Crisi climatica: 8 record inquietanti dal decennio che abbiamo appena vissuto

Caldo, fenomeni estremi, emissioni di CO2, scioglimento dei ghiacci polari, incendi. I cambiamenti climatici sono la nostra quotidianità. Il 2019 chiude un decennio catastrofico.

Con il 2019 si è chiuso un decennio drammatico per il clima. Fatto di ondate di caldo eccezionali, di ghiacciai in ritirata ovunque nel mondo, di concentrazioni record di gas ad effetto serra nell’atmosfera, di crescita del livello dei mari e di eventi meteorologici estremi sempre più violenti e frequenti. L’Organizzazione meteorologica mondiale ha raccolto ed elencato i dati più inquietanti.

A partire da quelli relativi alla temperatura media globale: “È praticamente certo che quella degli ultimi cinque anni (2015-2019) risulterà la più alta mai registrata”. Gli indicatori climatici mondiali recensiti dall’Omm raccontano il decennio appena concluso e pongono il mondo di fronte a dati, numeri, cifre che non ammettono interpretazione. È la scienza che parla. E la politica deve cominciare ad ascoltare, dopo il fallimento della Cop 25 di Madrid. Ecco otto tra i segnali più preoccupanti che ci sta inviando la Terra.

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1 Il 2019 chiude il decennio più caldo di sempre

Con una temperatura superiore di 1,1 gradi centigradi rispetto all’epoca pre-industriale, il 2019 sarà ricordato come il secondo o il terzo anno più caldo di sempre. E ciò non rappresenta un’eccezione: dagli anni Ottanta, ogni decennio che si è chiuso è stato più caldo del precedente. In particolare, l’Omm sottolinea come vaste regioni dell’Artico abbiano registrato temperature eccezionalmente elevate nel 2019.

A livello globale, inoltre, i dati di ottobre 2019 hanno superato di 0,69 gradi centigradi la media del periodo compreso fra il 1981 e il 2010. Anche se di poco, è stato l’ottobre più caldo degli ultimi quattro decenni, con una differenza minima rispetto agli stessi mesi del 2015 (+0,01 gradi centigradi) e del 2017 (+0,09 gradi), che si collocano rispettivamente sul secondo e sul terzo gradino del podio

2 Concentrazione record di gas ad effetto serra nell’atmosfera

Nel 2018 (i dati del 2019 saranno disponibili alla fine del 2020) le concentrazioni di gas ad effetto serra nell’atmosfera terrestre hanno raggiunto nuovi picchi. Ciò per quanto riguarda la CO2 (con 407,8 parti per milione), il metano (1.869 parti per miliardo) e il protossido di azoto (331,1 parti per miliardo). “Parliamo rispettivamente del 147, del 259 e del 123 per cento rispetto ai livelli pre-industriali”, sottolinea l’Organizzazione meteorologica mondiale. Al contempo, le emissioni mondiali di CO2 continuano ad aumentare. E raggiungeranno un nuovo record nel 2019. A confermarlo è il rapporto annuale del Global carbon project, consorzio di decine di scienziati e laboratori internazionali, pubblicato mercoledì 4 dicembre. Nel mondo si dovrebbero raggiungere i 36,8 miliardi di tonnellate, battendo così il record del 2018.

Centrali a carbone, Cina
Un mercato nei pressi della centrale a carbone di Huainan, nella provincia cinese di Anhui © Kevin Frayer/Getty Images

3 Livello dei mari in crescita su scala mondiale

“Il livello dei mari – indica l’Omm – è in continua crescita secondo i rilievi altimetrici satellitari, ma il ritmo di tale risalita è aumentato nel corso degli ultimi anni”. E nel mese di ottobre del 2019 il livello medio su scala globale ha raggiunto il massimo da quando sono cominciate le misurazioni di precisione, ovvero nel gennaio del 1993.

A ciò si aggiunge il fatto che quello che viene chiamato “contenuto termico” – ovvero l’energia in eccedenza accumulata nel sistema climatico a causa dell’aumento dei gas ad effetto serra, e che viene assorbita dagli oceani – si è mantenuta per tutto il 2019 “a livelli record o quasi record”.

4 Prosegue l’acidificazione degli oceani

Nel decennio 2009-2018, inoltre, l’oceano ha assorbito circa il 22 per cento delle emissioni di CO2, il che ha contribuito in modo determinante ad attenuare i cambiamenti climatici. Tuttavia, l’immissione nei mari di tale quantitativo (crescente) di biossido di carbonio non fa che modificarne la composizione.

Le osservazioni hanno così mostrato un calo del pH (grado di acidità) della superficie degli oceani. Il che esaurisce a poco a poco la capacità dei mari di fornirci quello stesso – imprescindibile – assorbimento di gas climalteranti. Ma rischia anche di provocare cambiamenti negli ecosistemi, nelle correnti e, ancora una volta, negli equilibri meteorologici mondiali.

Barriera corallina Australia
La barriera corallina è la casa di oltre il 25 per cento di tutte le specie marine. L’acidificazione delle acque e il riscaldamento globale potrebbe distruggerla entro la fine del XXI secolo © Burtynsky

5 La calotta glaciale sempre più in ritirata

La ritirata della calotta glaciale artica è proseguita nel corso del 2019. La superficie media mensile del mese di settembre (normalmente la più ridotta dell’anno) è stata tra le tre più esigue mai registrate. In Groenlandia, in particolare, tra i mesi di settembre del 2018 e di agosto del 2019 è stata registrata una perdita netta pari a 329 miliardi di tonnellate, secondo i dati della missione Grace (Gravity recovery and climate experiment).

6 Fenomeni meteorologici estremi in aumento nel 2019

Precipitazioni torrenziali negli Stati Uniti, in Canada, in Russia, in Iran, in Africa orientale e in Asia meridionale. Ondate di siccità estrema nel Sud-Est asiatico, in numerose aree interne dell’Australia. E in Honduras, Guatemala, Nicaragua, El Salvador e Cile.

Ondate di Caldo estremo in Europa: in Francia è stato raggiunta la temperatura più elevata di sempre, con 45,9 gradi nella cittadina di Gallargues-le-Montueux; in Germania si sono raggiunti i 42,6 gradi; ad Helsinki il termometro ha raggiunto i 33,2 gradi. In Australia, nel periodo estivo è stato superato di un grado il record assoluto per la nazione. Ad Adelaide si sono toccati i 46,6 gradi il 24 gennaio.

Alla fine dell’anno, in Russia, il periodo natalizio è stato caratterizzato da temperature ben oltre la media: il 18 dicembre a Mosca il termometro non è sceso al di sotto dei 5,4 gradi, contro una media di -6. Non accadeva dal 1886 e per la notte di San Silvestro le autorità hanno deciso di sopperire alla mancanza di neve con una coltre artificiale, al fine di concedere agli abitanti l’atmosfera alla quale sono abituati.

A novembre, in Italia, Venezia ha vissuto un episodio di acqua alta come non avveniva dal 1966, con 187 centimetri in alcuni punti della città. Un evento che ha portato il mare a sommergere oltre l’80 per cento della città, complici anche i venti fortissimi di scirocco che hanno soffiato sulla laguna.

7 Incendi in Amazzonia, Indonesia, Australia e Africa

Il 2019 è stato anche caratterizzato da un numero enorme di incendi. Dalla Siberia all’Alaska, passando perfino per alcune regioni artiche. In Indonesia e nelle nazioni limitrofe i roghi sono stati particolarmente attivi. In America Latina si sono registrati i dati peggiori dal 2010, in particolare in Bolivia e Venezuela.
La foresta amazzonica, allo stesso modo, è stata colpita da migliaia di roghi.

Australia, caldo, incendi
L’Australia è nella morsa di un’ondata di caldo record, che alimenta i devastanti incendi © David Gray/Getty Images

Così come l’intera fascia centrale dell’Africa, dall’oceano Atlantico a quello Indiano, al livello del Gabon e dell’Angola. In Australia, poi, il fuoco ha devastato centinaia di migliaia di ettari di boschi, provocando l’emissione di 250 milioni di tonnellate di CO2 e arrivando a minacciare la metropoli di Sydney.

8 Cicloni tropicali dal Mozambico alle Bahamas passando per il Giappone

Nel 2019, l’attività ciclonica è risultata superiore alla media su scala globale. Nell’emisfero settentrionale sono stati registrati 66 cicloni tropicali, rispetto ad una media di 56.

mozambico ciclone idai
I danni provocati dal ciclone Idai in Mozambico © Yasuyoshi Chiba/Afp/Getty Images

Uno degli episodi più drammatici ha colpito nel mese di marzo il Mozambico, lo Zimbabwe e il Malawi. Il ciclone Idai è stato uno dei più violenti di sempre, ha provocato centinaia di vittime, oltre 180mila profughi e la distruzione di quasi 800mila ettari di colture. In America centrale, a settembre si è scatenato invece l’uragano Dorian, che ha toccato terra alle Bahamas con un’intensità massima (categoria 5). Ed è stato particolarmente distruttivo a causa dell’eccezionale lentezza del suo spostamento. Ad ottobre, poi, il Giappone è stato colpito da gravi inondazioni causate dal tifone Hagibis.

migranti climatici banca mondiale
Secondo la Banca mondiale, entro il 2050 potranno arrivare a 143 milioni i migranti climatici che si spostano all’interno delle loro nazioni © World Bank

La crisi climatica, dunque, non è più una prospettiva futura ma è la nostra quotidianità. E porta con sé anche rischi sanitari crescenti, conseguenze sulla sicurezza alimentare e sulle migrazioni. “Tra gennaio e giugno del 2019 – si legge nel rapporto dell’Omm – ci sono stati 10 milioni di nuovi spostamenti interni. Con le relative necessità umanitarie e di protezione”.

Anche per questo il 2020 dovrà essere l’anno dell’azione. Il mondo deve governare una rivoluzione. Se non lo farà, sarà condannato ad una catastrofe.

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