
In occasione della Giornata mondiale delle api il Wwf pubblica un rapporto che lancia l’allarme sulla situazione degli insetti impollinatori nel mondo.
Il rapporto annuale di Global Witness indica in 164 il numero di militanti ecologisti uccisi nel 2018. Filippine, Colombia e India i paesi più pericolosi.
Non meno di 164. È il numero di militanti ecologisti che sono stati uccisi nel corso del 2018, secondo il rapporto annuale dell’organizzazione non governativa Global Witness. Il documento è stato pubblicato martedì 30 luglio e traccia un quadro agghiacciante per coloro che si battono, tra le altre cose, contro progetti minerari, deforestazione e sfruttamento intensivo delle terre agricole. Il documento specifica infatti che sono “innumerevoli” i militanti ai quali viene imposto il silenzio attraverso minacce, intimidazioni, violenze o leggi che impediscono le manifestazioni.
In termini geografici, nel 2018 sono state le Filippine il paese al mondo che è risultato di grand lunga il più pericoloso per gli ambientalisti. Sono state infatti 30 le persone uccise, in particolare leader autoctoni che tentano di difendere le loro terre. Al secondo posto la Colombia, con 24 omicidi, e al terzo l’India con 23. In rapporto alla popolazione, è invece il Guatemala la nazione che ha registrato il numero più alto di uccisioni: ben 16.
❌Criminals
❌Terrorists
❌#EnemiesOfTheState?
✅Activists
✅Environmental DefendersBig business and governments are trying to intimidate the people who protect our planet with legal threats. We stand with them. Add your voice: https://t.co/wmKhuMBq0d pic.twitter.com/v3x9iLPCcT
— Global Witness (@Global_Witness) July 30, 2019
“Si tratta di un fenomeno che esiste ovunque nel mondo. I difensori dell’ambiente e delle terre, di cui un numero importante appartiene a popolazioni autoctone, sono considerati spesso come dei terroristi o dei criminali. Ciò perché osano difendere i loro diritti o per il semplice fatto di abitare in territori ambiti da altri”, ha sottolineato Vicky Tauli-Corpuz, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti delle popolazioni autoctone.
I dati relativi al 2018 sono in ogni caso in calo rispetto all’anno precedente. La stessa Global Witness, infatti, nel rapporto 2017 aveva parlato di 207 militanti uccisi in tutto il mondo. Si era trattato di un record, che aveva battuto quello precedente, registrato nel 2016: all’epoca i morti erano stati 200.
164 environmental activists were killed while defending their homes last year, watchdog Global Witness says https://t.co/KKrsOFXvko
— TIME (@TIME) July 30, 2019
L’organizzazione non governativa cita anche l’evento più sanguinoso del 2018: si tratta di una strage avvenuta nello stato di Tamil Nadu, nell’India meridionale. Nel corso di una manifestazione contro una miniera di rame, sono ben tredici le persone che hanno perso la vita. Almeno otto militanti sono morti invece nello stato brasiliano di Para, mentre nelle Filippine nove coltivatori di canna da zucchero sono stati uccisi sull’isola di Negros. Tra loro anche donne e bambini.
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