Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Anziano avventuriero ha trascorso 11 giorni da “naufrago” su una nuova isola
Ian Stuart Argus è stato il primo essere umano a soggiornare nell’isola più giovane del mondo nata da un’eruzione vulcanica in pieno oceano Pacifico.
Si potrebbe pensare che non ci siano più terre emerse da esplorare e che l’uomo sia arrivato in ogni anfratto del pianeta. Per fortuna non è così, la Terra riesce sempre a sorprenderci. Nessun essere umano, ad esempio, aveva mai dormito su una minuscola e remota isola nell’arcipelago di Tonga, nel cuore dell’oceano Pacifico.
L’isola in questione è la più giovane del mondo, è “nata” appena sei mesi fa, in seguito all’eruzione del vulcano Nuku’alofa, avvenuta il 20 dicembre 2014. L’attività della bocca sottomarina del vulcano ha creato la nuova isola il cui destino è ancora incerto, potrebbe infatti avere vita breve ed essere lentamente erosa dalle potenti onde oceaniche.
La prima persona ad aver mai soggiornato nella nuova isola è Ian Stuart Argus, 65enne miliardario inglese con il pallino dell’esplorazione. Argus ha vissuto per undici giorni sull’isola deserta, dormendo per terra, cibandosi di calamari e uova di gabbiano e documentando l’esplorazione con la sua GoPro.
Le riprese sono poi state postate sul canale Youtube di Docastaway, l’agenzia che ha organizzato il viaggio, specializzata in escursioni su isole remote del pianeta che si rivolge alle persone che desiderano scappare per un po’ dalla civilizzazione, trasformandosi in “naufraghi” volontari per qualche giorno.
Il “naufrago” ha descritto la piccola isola come un luogo estremamente isolato caratterizzato da un paesaggio lunare e la sua unica compagnia era uno stormo di gabbiani.
Le immagini mostrano la vulcanica terra nera, le grotte e una piccola “piscina” circondata dalle rocce, e si concentrano su un piccolo germoglio verde che emerge dal paesaggio arido, a simboleggiare l’indomita potenza della vita anche in condizioni estreme.
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