
Quante imprese hanno i mezzi per far fronte a un danno all’ambiente? A dare una risposta è la rilevazione di Pool Ambiente su dati Ania.
Le imprese che rappresentano la green economy italiana hanno approvato una risoluzione sull’accordo di Parigi sul clima e chiesto al governo di adottare sei misure salva-ambiente.
A due mesi dal termine della Cop 21, la conferenza mondiale sul clima svoltasi a Parigi lo scorso dicembre, il Consiglio nazionale della green economy italiana ha chiesto al governo di ratificare l’Accordo di Parigi e di adottare le necessarie misure normative per l’applicazione degli obiettivi fissati.
Il Consiglio nazionale della green economy, costituito da 64 organizzazioni di imprese rappresentative dell’economia sostenibile italiana, nel corso della prima riunione del 2016 ha fissato sei punti imprescindibili per rispettare l’Accordo di Parigi, mantenendo cioè la crescita della temperatura media globale “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi”.
Le sei misure individuate per cercare di contenere un ulteriore innalzamento delle temperature riguardano, tra le altre cose, le energie rinnovabili, la mobilità sostenibile e la valorizzazione del patrimonio naturale. Eccole nel dettaglio così come sono state presentate dal Consiglio nazionale della green economy:
Incrementare l’efficienza, il risparmio energetico e lo sviluppo di fonti energetiche nazionali rinnovabili.
Sviluppare il risparmio, il riciclo e la rinnovabilità dei materiali in un’ottica di economia circolare.
Promuovere una mobilità più sostenibile, città meno inquinate e più vivibili e un’edilizia più sostenibile.
Incrementare gli assorbimenti di carbonio attraverso la gestione appropriata e sostenibile delle foreste, dei pascoli e dei terreni agricoli.
Introdurre il carbon pricing in sostituzione di altre forme di prelievo fiscale e per eliminare e/o per riallocare gli incentivi negativi per l’ambiente.
Rafforzare attività di punta come l’agroalimentare e il turismo, migliorando la qualità del territorio, tutelando e valorizzando meglio quella grande risorsa nazionale che è costituita dal nostro capitale naturale e culturale.
“Il Documento di Parigi è basato su impegni definiti nazionalmente, gestiti e attuati nazionalmente e comunicati e verificati globalmente – ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e membro del Consiglio nazionale della green economy. – Bisogna verificare se tale strumento di governance sarà effettivamente in grado di assicurare azioni adeguate per il clima. È necessario quindi sostenere un miglioramento degli impegni europei e nazionali e questa risoluzione vuole essere uno stimolo in questa direzione”.
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