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Un patto sociale che punti su sostenibilità, efficienza e qualità per garantire il benessere dei cittadini e lo sviluppo del Paese.
Sono 16 le associazioni ambientaliste che hanno presentato l’11 dicembre scorso al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, l’”Agenda ambientalista per la riconversione ecologiche del Paese”.
Si tratta di un corposo documento, una carta d’intenti che si compone di 55 proposte sui 15 filoni tematici salienti per il rilancio del Paese. In cima clima ed energia, trasporti e consumo di suolo, biodiversità e aree protette, bonifiche. Tematiche fondamentali per la tenuta del sistema Paese, ma che spesso passano in secondo piano o che vengono trattate solo quando il danno è inevitabile. Le associazioni dopo la positiva apertura al dialogo da parte del Governo, chiedono che si possa avere un confronto più approfondito progressivo nel merito delle soluzioni proposte.
A partecipare le maggiori associazioni che promuovono la protezione dell’ambiente e la sosteniblità in Italia e nel mondo: WWF Italia; Associazione Ambiente e Lavoro; FAI; Legambiente; AIIG; Federazione Pro Natura; SIGEA; Marevivo; CTS; TCI; Accademia Kronos; CAI; LIPU; FIAB; Greenpeace Italia e LAC .
Le proposte avanzate dal gruppo chiedono innazitutto una Strategia Energetica Nazionale e un Piano per la decarbonizzazione:
per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo del 100 per cento di rinnovabili, procedendo subito alla progressiva chiusura degli impianti a carbone.
Fondamentale poi la revisione della politica nazionale sui trasporti chiedendo:
l’abbandono dell’insostenibile Programma sulle infrastrutture strategiche (i cui costi sono lievitati dai 125,8 miliardi del 2001 agli attuali 375 miliardi di euro) in favore di Piano nazionale della mobilità che punti sul supermento dello squilibrio gomma/ferro e sull’adeguamento delle infrastrutture esistenti.
In agricoltura:
si chiede che il previsto Piano operativo del Programma delle Rete Rurale Nazionale, alimentato con risorse comunitarie, contenga azioni a favore della biodiversità naturale, al contrasto dei cambiamenti climatici e alla gestione sostenibile delle risorse idrica. Nel settore del turismo si chiede un Piano nazionale della qualità che promuova l’eccellenza in campo ambientale della nostra offerta turistica.
Tutte le associazioni hanno sottolineato che:
la più grande opera pubblica di cui avrebbe bisogno il Paese è la manutenzione del territorio e la riqualificazione delle aree urbane. Per questo chiedono innanzitutto di entrare nel merito della congruità e dell’efficacia dei progetti definiti a suo tempo per contrastare il rischio idrogeologico, che sono attivati, attingendo al tesoretto di 2 miliardi di euro delle contabilità speciali dei Commissari regionali e una verifica dell’esatta consistenza e la reale disponibilità dei 7 miliardi aggiuntivi che dovrebbero provenire dai fondi di sviluppo e coesione (5) e dal cofinanziamento delle Regioni o dai fondi europei a disposizione delle Regioni (2).
Nel testo inoltre si fa riferimento alla Rete Natura 2000, e a quello definito come il capitale naturale, ancora poco valorizzato:
si definiscano Linee guida per le Regioni e gli enti gestori per tutelare al meglio la Rete Natura 2000, tutelata dall’Europa, e che i Parchi nazionali facciano sistema dimostrando quanto stanno facendo sulla tutela e valorizzazione della biodiversità, come richiesto dal Ministero dell’Ambiente sin dal 2012. Per la tutela del mare è indispensabile che l’Italia dia piena attuazione, alla Politica comune sulla pesca, in vigore dall’inizio del 2014 e alla Strategia Marina in modo che, come richiesto dalla Direttiva comunitaria quadro, si consegua il buono stato ambientale delle acque marine. A tutela dell’ambiente montano si chiede di riscrivere il Patto tra il Paese e la Montagna, valorizzando le zone montane e le aree interne d’Italia, le quali rappresentano un grande serbatoio di natura, paesaggio e cultura, anche valorizzando e mettendo in sicurezza la rete dei 1.000 rifugi e dei 65.000 km di sentieri e mulattiere.
Per raggiungere gli obiettivi proposti sarà necessario, secondo l’Agenda, aumentare le risorse del Ministero dell’Ambiente, ad oggi quello con minori fondi a disposizione, e portare il bilancio annuale dagli attuali 580 milioni di euro a 700 milioni di euro.
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