Black friday, il 27 novembre è un venerdì nero anche per il clima

Il prezzo del black friday nel Regno Unito? 429mila tonnellate di CO2 in atmosfera, l’equivalente di 435 viaggi Londra-New York andata e ritorno.

Quest’anno il black friday cade il 27 novembre ma, com’è ormai consuetudine, già da diversi giorni fioccano le offerte speciali. Inaugurata dalle grandi catene statunitensi, la mania degli sconti pre-natalizi sembra aver contagiato un po’ tutti, spostandosi online in modo preponderante. Anche in quest’anno duramente segnato dalla pandemia, 85 consumatori britannici su 100 hanno intenzione di approfittarne per fare shopping su internet. Solo uno su dieci, però, si è posto una domanda: quale sarà l’impatto ambientale delle consegne? Un tema che meriterebbe una considerazione ben maggiore. A dare un’idea delle dimensioni del problema è il report Dirty delivery pubblicato dal sito money.co.uk. I dati sono relativi al Regno Unito, ma possono fungere da termine di paragone anche per il nostro paese.

Il prezzo del black friday: 429mila tonnellate di CO2

Nel Regno Unito le spedizioni dei pacchi comprati per questo black friday emetteranno in atmosfera 429mila tonnellate di CO2, l’equivalente di 435 viaggi andata e ritorno tra Londra e New York. Amazon, da sola, al black friday 2019 ha totalizzato 4,4 milioni di acquisti: considerato che per il 2020 ci si attende un +14 per cento delle spese online, quest’anno le transazioni potrebbero essere 5,1 milioni, che corrispondono a poco meno di 19mila tonnellate addizionali di CO2 rilasciate in atmosfera.

Non tutte le spedizioni hanno lo stesso impatto sul clima

L’impronta climatica peggiora quando si opta per una consegna rapida che arriva nell’arco di 24 ore o addirittura in giornata. Molto più virtuoso il sistema click and collect, che prevede l’acquisto online con ritiro in negozio o presso un locker (solo Amazon ha disseminato nel territorio britannico 16mila di questi sportelli self service). Il report dà anche i voti alla sostenibilità dei corrieri, basandosi su una serie di parametri come appunto la quantità di punti di ritiro, ma anche l’impiego di mezzi elettrici o biciclette. Promossa a pieni voti Royal Mail che, a partire dal 2005, ha dato una sforbiciata del 29 per cento alle emissioni. Ups invece punta tutto sui veicoli elettrici e ibridi: ne ha acquistati ben 10mila che entreranno in circolazione entro il 2024.

spedizioni, impatto ambientale
Le spedizioni che generano più gas serra sono quelle che prevedono la consegna nell’arco di 24 ore © Ingimage

Poca coscienza ambientale tra i consumatori britannici

Ammaliati dagli sconti, i consumatori britannici sembrano perdere momentaneamente di vista i temi ambientali. Sui 2mila intervistati dall’indagine, solo l’11,72 per cento si sofferma a valutare l’impatto della spedizione, contro una schiacciante maggioranza del 72 per cento che va alla ricerca della consegna gratis. Solo il 20 per cento si dichiara disponibile a sborsare una piccola somma per compensare i gas serra connessi al suo acquisto; un altro 17 per cento sarebbe disposto a spendere 1 o 2 sterline. Ciò non significa, però, che le aziende si possano sentire autorizzate ad abbassare la guardia. I più consapevoli e attenti infatti sono i giovanissimi di età compresa tra i 16 e i 24 anni, che saranno i loro clienti di domani.

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