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Un giovane laureato in giurisprudenza e un farmacista cinquantenne: dalla Sicilia alla Calabria, due storie di chi ha deciso di cambiare strada per dedicarsi all’agricoltura.
Poca predisposizione al lavoro d’ufficio, insofferenza al caos e all’inquinamento urbano, voglia di mettersi in gioco e di seguire la passione per la terra. Sono solo alcuni dei motivi che possono spingere una persona a cambiare la propria vita, trasferendosi dalla città alla campagna per avventurarsi nel mestiere dell’agricoltore. Negli ultimi anni, ad avvicinarsi al settore agricolo sono soprattutto i giovani, ma non solo. Ce lo raccontano queste due storie che abbiamo raccolto attraverso Biorfarm, la prima comunità agricola digitale con cui è possibile adottare un albero supportando i piccoli coltivatori e ricevere a casa prodotti biologici direttamente dall’agricoltore.
Una laurea in giurisprudenza, un semestre di studio alla Columbia University di New York, le prime esperienze di lavoro in ambito finanziario, poi la decisione di tornare nella sua Sicilia e di impegnarsi nell’azienda agricola di famiglia nella cui storia, Davide Scaravilli, classe 1991, non è stato il primo a lasciare la strada intrapresa per dedicarsi ai campi. “Tutto è iniziato con mio nonno che, con i sacrifici del suo lavoro, ha acquistato dei terreni e piantato ulivi e peri”, racconta Davide. “La sua eredità è stata raccolta poi da mia mamma insieme a mio papà e mio zio che sono farmacisti: pur non avendo conoscenze in agricoltura, hanno puntato da subito ad un approccio moderno per innovare il settore. Io ho trascorso la mia infanzia con mio nonno, ricordo che andavamo di notte ad innaffiare le colture appena piantate”, continua Davide. “Quando ero negli Stati Uniti mi sono accorto che mi mancava la Sicilia, poi lavorando nella finanza ho capito che stare seduto alla scrivania tutto il giorno non faceva per me”. Oggi Davide si occupa della parte commerciale dell’azienda, dividendosi tra la città e i campi di Cesarò (Me) dove si producono pere coscia, olio extravergine d’oliva, mandorle: “Una volta chi lavorava in agricoltura spesso non aveva un’istruzione, oggi invece vedo tanti ragazzi come me che scelgono questa strada portando una ventata di freschezza in una filiera tradizionale. Chi viene da un altro mondo non ha preconcetti e riesce meglio a vedere cosa si può migliorare nel processo agricolo”. Per Davide “la natura dà forza e soddisfazione, ma non deve mancare un approccio professionale, soprattutto nel metodo biologico che chiede il rispetto dei tempi della natura e dell’equilibrio dell’ecosistema”.
Il “cambio vita” caratterizza anche la storia familiare di Paolo Lamenza dell’azienda agricola omonima a Rossano, in Calabria. Il padre medico, lui farmacista: entrambi a un certo punto della loro vita hanno deciso di dedicarsi all’agricoltura, anche se spinti da motivazioni diverse. Racconta: “Mio padre, arrivato a metà della sua carriera professionale di medico, decise di comprare un appezzamento di terra dove poter trascorrere un po’ di tempo in relax dopo il lavoro. Si occupò anche, per soddisfazione personale, della bonifica del terreno situato nel golfo di Capo Trionto e della piantumazione di alcuni alberi di arance”. Come il padre, anche Paolo, a cinquant’anni, non resiste al richiamo della terra e della sua passione per la cucina. Inizia a pensare a come rendere produttivo quel pezzo di terreno, converte l’azienda al biologico, introduce nuove specie di agrumi, come clementine e arance tardive, e ricava un piccolo agriturismo con le camere e un piccolo ristorante in cui proporre la sua cucina a basi di prodotti della terra. “Per dedicarsi all’agricoltura ci vuole indubbiamente la passione, il resto te lo dà la natura: tante gratificazioni e un altro modo di vivere la quotidianità che può capire solo chi lo sperimenta”.
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