuto assistere ai negoziati tra Russia e Ucraina, in cui non erano presenti né Vladimir PutinVolodymyr Zelensky. Ma entrambi hanno tenuto delle conferenze stampa in contemporanea al meeting, che hanno fatto scendere di molto le aspettative su un eventuale loro esito positivo. Zelensky ha chiesto a Putin un incontro diretto, “l’unico modo per fermare una guerra”. Il presidente russo invece ha ribadito quanto detto il giorno dell’invasione: che russi e ucraini sono lo stesso popolo e che non ha intenzione di tornare indietro. E dopo una telefonata con il leader di Mosca, il presidente francese Emmanuel Macron ha detto che “Putin vuole il controllo di tutta l’Ucraina e il peggio deve ancora arrivare”.

In serata l’incontro tra le due delegazioni si è concluso. La buona notizia uscita dalle negoziazioni è che Russia e Ucraina collaboreranno per la creazione dei cosiddetti corridoi umanitari, varchi lungo i quali le organizzazioni non governative possono muoversi in sicurezza per trasportare viveri e materiali sanitari, raccogliere informazioni sulla situazione sul campo ed evacuare civili, e per un cessate il fuoco temporaneo per renderli possibili. Inoltre, i due paesi si sono accordati per un nuovo incontro, un terzo round di negoziati che si terrà probabilmente all’inizio della prossima settimana e che ha lasciato aperto per quanto possibile il canale diplomatico. Da Kiev fanno sapere che nell’incontro “non sono stati raggiunti i risultati che speravamo”, mentre la delegazione russa ha parlato di “grossi passi avanti”.

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