Matteo Salvini è sotto processo per aver chiuso i porti, nel 2019, alla nave di Open Arms. La procura chiede sei anni di carcere.
Yemen, 22 bambini in fuga dai combattimenti uccisi dalle bombe
Un raid aereo della coalizione internazionale a guida saudita ha colpito un gruppo di civili nel distretto di al-Duraihmi, nello Yemen, uccidendo 22 bambini e quattro donne.
Non si arresta il massacro di civili nello Yemen, dilaniato da una feroce guerra dal 2014. Giovedì 23 agosto un bombardamento effettuato dalla coalizione diretta dall’Arabia Saudita ha centrato e ucciso non meno di 22 bambini e quattro donne nel distretto di al-Duraihmi, sulla costa occidentale della nazione mediorientale. A fornire le cifre è stato Mark Lowcock, vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, secondo il quale le vittime stavano scappando dalle zone nelle quali si registrano i combattimenti più intensi.
Il 9 agosto l’attacco ad un bus aveva provocato 43 vittime
“Si tratta della seconda volta in due settimane che un raid aereo della coalizione a guida saudita provoca la morte di decine di vittime civili”, ha aggiunto il dirigente. Il riferimento è al bombardamento effettuato il 9 agosto scorso contro un autobus, nel corso del quale hanno perso la vita non meno di 29 bambini nel nord dello Yemen (su un totale di 43 morti). In quel caso fu lo stesso Lowcock ad invocare un’inchiesta indipendente per accertare fatti e responsabilità.
Another day in Yemen, another 22 children killed by Saudi-led bombers, this time in a camp for internally displaced people, according to Houthi sources at the site. https://t.co/CEe5a4Qhpb pic.twitter.com/c65vCuitXu
— Kenneth Roth (@KenRoth) 24 agosto 2018
“Questa è un’altra palese evidenza delle violazioni della disciplina internazionale sui diritti umani a cui assistiamo in Yemen ormai da tre anni, dagli attacchi sproporzionati e indiscriminati sui civili al rifiuto dell’accesso per gli aiuti umanitari e all’utilizzo della fame come arma di ricatto. E sono le persone, non i combattenti, a pagare il prezzo più alto,” aveva dichiarato Sylvia Ghaly, dirigente dell’associazione umanitaria Save the Children.
Diecimila morti nello Yemen dal marzo 2015
La richiesta di indagare sull’accaduto è stata accolta dall’Arabia Saudita, dopo l’ondata di indignazione internazionale che ha seguito l’attacco. Occorrerà verificare se alle parole seguiranno i fatti. Ciò che è certo, è che per ora non si vedono spiragli per un processo di pace nello Yemen. La guerra ha ormai provocato circa diecimila vittime dall’inizio dell’intervento saudita (nel marzo del 2015) contro i ribelli sciiti houti. Questi ultimi avevano impugnato le armi un anno prima – assieme alle forze rimaste fedeli all’ex presidente Ali Abdallah Saleh, ucciso nel dicembre del 2017 – contro le truppe vicine all’attuale presidente Abd Rabbo Mansour Hadi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Baku ha rifiutato di firmare il documento basato su articoli già concordati da ambo le parti. Secondo l’Azerbaigian, l’Armenia avrebbe rimosso diversi punti chiave.
Secondo le cifre riferite dall’Unicef, i minorenni feriti nello Yemen sono più di duemila. Migliaia di scuole sono ormai inutilizzabili.
La siccità ha messo in crisi il trasporto fluviale in Brasile e il presidente Lula ha deciso di completare una vecchia autostrada in disuso nella foresta amazzonica. Insorgono gli ambientalisti.
Il bilancio del raid israeliano nel campo profughi di Nuseirat è di almeno 18 morti. Dal 7 ottobre uccisi almeno 220 operatori dell’Unrwa.
La fuga in Spagna di Edmundo González Urrutia, rivale politico di Maduro alle ultime elezioni, ha esteso oltreconfine una crisi politica di lunga data, aggravatasi con le elezioni di metà luglio.
Nel primo, secondo molti decisivo, dibattito in vista delle presidenziali, Kamala Harris ha convinto. Secondo la testata americana Cnn il 63 per cento degli spettatori ha preferito la candidata democratica.
Le proteste antigovernative in Israele, l’attentato in Cisgiordania, i raid israeliani in Siria. Il Medio Oriente è una polveriera.
La sovrana Nga Wai succede al padre morto nei giorni scorsi. Il suo è un ruolo non ufficiale: il re della Nuova Zelanda resta il britannico Carlo III.