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Il Gruppo Unipol ha organizzato una serie di incontri e iniziative per fare capire ai clienti e ai soggetti con cui collabora che i cambiamenti climatici ci riguardano tutti, da molto vicino.
L’impegno in termini di responsabilità sociale è strutturale alla nascita del Gruppo Unipol. Da oltre vent’anni dà conto agli stakeholder e ai clienti del suo impegno sociale, per questo non deve sorprendere se ha scelto di organizzare dieci giorni di appuntamenti sui cambiamenti climatici, in vista della conferenza delle Nazioni Unite di Parigi, per comprendere meglio gli scenari del futuro. Dieci giorni che si sono conclusi il 3 novembre con la partecipazione ad Ecomondo, l’esposizione dedicata all’economia circolare e sostenibile che si tiene ogni anno a Rimini, attraverso l’incontro “Unipol per il clima”.
A partire dal 26 ottobre è stato possibile ammirare una mostra dal titolo “Ambiente e clima” organizzata insieme alla Cineteca di Bologna che ha messo a disposizione delle persone l’archivio fotografico sulle calamità naturali – via, via di intensità sempre maggiore – che hanno sconvolto il nostro paese nel corso dei decenni. L’appuntamento più importante, del 28 ottobre, si è tenuto insieme a molti altri presso il CUBO (Centro Unipol Bologna). Al convegno dal titolo “Cambiamenti climatici, industria agroalimentare e assicurazioni: un percorso comune” si è discusso delle ripercussioni sulle industrie agroalimentari del riscaldamento globale. Sono intervenuti Marisa Parmigiani, Responsabile Sostenibilità del Gruppo Unipol, Hans Feyen, Responsabile di SwissRe delle ripercussioni ambientali dei cambiamenti climatici sulle imprese agricole, Giampiero Maracchi, docente di Climatologia dell’Università di Firenze, Lucio Cavazzoni, Presidente di Alce Nero, e Sergio Ginocchietti, Responsabile Liquidazione di Property UnipolSai.
Oggi il Gruppo Unipol è molto attivo nel contrasto ai cambiamenti climatici, deciso a investire nella prevenzione perché “una buona assicurazione copre il danno residuo, cioè quello che non si può evitare. Ma prima deve fare di tutto per aiutare i propri clienti a prevenire il danno”, ha dichiarato Parmigiani. L’obiettivo primario è affiancare le piccole e medie imprese e far capire a chi prende le decisioni quali siano i rischi catastrofali o quelli dovuti a un calo della produzione causati dai cambiamenti climatici. Bisogna convincere le pmi a “contenere i fattori di rischio e migliorare la resilienza delle proprie strutture”. Per fare questo il Gruppo Unipol ha avviato il progetto Derris, finanziato dall’Unione europea attraverso i fondi Life, per affiancare le pmi nell’identificazione dei potenziali rischi a cui sono esposte e nella definizione di un piano d’intervento insieme alle pubbliche amministrazioni.
Fare questo richiede uno “sforzo immane”, sempre secondo la Responsabile Sostenibilità di Unipol. Per Parmigiani “uno degli assi prioritari è quello dell’informazione corretta e della sensibilizzazione. C’è bisogno di molta più conoscenza e consapevolezza” sul tema dei cambiamenti climatici. Chi investe, infatti, deve sapere come si sta trasformando il territorio produttivo italiano ed essere in grado di rispondere ai cambiamenti. Se l’Italia “era il paese riso e del grano, quale sarà la sua prossima vocazione?”
La conferenza sul clima (Cop 21), dunque, per una realtà come quella di Unipol serve ad avere maggiore chiarezza su quali saranno gli scenari futuri in base agli obiettivi condivisi dalla comunità internazionale, per avere la forza di adottare policy più stringenti sul tema. Una forza da trovare anche nell’inclusione sociale perché “la diversità di punti di vista e la molteplicità sono una ricchezza necessaria per trovare nuove soluzioni, impossibili da raggiungere se continuiamo ad avere lo sguardo rivolto al passato”.
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