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La Formula E si adegua all’emergenza coronavirus: il campionato per monoposto elettriche si ferma. Annullato l’e-Prix di Roma di aprile, facciamo un punto sulla stagione, i protagonisti e l’evoluzione delle auto.
Lo sport si ferma in tutta Italia, e nel mondo, se va avanti, lo fa a porte chiuse, come accaduto in Bahrain il 22 marzo, in occasione del primo appuntamento ‘virtuale’ del mondiale di Formula 1; ma al momento la situazione globale a causa dell’emergenza sanitaria coronavirus è tutta in divenire. Non fa eccezione la Formula E, Abb Fia Formula E Championship, il primo campionato internazionale per monoposto completamente elettriche. La tappa romana, entrata in calendario nel 2018, avrebbe dovuto disputarsi sabato 4 aprile, ma la Federazione internazionale dell’automobile, in accordo con Automobile Club d’Italia, ha prima deciso di annullare l’e-Prix ai piedi del Colosseo (quadrato, quello dell’Eur) e poco dopo anche quello di Giacarta, fino alla decisione definitiva di sospendere il campionato.
BREAKING: Formula E and @FIA take decision to temporarily suspend season.
Full statement: https://t.co/bbO1X6Ct9P pic.twitter.com/NBdXyzQ611
— ABB Formula E (@FIAFormulaE) March 13, 2020
Per gli appassionati della Formula ecologica dunque, la sesta stagione, scattata a novembre 2019 in Arabia Saudita e che ufficialmente avrebbe dovuto concludersi a Londra a fine luglio, dovrebbe riprendere il via da Berlino, il prossimo 21 giugno, ma ormai il condizionale è d’obbligo. In attesa di conoscere le sorti del campionato e di quando sarà possibile tornare a vivere e gustarsi con serenità lo sport in tutto il mondo, ripercorriamo storia e caratteristiche della prima serie ufficiale dedicata a vetture a ruote scoperte spinte da un motore 100 per cento elettrico.
La Formula E è nata su proposta della Fia, che già nel 2011 stava pensando a una categoria altrettanto allettante e adrenalinica da proporre agli appassionati di F1, capace altresì di veicolare un importante messaggio: quello di una energia alternativa e pulita in ambito motoristico, oltre che innovativa, visto l’importante contributo che queste competizioni apportano poi allo sviluppo delle vetture di serie. Nel giro di poche stagioni i nomi più importanti dell’auto, come Audi, Jaguar, Bmw, Mercedes, Porsche, hanno investito ingenti somme e risorse nello sport sostenibile, sviluppando in parallelo agonismo e competenze, lanciandosi in una nuova sfida che guarda al futuro sia dal punto di vista tecnologico che ambientale e sociale.
Cominciata in sordina nel biennio 2014-2015, anno dopo anno la serie green si è conquistata il suo posto nel cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori, diventando non una alternativa alle regine del motorsport, su tutte la Formula 1 o il Mondiale endurance (Wec), che in calendario vanta appuntamenti come la prestigiosa 24 Ore di Le Mans, bensì una vera e propria scelta per i costruttori e i piloti provenienti da altri campionati. Al volante delle vetture elettriche in gara si sono infatti alternati tantissimi campioni della F1 come Jacques Villeneuve e Felipe Massa. Il successo della Formula E, che registra numeri sempre in crescita e che in pochi anni si è conquistata un seguito da record, è dato anche dalla scenografica ambientazione delle gare, che si svolgono rigorosamente all’interno di circuiti urbani realizzati per l’occasione.
Dallo skyline mozzafiato di New York all’esotica medina di Marrakech, passando per alcune tra le mete più famose al mondo, come Roma, Parigi e Berlino, la sfida messa in campo non è solamente quella tra le squadre e i loro alfieri, ma generazionale: la Formula E si rivolge principalmente a un nuovo pubblico di appassionati, quello dei giovani che coniugano la passione per lo sport, l’auto e l’ambiente. Sono loro, la generazione 2.0, quella che vivrà nelle smart cities del futuro, costruite o reinventate inseguendo l’obiettivo comune di giungere il prima possibile a una totale sostenibilità delle nostre attività, nel rispetto dell’ambiente che ci ospita e circonda.
Fin dalla prima stagione sono tanti gli stimoli che la Formula E ha portato in pista per coinvolgere il pubblico, specialmente via social, grazie a opzioni come il “Fanboost”, che dà ai tifosi la possibilità di “dare la spinta” ai propri beniamini durante la gara, regalando ai piloti più votati una ulteriore carica di energia. E se il sibilo prodotto da queste monoposto, tipicamente elettrico, come quello delle vecchie macchinine sulla pista Polistil, da solo non fosse sufficiente a scaldare le tribune, ci pensano i numerosi sorpassi e la lotta in pista, sempre entusiasmante e agguerrita, a dare forza a questa categoria, invertendo il trend con gli anni d’oro della F1; segno che elettrico non significa meno potenza o spettacolarità, ma tutt’altro, facendo in più un favore all’ambiente.
La Formula E per molti costruttori è considerata un laboratorio dove sperimentare nuove soluzioni da applicare alla mobilità elettrica del futuro. Per questo le auto dalla prima generazione sono cambiate profondamente: oggi la monoposto Gen2, presentata al Salone di Ginevra nel 2018, tocca velocità di 280 chilometri orari, può erogare fino a una potenza massima di 250 kW (335 cavalli), e accelera da 0 a 100 chilometri orari in meno di 2,8 secondi. Dal primo anno infatti, la potenza delle monoposto di Formula E – che per regolamento devono affrontare una gara della durata di 45 minuti più un giro – è passata da 170 a 200 kW (270 cavalli). La capacità dei sistemi propulsivi di rigenerare energia negli anni è raddoppiata e insieme all’evoluzione delle batterie (passate da 28 a 54 kWh) ha permesso di evitare già da due stagioni il cambio auto a metà corsa.
La Formula E è nata per promuovere la mobilità sostenibile sui circuiti di gara, per sostenere l’innovazione e velocizzare l’adozione e la transizione verso l’elettrico nel mondo. Per questo, oltre al calendario delle gare la Formula E ha sviluppato numerose partnership e attività collaterali, associando il proprio nome alla promozione di programmi educativi in scuole e università, a eventi e conferenze dedicate al clima e alla mobilità a impatto zero (attraverso il progetto FIA smart cities), dimostrando che gareggiare per un futuro più pulito è possibile.
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