
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
Entro il 2040 solare, eolico e gas forniranno energia al posto del carbone, ma non è sufficiente. Se si vuole centrare l’obiettivo dei 2°C è necessario agire in modo più rapido e deciso
Le rinnovabili e il gas sono destinate a sostituire il carbone entro il 2040. È quanto emerge dall’ultimo World Energy Outlook (Weo), il rapporto annuale dell’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) sugli scenari energetici globali. Transizione e sicurezza energetica, accesso all’energia, investimenti, clima sono i temi su cui l’Agenzia ha puntato l’attenzione.
“Per i prossimi 25 anni, vediamo chiaramente quali saranno i vincitori: gas naturale, ma soprattutto eolico e solare, che sostituiranno il carbone, ovvero il ‘campione’ degli ultimi 25 anni”, ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Aie secondo cui saranno soprattutto le politiche adottate a determinare la strada verso cui si andrà nel prossimo futuro.
Nel rapporto per la prima volta viene preso in esame lo scenario energetico post Accordo di Parigi, con un’analisi degli impegni presi dai singoli paesi (190 per la precisione) presi durante la Cop21.
Al 2040 la domanda energetica mondiale aumenterà del 30 per cento, con un aumento dei consumi di tutte le fonti di energia.
In particolare saranno le rinnovabili a registrare il maggior incremento, mentre il gas naturale sarà la fonte fossile che crescerà di più, con un consumo in aumento del 50 per cento. Nei prossimi 25 anni rallenterà invece l’aumento del consumo di petrolio che comunque raggiungerà i 103 milioni di barili al giorno (mb/g) nel 2040.
Battuta di arresto per il carbone il cui mercato è stato fortemente compromesso dalle preoccupazioni rispetto ai suoi impatti sull’ambiente e, dopo la rapida espansione degli ultimi decenni, la sua crescita si arresterà quasi completamente nei prossimi anni.
Da qui al 2040 continuerà a diminuire la domanda di energia dei paesi dell’area Ocse, mentre crescerà quella dei paesi in via di industrializzazione e di urbanizzazione, come l’India, il Sud Est asiatico e la Cina, così come alcune zone dell’Africa, dell’America Latina e del Medio Oriente.
Cina e India saranno i paesi in cui il solare fotovoltaico registrerà la maggiore espansione; ma anche il consumo di petrolio continuerà a crescere e nel 2035, i paesi asiatici in via di sviluppo consumeranno più petrolio di tutta l’area Ocse nel suo insieme.
Nonostante molti paesi stiano mettendo in campo notevoli sforzi per garantire a tutti l’accesso all’energia, al 2040 parte della popolazione mondiale non avrà ancora la possibilità di usufruire delle moderne forme di energia. Tra 24 anni, oltre 500 milioni di persone, sempre più concentrate nelle aree rurali dell’Africa sub-Sahariana, non avranno accesso all’elettricità, un numero ancora molto alto sebbene in calo rispetto agli attuali 1,2 miliardi.
Circa 1,8 miliardi di persone continueranno a utilizzare la biomassa solida (legna) per la cottura dei cibi negli ambienti domestici, e questo significa una continua esposizione a fumi altamente nocivi, oggi responsabili di 3,5 milioni di morti premature ogni anno.
Molti degli impegni presi con l’Accordo di Parigi si focalizzano sul settore elettrico e le rinnovabili rappresenteranno circa il 60 per cento di tutta la nuova capacità di generazione al 2040 per oltre la metà costituite da eolico e fotovoltaico. Le rinnovabili intermittenti saranno la principale fonte di generazione in Europa nel 2030, per arrivare cinque anni dopo a essere la prima fonte anche in Cina Stati Uniti e India.
Sviluppo delle rinnovabili va di pari passo con il calo dei costi della tecnologia, e la maggior parte dei nuovi impianti sarà competitiva senza alcuna forma di incentivazione. Al 2040, il costo medio del fotovoltaico è previsto ridursi del 40-70 per cento e quello dell’eolico onshore del 10-25 per cento.
In Cina, i sussidi al solare caleranno del 75 per cento entro il 2025 e in India gli impianti fotovoltaici saranno competitivi senza alcun sussidio prima del 2030.
Attualmente, gli incentivi alle rinnovabili ammontano a 150 miliardi di dollari, l’80 per cento settore elettrico, il 18 per cento ai trasporti e circa l’1 per cento alla generazione di calore.
Nel 2015, il parco mondiale di auto elettriche ha raggiunto 1,3 milioni di unità, quasi il doppio rispetto al 2014. L’Agenzia stima che nel 2025 si arriverà a 30 milioni di veicoli elettrici per toccare quota 150 milioni nel 2040 con una riduzione della domanda di petrolio di circa 1,3 mb/g. Affinché ci sia un’effettiva diffusione sul mercato l’Aie ritiene che “il continuo calo del costo delle batterie, le politiche di incentivazione – che allo stato attuale non sono affatto universalmente diffuse – rimangono fondamentali per incoraggiare i consumatori a scegliere i veicoli elettrici rispetto a quelli convenzionali”. Se queste politiche si rafforzassero e si diffondessero maggiormente al 2040 si potrebbe arrivare a contare addirittura 715 milioni di auto elettriche in circolazione e una conseguente riduzione della domanda di petrolio di oltre 6 mb/g.
Secondo l’analisi dell’Aie, nonostante i Paesi siano sulla buona strada per raggiungere molti degli obiettivi definiti nell’ambito dell’Accordo di Parigi, il processo è sufficiente a rallentare la crescita prevista delle emissioni mondiali di CO2 legate all’energia, ma non è abbastanza per contenere l’aumento della temperatura mondiale al di sotto dei 2°C.
La Cina giocherà un ruolo fondamentale, la sua industria dovrà cambiare modello di sviluppo, riducendo nettamente la propria intensità energetica, parallelamente dovrà ridurre l’uso del carbone e quasi tutta la nuova potenza installata dovrà essere di origine rinnovabile.
Stati Uniti, Unione Europea e Giappone, oltre a rispettare gli impegni presi a Parigi, dovranno mettere in campo serie politiche di efficienza energetica per riuscire a contenere l’aumento medio annuo delle emissioni mondiali di CO2 a 160 milioni di tonnellate. Una riduzione significativa rispetto all’incremento medio annuo di 650 milioni di tonnellate osservato dal 2000.
Più è ambizioso l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale, tanto più velocemente si dovrà raggiungere il punto in cui le emissioni nette dovranno essere pari a zero. Se si vuole rimanere entro l’1,5°C di innalzamento delle temperature dovremo pensare di azzerare tutte le emissioni nette tra il 2040 e il 2060.
L’Aie prevede nei prossimi decenni una sempre maggiore interdipendenza tra energia e acqua, a causa dell’aumento del fabbisogno di acqua da parte del settore energetico e della domanda energetica del comparto idrico.
L’acqua è una risorsa essenziale in tutte le fasi della produzione di energia: il settore energetico è responsabile del 10 per cento dei prelievi mondiali di acqua, principalmente destinati al funzionamento delle centrali elettriche e alla produzione di fonti fossili e biocarburanti.
Nel 2014 il 4 per cento del consumo mondiale di elettricità è stato impiegato per estrarre, distribuire e trattare risorse idriche e acque reflue; a questo si aggiungono 50 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) di energia termica, principalmente diesel usato per azionare le pompe da irrigazione e gas impiegato negli impianti di desalinizzazione.
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