Upcycling

Alta moda dagli abiti scartati, l’idea dello stilista africano Amah Ayivi

Dal recupero degli abiti scartati dal mondo occidentale alla creazione di capi di alta sartoria. È l’idea dello stilista togolese Amah Ayivi.

La storia di Amah Ayivi, stilista togolese di successo e fondatore dello showroom parigino Marché noir, è una storia unica e controcorrente che infrange logiche e schematismi precostituiti. Il segreto dell’affermazione professionale di uno dei couturier vintage più apprezzati della ville lumière si trova infatti negli scarti e negli avanzi dell’abbigliamento del mondo occidentale.

Ayivi ha creato un impero della moda realizzando i suoi prodotti di alta sartoria partendo dal recupero degli abiti destinati alla beneficenza e ai mercati di seconda mano e, grazie al riciclo e all’inventiva, ha dato quindi vita a un regno del fashion che oggi vanta uno spazio espositivo di 600 metri quadri nel cuore di Parigi, decine di collaboratori e dipendenti e un’acclamata fama internazionale.

La storia di Amah Ayivi

Per capire la straordinarietà della storia di Amah Ayivi, che dell’ecologia e della creatività ha fatto gli strumenti con cui trasformare un problema sociale in un successo internazionale, occorre partire dalla sua infanzia in Togo e dai suoi primi viaggi in Francia, dal momento che la sua è una storia legata a doppio filo con l’Africa e l’Europa.

Amah Ayiv è nato in Togo nel 1971, a Lomé, la capitale. A dodici anni insieme a uno zio si è trasferito a Parigi e qui dapprima ha intrapreso e terminato gli studi in marketing poi, dopo aver lavorato per nove anni come direttore casting, è approdato al Comptoir generàl, un locale trendy parigino dove alta moda, cocktail e musica ambient si fondevano creando un’atmosfera apprezzatissima da stilisti, musicisti e artisti contemporanei nella Parigi di inizio XXI secolo.

Lavorando in questo locale di tendenza, e osservando la clientela, Amah Ayivi ha partorito l’idea di creare capi d’abbigliamento vintage per il mercato europeo, ridando vita ai vestiti venduti sui banchi dei mercati delle metropoli e dei villaggi del continente africano. L’idea ha iniziato a concretizzarsi e a riscuotere moltissimo interesse, tanto che lo stilista togolese in brevissimo tempo ha aperto il suo primo locale, Marché noir, dove ha iniziato a vendere e proporre la sua linea di prodotti.

Perché recuperare gli abiti

È entrando nel dettaglio dei capi d’abbigliamento che vengono venduti nello showroom di Amah Ayivi che si scopre la straordinarietà della sua intuizione. L’uomo, infatti, recupera i vestiti che arrivano in Africa dall’Europa e dagli Stati Uniti attraverso gli enti benefici, dà loro una nuova vita e poi li vende in Francia dove sono considerati capi di altissima qualità e apprezzatissimi dagli amanti dello stile vintage.

Ogni anno tonnellate di vestiti vengono inviati in Africa da associazioni caritatevoli europee e statunitensi. Solo dall’Italia partono oltre 150 tonnellate di capi e il mercato degli abiti di seconda mano in Africa, sebbene nasca per fini solidali, rappresenta però un duplice problema per il continente. Da un lato, negli stock si affastellano tonnellate di capi che non possono essere riutilizzati, come per esempio pellicce e completi invernali, e questi vestiti che non vengono riacquistati non fanno altro che aumentare il numero dei rifiuti che si accumulano nelle discariche delle grandi città. Dall’altro lato invece il problema è di carattere economico perché, inflazionando il mercato con vestiti di seconda mano, il settore tessile africano è precipitato, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, in una profonda crisi da cui fatica a riprendersi.

Un messaggio contro il consumismo esagerato

Amah Ayivi quindi si reca in Africa più volte all’anno, acquista i capi di seconda mano – il 95 per cento della sua produzione proviene infatti dai mercati del Togo – e partendo da quegli abiti scartati dal mondo occidentale crea le sue nuove opere di sartoria che vende poi nel suo showroom francese. “Cerchiamo, con stile, di mostrare alla gente cosa si può fare con quello che già si ha. Dammelo e ti mostrerò come indossarlo senza comprarne un altro”.

È con queste parole che l’artista africano ha spiegato all’emittente britannica Bbc la filosofia che sta alla base dei suoi prodotti e proseguendo nel raccontarsi lo stilista togolese ha aggiunto poi che che trova inconcepibile il consumismo sfrenato che infetta il sistema della moda perché, come dice lui stesso: “Vestirsi è rivelare se stessi”.

Ed è proprio nella volontà di lasciare un messaggio personale che si trova l’essenza della moda di Amah Ayivi che, con le sue opere, non vuole solo realizzare vestiti, ma anche informare offrendo prodotti che raccontano, con la loro stessa fattura, come il riciclaggio e il recupero possano essere la chiave di volta per oltrepassare problemi sociali e, allo stesso tempo, creare prodotti di altissima qualità.

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