Con un accordo unico nel suo genere, raggiunto fuori dalle aule dei tribunali, il Canada riconosce agli aborigeni la sovranità delle isole Haida Gwaii.
Aziende e deforestazione, la lista dei buoni e dei cattivi
Il Global Canopy Programme ha valutato le aziende che stanno adottando soluzioni concrete per fermare la deforestazione.
Secondo uno studio pubblicato su Science ogni minuto di ogni giorno da 13 anni a questa parte scompare una superficie di foresta equivalente a 50 campi di calcio. È un dato spaventoso considerata la nostra dipendenza dalle foreste, le quali ci forniscono ossigeno, cibo, legna e risorse, ospitano inoltre i due terzi delle specie terrestri presenti sul pianeta. Qualcosa però sta cambiando.
Molte aziende si sono adeguate e hanno adottato politiche volte ad escludere la deforestazione dalle loro catene di approvvigionamento, eppure questa scelta non rappresenta ancora la norma e la maggior parte delle imprese continua a rendersi complice dell’abbattimento degli alberi.
È quanto emerge da un sondaggio effettuato a livello globale dal Global Canopy Programme, un gruppo di istituzioni scientifiche provenienti da tutto il mondo che ha l’obiettivo di proteggere l’ambiente attribuendo un valore economico ai servizi ecosistemici, dimostrando che un albero vivo vale più di uno morto.
La ricerca, chiamata The Forest 500′, ha valutato 250 aziende, 50 giurisdizioni, 150 banche e investitori, prendendo in esame le loro politiche aziendali relative ai sei rischi principali per le foreste: la produzione di olio di palma, di manzo, di cuoio, di legname, di cellulosa e di carta.
“Attualmente noi tutti contribuiamo alla deforestazione. Essa è nel nostro cioccolato e nel nostro dentifricio, nella nostra alimentazione e nei nostri libri, nei nostri edifici e nei nostri mobili, nei nostri investimenti e nelle nostre pensioni”, ha dichiarato Mario Rautner, responsabile del Programma deforestazione del Global Canopy Programme.
L’analisi evidenzia come le imprese più grandi e famose stiano facendo un lavoro migliore per ridurre il loro impatto sulle foreste rispetto alle piccole imprese. Le società che hanno ottenuto i piazzamenti peggiori si trovano in Cina, India, Russia e Medio Oriente. Le società pubbliche hanno ottenuto in media un punteggio migliore di quelle private.
Le aziende che hanno ottenuto il punteggio massimo nel ranking sono Gruppo Danone (Francia), Kao Corporation (Giappone), Nestle (Svizzera), Procter & Gamble (Stati Uniti), Reckitt Benckiser Group (Gran Bretagna), Unilever (Gran Bretagna) e Hsbc (Gran Bretagna).
Secondo il Global Canopy Programme la recente tendenza che vede le grandi aziende adottare politiche per fermare la deforestazione è un primo passo importante verso l’obiettivo fissato dal Consumer Goods Forum (Cgf) nel 2010 che prevede il raggiungimento della “deforestazione zero” entro il 2020.
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