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L’ASviS ha analizzato gli effetti che la crisi sanitaria avrà su ciascuno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Alla luce dell’attuale insostenibile modello di sviluppo, responsabile dello sfacelo ambientale che potrebbe decimare la nostra specie e delle sempre maggiori diseguaglianze sociali, nel 2015 i governi dei 193 paesi membri dell’Onu hanno sottoscritto un programma volto a proteggere le persone e il pianeta, approvando l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile. L’Agenda riconosceva, finalmente, la centralità della sostenibilità, integrandola alle diverse dimensioni dello sviluppo.
Il raggiungimento di alcuni degli Obiettivi di sviluppo sostenibile rischia però di subire una brusca frenata a causa della pandemia di Covid-19 che ha colpito il nostro Paese e molte aree del pianeta.
È quanto emerso da un’articolata analisi condotta dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS), che ha cercato di calcolare l’impatto di questa crisi sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.
“Intendiamo contribuire alla riflessione sull’impatto della crisi epidemica per cercare di rispondere ai quesiti che oggi, in tutto il mondo, caratterizzano il dibattito sulle possibili conseguenze della pandemia – ha spiegato il portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini -. Questa analisi smentisce, una volta per tutte, l’idea che una crisi economica faccia bene allo sviluppo sostenibile come definito dall’Agenda 2030 che comprende le dimensioni economiche, sociali, ambientali e istituzionali”.
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La valutazione dell’ASviS si è concentrata sugli effetti a breve termine della crisi, presumendo la fine del lockdown e la riapertura delle attività economiche entro il mese di giugno. È evidente che il prolungato blocco della maggior parte delle attività causerà una crisi economica. Per cercare di arginarla non si dovranno però trascurare gli aspetti ambientali o le potenziali disuguaglianze generate dalle economiche convenzionali. “Crediamo che una forte risposta alla crisi economica possa essere orientata anche alla transizione ecologica e la lotta alle disuguaglianze, perché la condizione in cui il Paese e il mondo si trovava pochi mesi era comunque insostenibile da tutti i punti di vista”, ha affermato Enrico Giovannini.
Per alcuni obiettivi Onu è previsto un impatto largamente negativo, su alcuni invece la crisi potrebbe avere effetti moderatamente positivi, per altri potrebbe non cambiare sostanzialmente nulla, mentre per i restanti è difficile effettuare previsioni.
Il raggiungimento di questo obiettivo è destinato ad allontanarsi, è infatti previsto un aumento della povertà in tutte le sue dimensioni, legato all’interruzione forzata delle attività produttive e alla perdita di posti di lavoro.
Per questo obiettivo l’ASviS ha preso in considerazione due elementi: l’andamento del settore agricolo e i comportamenti alimentari. “Gli indicatori relativi alla produzione agricola dovrebbero rimanere sostanzialmente invariati. Non appare possibile, invece, prevedere l’andamento degli indicatori strettamente legati a comportamenti personali, ad esclusione di quello sulla buona alimentazione, atteso in peggioramento in quanto la riduzione delle disponibilità economiche potrebbe riflettersi anche sulla qualità del cibo consumato”.
Il lockdown, giocoforza, comporterà una diminuzione di morti e feriti a causa di incidenti stradali. Non è inoltre previsto un peggioramento dei tassi di mortalità complessivi, dato che il numero e la distribuzione per età della mortalità da Covid-19 non dovrebbe influenzare gli indicatori usati per il calcolo dell’indice composito.
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Istruzione e cultura sono fondamentali per favorire lo sviluppo sostenibile. Purtroppo la prolungata chiusura delle scuole dovrebbe avere ricadute negative sulla capacità di insegnamento e, di conseguenza, sulla preparazione degli studenti. Il numero di diplomati e laureati dovrebbe invece restare invariato, mentre l’interruzione delle attività produttive determinerà una minore attività di formazione dei lavoratori.
In relazione alla parità di genere, l’emergenza sanitaria non dovrebbe avere conseguenze sulla presenza femminile nelle istituzioni e sui ruoli decisionali svolti dalle donne nelle imprese. L’analisi ritiene tuttavia che “le donne con figli in età prescolare saranno più colpite dalla crisi rispetto a quelle senza, a causa della più fragile condizione in cui versano”.
L’anomala situazione attuale non dovrebbe influire sulle risorse idriche e sull’efficienza delle reti idriche.
Si stima un aumento della quota di energie rinnovabili sia sul consumo finale che sul consumo primario di energia, dovuto alla diminuzione dei consumi energetici primari e finali, più che a una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili.
Così come il Goal 1, anche questo obiettivo subirà verosimilmente un contraccolpo negativo. Il blocco prolungato di gran parte delle attività economiche porterà a un calo del Pil, dell’occupazione e a un contemporaneo aumento della disoccupazione, della quota di part-time involontario e dei Neet.
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È previsto un aumento delle emissioni, legato sia alla diminuzione nell’utilizzo dei mezzi pubblici, sia per le limitazioni alla circolazione, sia perché nella successiva fase di ritorno alla normalità è possibile che si preferirà viaggiare con mezzi propri per prudenza/paura, che al fatto che le industrie che continueranno a produrre sono quelle più energivore e inquinanti.
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Le già preesistenti e radicate disuguaglianze subiranno un peggioramento complessivo, che riguarderà in maniera particolare le fasce più deboli della popolazione, come quella degli stranieri. Ipotesi avvalorata dall’analisi dei trend sulla distribuzione dei redditi e sul livello di disuguaglianza economica della popolazione osservati durante la precedente crisi, a partire dal 2008.
Dato che l’analisi valuta il breve periodo, prevede una diminuzione dell’inquinamento urbano dovuto al blocco delle attività economiche e alle restrizioni alla circolazione delle persone. Non si prevedono, invece, sostanziali cambiamenti per indicatori strutturali, come l’abusivismo edilizio e la disponibilità di verde urbano.
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Si valuta una complessiva riduzione del consumo delle risorse dovuto al calo delle attività produttive e una crescita del consumo di materia rispetto al Pil.
L’interruzione delle attività produttive genererà una forte riduzione delle emissioni di CO2, seppur temporanea, e porterà a un generale miglioramento di tutti gli indicatori connessi ai cambiamenti climatici.
Il saccheggio degli oceani non dovrebbe subire alcuno stop, dato che le attività di pesca sono ritenute essenziali. Lo stesso si può però dire per le aree marine protette.
Il blocco della circolazione e delle attività produttive potrebbe avere effetti benefici sulla biodiversità nel 2020, di colpo priva del disturbo umano. Gli anfibi, ad esempio, potrebbero raggiungere i luoghi di riproduzione senza essere uccisi a migliaia dalle automobili. Non si prevede invece nessun impatto su indicatori strutturali quali la copertura e la frammentazione del suolo.
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Grazie alle limitazioni imposte alla libertà di circolazione, è previsto un calo dei crimini, anche se, evidenzia il rapporto, “nel precedente periodo di crisi, l’aumento della povertà è stato associato, con qualche ritardo, all’aumento di comportamenti criminali”. I tempi giudiziari dei procedimenti civili e penali dovrebbero invece dilatarsi per l’adozione delle misure per il contenimento del contagio.
Non si prevede alcun effetto della crisi sulla dimensione relativa alla cooperazione internazionale, poiché i fondi per l’Aiuto pubblico allo Sviluppo per il 2020 sono già stati stanziati.
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