Il leader dell’Azerbaigian, che a novembre ospita la Cop29, è stato accolto in Italia come un partner strategico. Cruciali le intese sul gas. Ma non sono mancate le critiche degli attivisti per la linea dittatoriale che continua a perseguire.
Un’Italia senza carbone entro il 2025 è possibile
La ricetta del Wwf per far uscire l’Italia dal carbone senza costruire nuovi impianti a combustibili fossili.
È possibile uscire dal carbone entro il 2025, accelerando il passaggio verso una netta riduzione delle emissioni di anidride carbonica e centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima. È quanto sostiene il Wwf con una ricerca commissionata a Ref-e, istituto di ricerche di economia e regolazione dell’energia, alla luce di quella che sarà a breve la versione finale della Strategia Energetica Nazionale (Sen).
L’Europa fuori dal carbone
Sono ormai molti i Paesi europei che hanno deciso di uscire dal carbone, primo tra tutti il Belgio che lo ha fatto addirittura nel 2016, per poi passare alla Francia (2022), per arrivare alla Gran Bretagna (2025). L’Olanda lo ha previsto dal 2030 nell’accordo della coalizione di governo. Poi ci sono Finlandia, Portogallo, Irlanda, Austria, Svezia e Danimarca che stanno decidendo di uscire dal carbone entro il 2025.
Uscire dal carbone è possibile
Il Wwf ritiene che l’Italia può prendere una decisione netta e concreta rispetto alla chiusura di tutte le centrali a carbone, soprattutto alla luce del fatto che la quota di carbone sul nostro sistema di produzione pesa relativamente poco in termini di elettricità prodotta (12-16 per cento), ma pesa molto per l’inquinamento e le emissioni climalteranti (40 per cento circa delle emissioni del settore elettrico).
La posizione dell’associazione ambientalista è avvalorata dalla ricerca del Ref-e secondo cui è possibile uscire dal carbone al 2025 senza incrementare la potenza installata delle centrali a gas, semplicemente incrementando lo sviluppo dei sistemi di accumulo e delle fonti rinnovabili, potenziando l’infrastruttura di rete e con la partecipazione attiva della domanda ai mercati.
Come sarebbe un’Italia senza carbone
Secondo lo studio gli impatti dell’uscita dal carbone si rifletterebbero sui prezzi solo sul breve periodo, successivamente compensati da una riduzione del costo complessivo degli approvvigionamenti fossili e di copertura dei diritti di emissione previsto dall’Emission Trading Scheme europeo per circa 0,6 miliardi di euro per anno al 2025 e 1 miliardo di euro l’anno al 2030. Lo scenario inoltre prevede, tra l’altro, minori costi di sviluppo di capacità a gas pari a 2 miliardi di euro comprensivi di 3.000 MW di ciclo combinato e infrastruttura gas in Sardegna.
Costi a parte c’è sempre il tema importante delle emissioni che con l’uscita dal carbone è stimata una riduzione di 20 MtCO2 anno per il 2025, per poi scendere al 17 nel 2030. In totale nel quinquennio 2025-2030 è stimata una riduzione delle emissioni di 100 MtCO2. Tale riduzione si traduce in un risparmio economico di 2,5 miliardi di euro grazie al mancato acquisto dei permessi di emissione.
Da un punto di vista della copertura del fabbisogno energetico lo scenario del Wwf prevede che possa essere garantita con standard accettabili includendo lo sviluppo di 1.000 MW di accumuli e la partecipazione attiva della domanda alla fornitura di servizi di flessibilità al sistema ed assumendo oltre al potenziamento della rete di trasmissione come previsto dal Piano di Sviluppo di Terna al 2025 il raddoppio del cavo Sardegna – Italia.
C’è poi la questione specifica della Sardegna per la quale è previsa la copertura del fabbisogno dell’isola con un incremento delle fonti rinnovabili, il potenziamento dei collegamenti con il continente per ulteriori 1.000 MW e l’installazione di almeno 250 MW di sistemi di stoccaggio dell’energia. Lo scenario non contempla il ricorso a centrali a gas naturale e lo sviluppo della relativa infrastruttura.
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