Con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, abbiamo esplorato i temi chiave degli Stati generali della green economy 2024 il 5 e 6 novembre.
Cosa sono le fattorie della bile. Alla scoperta dell’inferno degli orsi
In Asia gli orsi vengono torturati per estrarre la bile utilizzata nella medicina tradizionale. Animals Asia Foundation lotta per fermare questo abominio.
La mente umana è capace di generare orrori inimmaginabili. L’intera storia della nostra specie ne è costellata. L’uomo non ha mai risparmiato (né risparmia tutt’ora) atroci crudeltà verso i suoi simili, è però nei confronti degli animali che dà il peggio di sé. Uno degli incubi ad occhi aperti di cui parliamo sono le fattorie della bile.
All’interno di queste strutture migliaia di orsi neri asiatici (Ursus thibetanus), ma anche orsi bruni e orsi del sole, vengono letteralmente spremuti per ricavare dalla loro bile l’acido ursodeoxicholic. La bile viene estratta con tecniche invasive e dolorose che causano gravi infezioni, come il free drippinng, il continuo sgocciolamento della bile dalla cistifellea indotto schiacciando i plantigradi due volte al giorno.
Quale può essere lo scopo di tanta crudeltà? Se non fosse tanto tragico sarebbe quasi ironico, gli orsi vengono torturati per produrre una pomata contro le emorroidi e uno shampoo. Da millenni la medicina tradizionale asiatica ricorre a queste torture per creare unguenti e rimedi. Nonostante esistano numerose alternative erboristiche e sintetiche efficaci e a basso costo questa pratica è ancora largamente diffusa. Sono oltre 10mila gli orsi imprigionati nelle fattorie della bile cinesi, mentre in Vietnam gli orsi detenuti sono circa 2.400.
La vita degli orsi, se così si può chiamare, è una lenta e costante agonia, spesso gli animali vengono catturati da cuccioli, rinchiusi in gabbie minuscole che impediscono loro ogni movimento, vengono loro strappati gli artigli e segati i denti per evitare che possano cercare il suicidio e “munti” fino alla morte, che può sopraggiungere anche dopo trent’anni in virtù della loro straordinaria resistenza. Oltre che perverso e malvagio questo tipo di allevamento è illegale, gli orsi asiatici sono infatti protetti dalla Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate, eppure le “fattorie” sono aperte con regolari concessioni governative.
La speranza per questi animali gentili ha un volto e risponde al nome di Jill Robinson, fondatrice della Animals Asia Foundation, associazione nata nel 1998 con l’obiettivo di porre fine alla crudele pratica delle fattorie della bile e di migliorare il benessere degli animali in Cina e Vietnam. La fondazione si occupa della liberazione degli animali, diffonde consapevolezza sulla loro situazione e dispone di un centro di recupero per gli orsi salvati che permette agli animali di vivere serenamente dopo le torture subite.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Entro il 2025, 40 porti italiani saranno dotati di spugne per assorbire gli oli. Si inizia da cinque tappe simboliche: Napoli, Messina, Brindisi, Ravenna e Trieste.
Una stretta opera di sorveglianza anti-bracconaggio ha dato i suoi frutti: il parco nazionale di Kaziranga ha quasi azzerato le uccisioni di rinoceronti.
A Palazzo Bovara apre al pubblico una tre giorni di confronto e conoscenza della moda sostenibile dal titolo Smart Closet.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Dall’11 al 13 ottobre a Parma c’è Fragile: il festival per trovare soluzioni e strategie per ridurre il nostro impatto sul pianeta.
Approvato quasi due anni fa, il regolamento sulla forestazione importata dovrebbe entrare in vigore il 31 dicembre. Ma in tanti chiedono una revisione.
È ormai inevitabile il superamento di un settimo “limite planetario” (su nove), legato al processo di acidificazione degli oceani.
Il territorio dell’Alta Murgia in Puglia è il dodicesimo geoparco proclamato dall’Unesco in Italia.