
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
La Cina approva una legge per proteggere il fiume Giallo a distanza di due anni da una legge uguale per la salvaguardia del fiume Azzurro.
La Cina ha approvato una legge per proteggere le risorse ecologiche e idriche del secondo fiume più lungo del paese, il fiume Giallo, conosciuto anche come Huang He o Hwang Ho. Le autorità intendono ridurre al minimo l’impatto del degrado ambientale e i rischi dei cambiamenti climatici.
La “Yellow river protection law” entrerà in vigore il 1 aprile 2023 e mira a limitare l’uso delle acque sotterranee, da tempo una delle principali cause di perdita di acqua e danni ambientali lungo il bacino del fiume Giallo.
Questa legge arriva due anni dopo quella sulla protezione del fiume Yangtze (il fiume Azzurro) per salvaguardare quest’ultimo dall’inquinamento delle acque e dalla pesca illegale.
Il fiume Giallo nasce dall’altopiano del Qinghai-Tibet e scorre attraverso nove province cinesi, dalla provincia del Qinghai, a nord-ovest, fino allo Shandong a est, fungendo da fonte d’acqua per oltre 50 città di grandi e medie dimensioni e da fonte di irrigazione per il 15 per cento dei terreni agricoli del paese, mentre la popolazione che si affaccia sul fiume supera il 30 per cento del totale del paese.
Si tratta del secondo fiume più lungo della Cina dopo lo Yangtze, ma nonostante le dimensioni, a partire dagli anni Settanta si è assistito a un calo del livello d’acqua del fiume e all’aumento dell’inquinamento. Il boom economico degli anni Ottanta ha accelerato il problema nei decenni a venire. Nel 2008, un terzo delle sue acque risultavano inutilizzabili per qualsiasi uso.
Per la prima volta nel 1987, la Cina ha introdotto uno specifico schema di allocazione della disponibilità di acqua del fiume Giallo per evitare il prosciugamento. Tuttavia, gli esperti ambientali hanno notato che lo schema non menzionava la gestione dell’utilizzo delle acque sotterranee, prelevate per usi agricoli e industriali e tra le cause principali del degrado ambientale ed ecologico del corso d’acqua.
La legge sulla protezione del fiume Giallo arriva dopo tre tornate legislative iniziate il 20 dicembre 2021 ed è stata ratificata dal Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo cinese, l’istituzione che fa le veci dell’Assemblea popolare, il massimo organo statale cinese, tra una plenaria e l’altra.
Nonostante sia un segnale a favore della protezione dell’ambiente e dei suoi bacini fluviali, la legge è molto generica e non presenta specifici limiti di prelievo delle acque sotterranee. Per esempio, invita le province e le regioni autonome del bacino fluviale a “istituire un meccanismo di coordinamento per promuovere la protezione ecologica”, ma non specifica quali criteri di promozione seguire.
I richiami alla sostenibilità sono numerosi ma tutti molto generici, per esempio quelli in cui si dice che “lo stato rafforzerà la conservazione dell’acqua agricola”, ne “migliorerà l’efficienza”, “incoraggerà e renderà popolare l’uso di tecnologie avanzate per il risparmio idrico”.
Tra gli emendamenti ce n’è uno che riguarda lo sfruttamento del bacino ai fine della produzione di energia idroelettrica: il fiume Giallo, infatti, ospita gigantesche dighe idroelettriche presso la gola di Liujia e altre gole nei pressi di Lanzhou.
La legge impone che lo sviluppo dell’energia idroelettrica nel bacino del fiume Giallo debba essere “scientificamente dimostrato” – anche se non viene spiegato cosa significhi nello specifico – “in linea con il piano nazionale di sviluppo, la pianificazione globale del bacino idrografico e i requisiti di protezione ecologica”.
Si tratta di un buon punto di partenza, tanto più che la legge menziona anche i piccoli progetti idroelettrici: se non soddisfano i requisiti di protezione ecologica dovranno essere rimossi dai governi locali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Un elenco delle parole che l’amministrazione Trump sta scoraggiando o cancellando da siti e documenti delle agenzie federali, legate al clima e ai diritti.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
L’ex presidente delle Filippine è accusato di crimini contro l’umanità per le migliaia di omicidi extragiudiziali nell’ambito della sua lotta alla droga.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.
Si è appena conclusa a Roma la seconda parte della Cop16 sulla biodiversità. Tre giorni di negoziati che sembrano portare finalmente al raggiungimento di nuovi obiettivi per la tutela del Pianeta, sperando che non sia troppo tardi.
Dal giorno dell’invasione russa, ci sono state emissioni di carbonio per 230 milioni di tonnellate di CO2 equivalente: pesano le bombe e gli incendi.