
Con gli scarti di produzione del riso, l’azienda piemontese ha creato un aceto frutto della circolarità, mentre con la vendita di alcuni prodotti sostiene Banco Alimentare per donare pasti ai bisognosi.
Tonnellate di cibo sprecate e miliardi di euro in fumo, senza contare la dissipazione delle risorse naturali e l’inquinamento dell’ambiente: il problema dello spreco alimentare riguarda ognuno di noi. Ecco come mettere in pratica un consumo responsabile, sostenibile e solidale del cibo.
Per la Fao un terzo del cibo prodotto ogni anno nel mondo viene sprecato prima di essere consumato; l’Unione europea ha calcolato che, in 365 giorni, nei paesi Ue, 88 milioni di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, mentre secondo i dati di Last Minute Market (realtà che sviluppa progetti e servizi per la prevenzione e riduzione degli sprechi) una famiglia italiana butta in media un quintale e mezzo di cibo all’anno. Le indagini che fanno il punto sullo spreco alimentare sono numerose e tutte ugualmente allarmanti. E se i numeri si riferiscono principalmente al cibo commestibile, questo non è il solo aspetto da considerare. Lo spreco riguarda, infatti, anche le risorse naturali utilizzate per produrre gli alimenti, come l’acqua e il suolo. Inoltre, lo spreco investe tutta la filiera del cibo, dalla produzione alla distribuzione al consumo perché spesso gli alimenti vengono scartati dopo il raccolto o dopo il trasporto o, ancora, dopo essere stati acquistati. Dalle aziende ai supermercati, dai ristoranti all’ambiente domestico, ognuno può agire responsabilmente per combattere e diminuire lo spreco alimentare. Una produzione e un consumo più responsabile del cibo contribuirebbe a ridurre le emissioni di gas serra prodotte dall’agricoltura e dall’industria ed una sua distribuzione più equa consentirebbe di avere cibo per tutti.
Lo scorso agosto è stata introdotta in Italia una legge contro lo spreco alimentare che permette di recuperare e donare le eccedenze di cibo, azione favorita da incentivi e semplificazioni burocratiche. Questa norma ha facilitato, ad esempio, la firma nei giorni scorsi di un protocollo d’intesa tra l’Ordine nazionale dei tecnologi alimentari (Otan) e Fondazione Banco Alimentare Onlus (Fbao) per il recupero del cibo ancora commestibile. Lo scorso aprile, la Commissione Ambiente del Parlamento europeo, allo scopo di raggiungere gli obiettivi fissati di riduzione dello spreco alimentare (30 per cento entro il 2025 e 50 per cento entro il 2030) ha proposto una riduzione dei prezzi dei prodotti in scadenza e l’esenzione dell’Iva per le donazioni di cibo, oltre a un programma di informazione per i cittadini sulla differenza tra data di scadenza e termine minimo di conservazione dei prodotti. A questo proposito in Inghilterra è nata l’iniziativa promossa da The Real Junk Food Project di un supermercato dove si possono acquistare cibi scaduti o prossimi alla scadenza pagando quello che si ritiene “giusto”; o ancora Wefood, a Copenhagen che vende a prezzi ridotti frutta e verdura ammaccata o cibi in confezioni danneggiate che non possono più essere destinati ai banchi del supermercato tradizionale.
Anche le aziende produttrici di elettrodomestici svolgono un ruolo importante nella lotta allo spreco: Whirlpool è impegnata in un progetto educativo nelle scuole, Momenti da non sprecare, con lo scopo di promuovere il valore del cibo. All’interno di questo progetto, grazie alla consulenza scientifica del Whirlpool Global Food Institute – polo di ricerca e sviluppo nel campo della ricerca di tecnologie alimentari applicata allo sviluppo di elettrodomestici performanti ed innovativi – l’azienda offre consigli utili per ridurre lo spreco di cibo tra le mura casalinghe. Il primo passo è quello di una spesa intelligente che consiste nel comprare la quantità di cibo necessaria, evitando offerte illusorie (come il 3×2) che invogliano al superfluo. Quando sistemiamo la spesa è sempre meglio riporre i prodotti che scadono prima più in evidenza nella credenza, mentre nel frigorifero è importante sistemare la verdura nel comparto più basso, la carne e il pesce nella zona intermedia e i latticini, solitamente più delicati, nella parte più alta. Prima che un alimento arrivi al limite della sua conservazione, per evitare di buttarlo, possiamo congelarlo oppure cercare una ricetta nuova che preveda il suo utilizzo e ci regali un piatto a cui non avevamo pensato, ma che fa proprio al caso nostro. Ricordiamoci anche che quelli che spesso riteniamo scarti di frutta e verdura sono invece commestibili e possono essere riutilizzati in tanti piatti con un po’ di fantasia. Con le bucce delle patate si possono fare, ad esempio, delle gustose chips, con quelle delle mele degli infusi benefici.
I progetti antispreco realizzati nell’ambito della ristorazione sono svariati: tra gli ultimi quello della Caritas ambrosiana che ha avviato il progetto Ristorante solidale: i ristoranti che aderiscono all’iniziativa, si impegnano a preparare, con il cibo eccedente, pasti in più che vengono poi consegnati, attraverso servizi di food delivery e pony express, a tre case di accoglienza di Milano. Altra buona pratica che ai ristoranti viene sempre più richiesta di adottare è la family bag, una confezione apposita che permette ai clienti di portare a casa il cibo che rimane nel piatto. Nell’epoca della tecnologia a portata di smartphone, negli Stati Uniti sono nate anche delle app che consentono di ordinare il cibo che avanza a fine giornata in un ristorante e andare poi a ritirarlo per consumarlo a casa, risparmiando l’80 per cento sul prezzo del piatto.
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