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Il coltan è un minerale raro ma indispensabile nella transizione energetica. La sua filiera, però, deve diventare più sostenibile.
Si presenta sotto forma di sabbia nera o di frammenti rocciosi di colore scuro e rappresenta un elemento fondamentale per videocamere, cellulari e per tutti gli apparecchi tecnologici di ultima generazione. Serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip e rende possibile un notevole risparmio energetico. È il coltan, un elemento raro in natura ma sempre più decisivo sul mercato delle materie prime.
Coltan è la contrazione di columbite-tantalite, i due minerali che compongono questo materiale e che sono ricchi rispettivamente di niobio e tantalio. Si tratta di due metalli estremamente importanti per la nostra società, tanto che l’Unione europea li ha inseriti nell’elenco delle materie prime critiche, cioè quei materiali il cui approvvigionamento potrebbe essere a rischio. La rarità del tantalio rispetto al niobio ha fatto sì che fino alla metà del diciannovesimo secolo questi due metalli di transizione fossero considerati sotto lo stesso elemento chimico, il columbio.
Inoltre, il coltan non è esente da problemi di natura ambientale, per via della sua difficile estrazione, e politici, dal momento che viene estratto in aree del mondo poco regolamentate, alimentando conflitti mortali tra milizie armate e lo sfruttamento del lavoro minorile.
L’attuale sistema economico, e con esso la transizione energetica, deve quindi affrontare le dinamiche legate all’estrazione e alla commercializzazione del coltan per rendere questo prodotto il più sostenibile possibile, sia dal punto di vista ambientale sia sociale.
Ricercatissimo per le applicazioni dell’industria elettronica e dell’aeronautica, i metalli presenti nel coltan vengono impiegati in diverse maniere: il niobio si usa nell’industria metallurgica per la preparazione di leghe metalliche con elevato punto di fusione, per aumentare la resistenza alla corrosione in alcuni tipi di acciai inossidabili e, infine, nella preparazione dei materiali superconduttori a bassa temperatura critica.
Il tantalio si usa sotto forma di polvere metallica nell’industria elettronica e dei semiconduttori per la produzione di condensatori ad alta capacità e dimensioni ridotte, che sono largamente usati in telefoni cellulari e computer.
La particolarità di questo minerale è che non si trova ovunque: ad esempio l’80 per cento delle riserve mondiali si trova in unico stato, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Altre importanti riserve si trovano soprattutto nell’Australia occidentale, in Canada, in Brasile, in Cina e riserve più piccole sono state esplorate in Burundi, Nigeria, Etiopia, Mozambico e Venezuela.
Il Ruanda è attualmente il primo esportatore di coltan e fornisce il 50 per cento del tantalio mondiale, pur non avendo riserve di questo materiale. Ciò è possibile perché il coltan estratto nella Rdc viene dirottato in Ruanda per poi essere esportato.
Le miniere in Rdc sono spesso improvvisate e l’estrazione si concentra soprattutto in superficie, così come le attività di selezione e lavaggio del minerale. Non è infrequente, poi, che vengano anche utilizzati macchinari per le estrazioni sotto terra: si tratta spesso di tunnel stretti e angusti, privi di areazione e soggetti a crolli frequenti, dove riescono ad infilarsi i bambini grazie alla loro ridotta corporatura.
Il prezzo del coltan è determinato dalla percentuale di tantalite. Ma è un mercato molto instabile: nel 1998 costava 2 dollari al chilogrammo, nel 2004 – quando la domanda era estremamente elevata – è arrivato a toccare i 600 dollari. Oggi vale tra i 100 e 150 dollari al chilogrammo. Il prezzo varia, anche, in base alla possibilità di estrarlo.
Parliamo di cifre enormi se paragonate a quanto guadagnano i lavoratori delle miniere di coltan. Una giornata di lavoro viene pagata un dollaro, al massimo due e spesso il lavoro viene eseguito dai minori. Da considerare anche che, come documentato da diversi giornalisti, a questa “paga” va decurtata la tangente che i minatori sono costretti a versare ai militari che sorvegliano la miniera e che dovrebbero garantire il rispetto della legalità.
Il fatto che il coltan si trovi all’80 per cento in Rdc pone una serie di problemi. Infatti, l’alta concentrazione di coltan in quest’area del mondo ha fatto sì che nascessero diversi conflitti i quali vengono definiti di bassa intensità, ma non per questo sono meno mortali: le ostilità che si verificano nella regione del Kivu, fungono come strumento di controllo per le diverse milizie presenti nell’area, che mirano a esercitare il dominio sulle miniere da dove il coltan viene estratto. Ciò consente loro di contrabbandare i minerali verso nazioni confinanti, come il Ruanda, che, sebbene non possieda depositi di coltan, è diventato uno dei principali esportatori. Questi minerali vengono successivamente venduti alle industrie produttrici di componenti elettronici. L’exploit incontrollato di questa risorsa congolese ha portato l’Onu a accusare, in un rapporto del 2002, le compagnie coinvolte nello sfruttamento delle risorse naturali della Rdc, incluso il coltan, di alimentare in modo indiretto i conflitti civili nell’area.
L’estrazione del coltan, inoltre, non è particolarmente semplice e le milizie che dominano i siti sfruttano manodopera minorile. Un rapporto di Medici Senza Frontiere spiega che molti di questi “lavoratori forzati” perdono la vita a causa della fatica e delle molteplici malattie correlate a questo minerale. Queste includono compromissioni a livello cardiaco, dei vasi sanguigni, del cervello e della pelle; riduzione nella produzione di cellule ematiche e danneggiamento dell’apparato digerente; aumento del rischio di cancro; difetti genetici nella progenie; e malattie dell’apparato linfatico. Trattandosi di patologie significative, è essenziale fornire cure mediche e farmaci, ma queste risorse sono fuori dalla portata di tali individui o non sono disponibili nel paese.
Esistono prodotti sul mercato che optano per scelte sostenibili. Per esempio, nel campo della telefonia, c’è Fairphone, piccola azienda nata nei Paesi Bassi nel 2013 con lo scopo di realizzare un telefono di alta qualità e moderno, senza però sfruttare persone o inquinare l’ambiente. Fairphone ha scelto una filiera del coltan tracciabile e “certificata”, che esclude le miniere controllate dai signori della guerra e dove ai lavoratori siano garantiti diritti sindacali e sociali.
Inoltre, negli anni passati sono nati progetti collaborativi tra aziende del settore tecnologico. Tra questi esempi ci sono Solutions for Hope, un progetto collaborativo tra diverse organizzazioni, tra cui Motorola, Intel, l’organizzazione no-profit Enough Project con l’obiettivo di sviluppare una catena di approvvigionamento sostenibile per il tantalio proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo.
In realtà, sono ancora pochi gli esempi di questo tipo. Per cui, una delle poche soluzioni attuabili è quella, a livello individuale, di ridurre gli acquisti superflui e valutare l’acquisto di prodotti tecnologici ricondizionati, quindi riparati e rimessi a nuovo: per quanto riguarda telefoni e computer ormai sono numerose le piattaforme online che permettono di acquistare prodotti ricondizionati, perfettamente funzionanti e impeccabili dal punto di vista estetico.
In attesa che a livello politico si riesca a incrementare il riciclo dei dispositivi tecnologici, cellulari in primis, i cui numeri sono ancora limitati.
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