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Un rapporto del Climate Action Network boccia senza appello i paesi europei: nessuno ha fatto ancora ciò che è necessario per allinearsi all’Accordo di Parigi.
Nessun paese europeo sta facendo quanto necessario per raggiungere gli obiettivi indicati dall’Accordo di Parigi. E la maggior parte risulta ancora lontanissima dal soddisfare gli impegni per la lotta ai cambiamenti climatici. Il giudizio, senza appello, arriva da un rapporto del Climate Action Network, pubblicato con il sostegno della Commissione europea e della fondazione Kann Rasmussen.
L’analisi ha valutato quali provvedimenti concreti siano stati attuati da ciascuno stato membro dell’Unione europea al fine di diminuire il gap esistente tra il livello attuale di emissioni di gas ad effetto serra e quello che sarebbe necessario, invece, per porsi in linea con l’Accordo. Ovvero per far sì che il Vecchio Continente faccia la propria parte nello sforzo globale che punta a limitare la crescita della temperatura media globale, di qui al 2100, ad un massimo di 2 gradi centigradi (avvicinandosi il più possibile a 1,5), rispetto ai livelli pre-industriali.
Ebbene nella classifica stilata dall’organizzazione non governativa, il primo posto è vuoto. Nonostante l’Ue si sia più volte esposta a favore dell’intesa raggiunto nel 2015 al termine della Cop 21 di Parigi, dunque, alle parole non sono seguiti i fatti. Tanto più che una sola nazione ha ottenuto un giudizio “buono” nel rapporto: si tratta della Svezia, seguita da Portogallo, Francia, Paesi Bassi e Lussemburgo, che hanno ottenuto una valutazione “discreta”.
Tutti gli altri hanno fatto meno della metà di ciò che era necessario. Si passa dal 49 per cento della Danimarca (settima) all’ultimo posto occupato dalla Polonia. Proprio quest’ultima ospiterà a dicembre la Cop 24, a Katowice. Appuntamento che gli ecologisti si apprestano a giocare “in trasferta”: il governo di Varsavia è un fervente sostenitore del carbone, nonostante esso rappresenti uno dei combustibili più nocivi per ambiente e clima. Punteggi bassissimi sono stati ottenuti anche da Cipro, Malta, Bulgaria, Estonia e Irlanda.
Non stupisce, invece, che tra i migliori figurino le stesse nazioni che si sono riunite a Parigi alla fine dei aprile per chiedere all’Europa maggiori impegni per il clima. Ed in particolare di fissare al 32 per cento il valore che le energie rinnovabili dovranno avere, nel mix energetico comunitario, entro il 2030 (il precedente obiettivo indicava il 27 per cento). Ciò nonostante, però, secondo il Climate Action Network “è evidente che si dovrà fare molto di più per ridurre le emissioni e promuovere le fonti pulite e l’efficienza energetica”.
La ong cita ad esempio il caso della Francia, che nonostante ottenga un giudizio “discreto”, probabilmente non manterrà la promessa di arrivare al 23 per cento di rinnovabili entro il 2020. Ciò per via degli “investimenti troppo bassi nel settore”. Ma anche per il dietrofront effettuato sul nucleare: sia l’ex presidente François Hollande che l’attuale Emmanuel Macron https://www.lifegate.it/persone/news/emmanuel-macron-biografia avevano promesso di diminuire la quota di energia atomica al 50 per cento entro il 2025. Ma nel 2017 l’allora ministro della Transizione ecologica Nicolas Hulot aveva annunciato che l’obiettivo non sarebbe stato centrato. E di recente il primo ministro Edouard Philippe ha affermato che si tenterà di arrivarci solo nel 2035.
L’Italia, dodicesima, fa parte del gruppo di coloro che non superano il 50 per cento degli sforzi necessari. In compagnia di altre sedici nazioni tra le quali la Gran Bretagna, la Finlandia, il Belgio e la Germania. Secondo la ong, economie così ricche potrebbero permettersi impegni ben più importanti: “La mancanza di volontà mostrata è una grande delusione. I governi devono agire con urgenza per migliorare i loro obiettivi”, ha commentato Wendel Trio, direttore del Cimate Action Network in Europa.
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