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Piantare 120mila alberi entro la fine del 2024: lo prevede il piano per tutelare l’isola di Pasqua dall’impatto dei cambiamenti climatici.
Il 28 luglio sull’isola di Pasqua erano riunite più di cento persone, tra istituzioni, volontari, turisti e operatori della Corporación nacional forestal cilena (Conaf). L’occasione? La piantumazione dei duemila alberi che danno il via al più ambizioso progetto di riforestazione mai realizzato sull’isola.
L’isola di Pasqua, nota anche con il suo nome indigeno di Rapa Nui, è una remota isola vulcanica della Polinesia. Non è uno stato indipendente, ma appartiene politicamente al Cile (che dista oltre 3mila chilometri). È nota in tutto il mondo soprattutto per i misteriosi Moai, le enormi teste di tufo vulcanico scolpite dagli indigeni tra il 1250 e il 1500. Proprio in quel periodo, l’isola – che per i precedenti 30mila anni era stata rigogliosa – subì una brusca e pesante deforestazione, per motivi non ancora del tutto chiariti.
Quel che è certo è che, senza le palme, l’ecosistema ne uscì compromesso, tra erosione del suolo e scomparsa di specie animali e vegetali. Anche la popolazione fu decimata, prima per le condizioni ambientali avverse e l’esaurimento delle risorse, poi con l’arrivo dei colonizzatori europei (e quindi delle malattie). Oggi sull’isola di Pasqua vivono circa 7.500 persone.
Far tornare verde l’isola di Pasqua è l’obiettivo per cui l’amministrazione della regione cilena di Valparaíso ha investito 776 milioni di pesos, cioè più di 840mila euro. La tabella di marcia prevede di piantare 120mila alberi entro la fine del 2024, concentrandosi sulle zone a maggiore rischio di erosione. Si è iniziato nei pressi del vulcano Poike con 2mila casuarine comuni (Casuarina equisetifolia), piante scelte proprio per la loro capacità di crescere in territori fortemente degradati e contribuire alla loro ripresa.
La piantumazione degli alberi si inserisce in un piano più vasto per difendere il territorio dall’impatto dei cambiamenti climatici. Il problema non è tanto l’innalzamento del livello dei mari, perché l’isola di Pasqua ha un’altitudine di oltre cinquecento metri. Piuttosto, a destare preoccupazione è proprio l’erosione, aggravata dai periodi di siccità alternati a rare piogge torrenziali. Anche la biodiversità patisce la mancanza di acqua piovana per la gran parte dell’anno.
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