Vitamine aggiunte negli alimenti, in etichetta ci vuole il nome “semplice”

Etichette: l’Ue sui prodotti alimentari con nutrienti aggiunti artificialmente ha una legislazione attenta, ma in evoluzione. Gli alimenti trasformati (non freschi) arricchiti di nutrienti sono controllati da due Regolamenti europei e dall’Efsa. Il caso di un prodotto in Ungheria (una margarina) con vitamine aggiunte ha portato la Corte di giustizia europea a sentenziare che indicare

  • Etichette: l’Ue sui prodotti alimentari con nutrienti aggiunti artificialmente ha una legislazione attenta, ma in evoluzione.
  • Gli alimenti trasformati (non freschi) arricchiti di nutrienti sono controllati da due Regolamenti europei e dall’Efsa.
  • Il caso di un prodotto in Ungheria (una margarina) con vitamine aggiunte ha portato la Corte di giustizia europea a sentenziare che indicare la denominazione della vitamina stessa (A, D ecc) in etichetta ne facilita la comprensione.

In commercio esistono alimenti “studiati” su misura per andare incontro ad alcune particolari esigenze del consumatore. Stiamo parlando di tutta quella famiglia di “novel food” arricchiti di vitamine, minerali e fibre. Un mercato in crescita, soprattutto in Italia secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Immagino per il 2021.

Si tratta di prodotti trasformati (quindi non frutta, verdura, carne o pesce ma neanche a bevande alcoliche) in cui vengono aggiunti nutrienti al fine di prevenire eventuali carenze. Sono presenti sul mercato da decenni e disciplinati a livello europeo dal Regolamento (Ce) 1925/2006 che riporta l’elenco delle sostanze ammesse e le loro relative forme. Secondo il ministero della Salute, inoltre, l’aumento artificiale di vitamine e minerali deve conferire al prodotto alimentare quantità significative di questi nutrimenti in base al Regolamento (Ue) 1169/2011 e prima della commercializzazione è richiesta la notifica dell’etichetta dal Ministero della Salute.

vitamine aggiunte
Cibi arricchiti di vitamine, le etichette devono riportarne il nome semplice © iStock

I controlli non finiscono qui: riguardo ad altri nutrienti diversi da vitamine e minerali, il Regolamento (CE) 1925/2006 dispone anche eventuali limitazioni o restrizioni dell’uso del prodotto in base alle valutazioni di sicurezza della Efsa.

Va detto che il ruolo degli alimenti arricchiti, non è unanimemente riconosciuto, e anzi ci sono alcuni studi che hanno dimostrato quanto una dieta ben bilanciata non richieda l’assunzione di questi prodotti. Secondo alcune ricerche, infatti, i nutrienti vengono assorbiti meglio dall’organismo quando sono naturalmente contenuti nei cibi e non quando sono aggiunti in modo artificiale.

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Margarina con aggiunta di vitamine, il caso ungherese che ha aperto il dibattito e portato al chiarimento da parte della Corte Ue © iStock

Vitamine aggiunte, il caso della margarina ungherese

Recentemente la Corte di giustizia dell’Unione europea è stata chiamata a pronunciarsi sull’etichetta di una margarina prodotta dalla Upfield Hungary, nel cui elenco ingredienti compare l’indicazione “Vitamine (A, D)”. La richiesta delle autorità ungheresi è stata di modificare la dicitura ritenendo che per il regolamento relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori (1169/2011 ) dovesse comprendere non soltanto la denominazione delle vitamine dallo stesso contenute, ma anche le formule vitaminiche specificamente utilizzate.

La corte Ue, invece, ha ritenuto che “nel caso in cui una vitamina sia stata aggiunta a un alimento, l’elenco dei suoi ingredienti non debba comprendere, oltre a tale denominazione, la denominazione delle formule vitaminiche specificamente utilizzate”. Nell’elenco degli ingredienti (e sull’etichetta) di un alimento che contiene vitamine aggiunte basta quindi indicare la denominazione delle vitamine, senza precisare la formula vitaminica specificamente usata. Se insomma una vitamina viene aggiunta a un alimento, basta indicare la denominazione della vitamina stessa (A, B, E) in etichetta, proprio come successo per la margarina oggetto della controversia.

La Corte ha motivato questa scelta spiegando che “per garantire l’interpretazione e l’applicazione coerenti delle diverse disposizioni del regolamento e per assicurare che l’informazione fornita ai consumatori sia precisa, chiara e facilmente comprensibile, è con queste medesime denominazioni che tali vitamine devono anche essere designate ai fini della loro indicazione nell’elenco degli ingredienti”.

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