
Il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà lo Stato palestinese. Avverrà all’assemblea generale dell’Onu di settembre.
Un raid aereo della coalizione internazionale a guida saudita ha colpito un gruppo di civili nel distretto di al-Duraihmi, nello Yemen, uccidendo 22 bambini e quattro donne.
Non si arresta il massacro di civili nello Yemen, dilaniato da una feroce guerra dal 2014. Giovedì 23 agosto un bombardamento effettuato dalla coalizione diretta dall’Arabia Saudita ha centrato e ucciso non meno di 22 bambini e quattro donne nel distretto di al-Duraihmi, sulla costa occidentale della nazione mediorientale. A fornire le cifre è stato Mark Lowcock, vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, secondo il quale le vittime stavano scappando dalle zone nelle quali si registrano i combattimenti più intensi.
“Si tratta della seconda volta in due settimane che un raid aereo della coalizione a guida saudita provoca la morte di decine di vittime civili”, ha aggiunto il dirigente. Il riferimento è al bombardamento effettuato il 9 agosto scorso contro un autobus, nel corso del quale hanno perso la vita non meno di 29 bambini nel nord dello Yemen (su un totale di 43 morti). In quel caso fu lo stesso Lowcock ad invocare un’inchiesta indipendente per accertare fatti e responsabilità.
Another day in Yemen, another 22 children killed by Saudi-led bombers, this time in a camp for internally displaced people, according to Houthi sources at the site. https://t.co/CEe5a4Qhpb pic.twitter.com/c65vCuitXu
— Kenneth Roth (@KenRoth) 24 agosto 2018
“Questa è un’altra palese evidenza delle violazioni della disciplina internazionale sui diritti umani a cui assistiamo in Yemen ormai da tre anni, dagli attacchi sproporzionati e indiscriminati sui civili al rifiuto dell’accesso per gli aiuti umanitari e all’utilizzo della fame come arma di ricatto. E sono le persone, non i combattenti, a pagare il prezzo più alto,” aveva dichiarato Sylvia Ghaly, dirigente dell’associazione umanitaria Save the Children.
La richiesta di indagare sull’accaduto è stata accolta dall’Arabia Saudita, dopo l’ondata di indignazione internazionale che ha seguito l’attacco. Occorrerà verificare se alle parole seguiranno i fatti. Ciò che è certo, è che per ora non si vedono spiragli per un processo di pace nello Yemen. La guerra ha ormai provocato circa diecimila vittime dall’inizio dell’intervento saudita (nel marzo del 2015) contro i ribelli sciiti houti. Questi ultimi avevano impugnato le armi un anno prima – assieme alle forze rimaste fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh, ucciso nel dicembre del 2017 – contro le truppe vicine all’attuale presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il presidente Emmanuel Macron ha annunciato che la Francia riconoscerà lo Stato palestinese. Avverrà all’assemblea generale dell’Onu di settembre.
Nelle ultime ore ci sono stati lanci di razzi e bombardamenti aerei tra Cambogia e Thailandia, che si contendono alcune terre di confine.
Secondo le cifre riferite dall’Unicef, i minorenni feriti nello Yemen sono più di duemila. Migliaia di scuole sono ormai inutilizzabili.
Identità clonate e video realistici minacciano la privacy: la Danimarca prepara la prima legge in Europa contro i deepfake, riconoscendo il diritto d’autore su volto, voce e corpo.
Due degli scrittori russi contemporanei più famosi in patria e all’estero sono di nuovo nel mirino delle autorità russe.
Un nuovo studio di Forensic Architecture denuncia come l’architettura spaziale della distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza sia speculare al genocidio.
Il provvedimento appena firmato dal presidente Kassym-Jomart Tokayev proibisce di coprirsi il volto in pubblico. Ufficialmente adottato per motivi di sicurezza, potrebbe nascondere motivazioni religiose ben più profonde.
Ekrem Imamoglu è in carcere per accuse che in molti in Turchia hanno definito politiche. È uno dei principali oppositori del presidente Recep Erdoğan.
Francesca Albanese è accusata dall’amministrazione Trump di condurre una campagna economica e politica contro Usa e Israele.