La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
In Europa si sono aperte le consultazione per rivedere l’etichettatura degli alimenti, dall’indicazione d’origine degli ingredienti a quella dei valori nutrizionali.
Dal latte ai derivati del pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta: per tutti questi prodotti il governo, con la firma di alcuni decreti, conferma l’obbligo di indicare nelle etichette la provenienza dell’ingrediente principale a partire dal 1° gennaio 2022. Per Coldiretti la questione è fondamentale per la difesa del made in Italy, ma anche per garantire una maggiore trasparenza della spesa per i consumatori.
“Questi provvedimenti rappresentano un passo determinante per impedire che vengano spacciati come made in Italy prodotti di bassa qualità provenienti dall’estero che non rispettano i rigidi parametri dell’Italia”, ha affermato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini che ha aggiunto: “In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei. Sono 1,1 milioni le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa dei cittadini dell’Unione europea “Eat original! unmask your food” promossa dalla Coldiretti, da Campagna amica e da altre organizzazioni europee per l’estensione dell’obbligo di etichettatura con l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti”.
Proprio in Europa, negli scorsi giorni, sono state aperte le consultazioni pubbliche riguardanti la revisione dell’etichettatura degli alimenti. E l’indicazione d’origine è una delle questioni al centro del dibattito. Inoltre, l’Unione europea, all’interno della strategia Farm to fork, punta a introdurre entro il prossimo anno un’etichettatura unica per tutti i Paesi membri da apporre fronte pacco sui prodotti alimentari che indichi i valori nutrizionali dei cibi. Al momento le proposte prese in considerazione sono principalmente due – già utilizzati su diversi prodotti alimentari – il sistema Nutriscore e il Nutrinform Battery, attorno a cui si sta combattendo una vera e propria guerra delle etichette.
Nutriscore, ideata dai francesi, è la cosiddetta etichetta a semaforo che classifica ogni prodotto con una scala di cinque colori e cinque lettere sulla base del contenuto di sale, zucchero e grassi per 100 grammi di prodotto e senza considerare la quantità consumata quotidianamente. Nutrinform, invece, è l’etichetta a batteria proposta dall’Italia che indica i valori nutrizionali di un alimento in rapporto al fabbisogno quotidiano. Rispetto a Nutriscore risulta più complessa, ma anche più completa. E meno fuorviante.
Sì, perché gli oppositori del sistema Nutriscore, in primis il governo e i produttori italiani, sostengono che per la sua impostazione questa etichetta penalizzi a torto certi prodotti del made in Italy, non facendo altrettanto con i prodotti ultra processati. L’olio extravergine di oliva, per esempio, ricco di grassi buoni, viene classificato dal sistema Nutriscore come meno sano rispetto a una margarina che contiene invece grassi idrogenati.
Al momento, secondo l’indagine “Le etichette fronte pacco in 7 Paesi: Nutriscore vs Nutrinform”, a cura dell’Osservatorio Waste Watcher, tra i 7mila intervistati in 7 Paesi (Stati Uniti, Russia, Canada, Regno Unito, Germania, Spagna e Italia) Nutrinform ha riscosso un consenso più ampio e trasversale rispetto a Nutriscore, in materia di chiarezza, semplicità, utilità, consapevolezza d’acquisto e completezza d’informazione.
La consultazione pubblica sull’etichettatura comprende anche la questione della data di scadenza. Con l’obiettivo di ridurre gli sprechi alimentari, l’Europa vorrebbe rivedere la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” ma, dichiara Coldiretti, il rischio è quello di penalizzare la qualità del cibo. Il termine minimo di conservazione è stato introdotto a garanzia dei consumatori perché indica la data entro la quale si conservano per intero le caratteristiche organolettiche e gustative, o nutrizionali, di un alimento.
Le consultazioni sulle etichette sono aperte e basta rispondere a un questionario per dire la nostra.
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