Il provvedimento di Amsterdam si aggiunge a quelli già adottati in altre città europee per porre un limite al numero di turisti in aumento.
Le dighe del Panperduto tornano a nuova vita. Presto si potrebbe andare da Locarno a Venezia via acqua
Un’opera di riqualificazione architettonica, un itinerario navigabile, un ecomuseo e un ostello. Il fiume Ticino da navigare e visitare.
Siamo a Somma Lombardo in provincia di Varese, precisamente a Golasecca, dove il Ticino con le sue anse e meandri scorre placido verso Milano. Qui nel 1884 furono inaugurate le dighe del Panperduto, un insieme di opere idrauliche progettate per regolare le acque del fiume, sorgente ancora oggi di tutto il sistema idrico del milanese: da qui nasce infatti il canale Villoresi, che confluisce nel Naviglio della Martesana, per poi unirsi al Naviglio Grande.
Le dighe del Panperduto. ©Rudi Bressa
Da qui insomma si regolava e si regola tutta l’acqua che circonda il capoluogo lombardo. E ora, grazie all’opera di riqualificazione architettonica e naturalistica inaugurata qualche settimana fa, nasce il progetto denominato Idrotour, concepito nell’ambito del programma di cooperazione Italia Svizzera.
Oltre ai lavori di messa in sicurezza delle dighe, alla realizzazione del Museo delle Acque italo-svizzere e dell’ostello “Locanda Panperduto”, si sono poggiate le prime promesse per realizzare quello che un tempo fu una delle vie d’acqua più importanti del nostro Paese, ovvero la linea Locarno-Milano-Venezia.
550 km dalla cittadina svizzera attraverso il Lago Maggiore e il Ticino, per poi attraversare il Canale Industriale, il Naviglio Grande in Milano, e magari approdare alla Darsena. Da lì si potrebbe navigare verso Pavia. Passando poi il ponte della Becca e navigando il grande alveo del Po, si potrebbe navigare fino a Piacenza e Cremona attraverso le corti rinascimentali italiane e concludere il viaggio nella laguna veneziana.
Certo, finora Regione Lombardia, il Consorzio Est Ticino Villoresi insieme al partner svizzero Associazione Locarno-Milano-Venezia, hanno realizzato la messa in sicurezza delle dighe e i primi progetti di ospitalità e promozione turistica, e l’idrovia non è ancora pienamente operativa. L’accesso alle Dighe resta su richiesta, perché il sistema idraulico della diga, delle conche e della centrale idroelettrica (in costruzione), sono in funzione e quindi protette e ad accesso controllato.
Le chiuse della diga. Sullo sfondo la cima del Monte Rosa.©Rudi Bressa
“Grazie a questo progetto europeo e alla positiva collaborazione tra le istituzioni questo patrimonio naturale e industriale oggi può diventare uno dei fiori all’occhiello della nostra offerta turistica, andando ad ampliare le proposte di turismo slow” ha dichiarato Mauro Parolini, assessore al commercio, terziario e turismo di Regione Lombardia. Un primo tassello, che si spera non venga messo da parte e che possa portare alla conclusione di quello che potrebbe diventare un invidiabile e unico percorso turistico.
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