
Quante imprese hanno i mezzi per far fronte a un danno all’ambiente? A dare una risposta è la rilevazione di Pool Ambiente su dati Ania.
Secondo un nuovo rapporto questo tipo di allevamento presenta una serie di rischi per gli investitori, causati anche dalla crescente sensibilità dei consumatori.
Il settore zootecnico ha prodotto vere e proprie fabbriche di animali caratterizzate da spazi angusti, luce artificiale, somministrazione di farmaci e impossibilità di mettere in atto comportamenti naturali, parliamo degli allevamenti intensivi.
Questo tipo di allevamento, oltre ad essere la più grande causa di maltrattamento animale sul pianeta, ha un enorme impatto ambientale. Gli allevamenti di bovini genererebbero 32 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il 51 per cento delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30 per cento di tutta l’acqua dolce del mondo.
Secondo un nuovo rapporto di Farm Animal Investment Risk and Return, associazione che analizza rischi ed opportunità connessi agli animali da allevamento, gli allevamenti intensivi presentano una serie di rischi crescenti per gli investitori. La relazione suggerisce che, dopo l’imbroglio delle emissioni delle automobili e i danni ambientali provocati dalle società petrolifere, l’allevamento industriale potrebbe rappresentare il prossimo grande rischio per gli investitori.
I possibili rischi sono rappresentati dagli scandali relativi alla sicurezza alimentare e dalle multe legate alle infrazioni negli allevamenti, che possono influire sul rendimento finanziario della società. I consumatori diventano inoltre sempre più consapevoli dei maltrattamenti che subiscono gli animali negli allevamenti e chiedono un cambiamento.
“L’entità dei rischi generati dall’allevamento industriale degli animali – si legge nel rapporto – è destinata a crescere con l’aumento dei costi di capitale, lo spostamento della produzione in paesi in via di sviluppo con leggi meno severe, gli impatti dei cambiamenti climatici e le crescenti preoccupazioni sociali nei confronti del benessere degli animali e della sostenibilità”.
La tendenza è confermata da imprenditori miliardari come Bill Gates e Li Ka-shing, l’uomo più ricco dell’Asia, che hanno deciso di investire in società specializzate in alimenti vegetariani e vegani, come Hampton Creek e Impossible Foods.
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