
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
I profiler nostrani avranno uno strumento in più per identificare i potenziali criminali, gli agenti della forestale potranno invece tutelare meglio la fauna selvatica. Grazie infatti a un accordo appena siglato tra Corpo Forestale dello Stato (Cfs) e Link Italia, associazione che si occupa di raccogliere dati che correlano crimini violenti alla crudeltà sugli animali, sarà
I profiler nostrani avranno uno strumento in più per identificare i potenziali criminali, gli agenti della forestale potranno invece tutelare meglio la fauna selvatica.
Grazie infatti a un accordo appena siglato tra Corpo Forestale dello Stato (Cfs) e Link Italia, associazione che si occupa di raccogliere dati che correlano crimini violenti alla crudeltà sugli animali, sarà possibile creare un database condiviso che serva a entrambi gli enti per identificare persone socialmente pericolose.
L’obiettivo comune di Cfs e Link Italia è quello di individuare un “maltrattatore tipo“, incrociando i dati dell’associazione stessa con quelli del Nucleo investigativo per i reati in danno agli animali (Nirda) del Cfs.
Secondo gli studi già svolti, il 95 per cento delle persone che praticano maltrattamento degli animali sono uomini; tra questi, il 19 per cento sono bambini o adolescenti. In particolare, la crudeltà sugli animali praticata da bambini (a partire dai 6 anni di età), oltre ad essere un comportamento scientificamente patologico, è considerata anche un indicatore di possibili comportamenti antisociali e criminali e di possibile violenza su donne e bambini.
Il web (e in particolare i social network) sarà l’ambito di indagine privilegiato, in cui verranno ricercati soprattutto video e immagini che mostrano atti di crudeltà e torture sugli animali, per risalire ai criminali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Per la prima volta nel 2025 si celebrano le più grandi fonti di acqua dolce del pianeta, che fronteggiano la sfida dei cambiamenti climatici.
Un tribunale condanna Greenpeace a pagare 660 milioni di dollari. L’accusa? Aver difeso ambiente e diritti dei popoli nativi dal mega-oleodotto Dakota Access Pipeline.
In Italia sono 265 gli impianti ormai disuso perché non nevica più: rimangono scheletri e mostri di cemento. E l’esigenza di ripensare la montagna e il turismo.
Temendo la presenza di rifiuti tossici, la Groenlandia ha interrotto l’estrazione dell’uranio. Ora potrebbe essere costretta a ricominciare. O a pagare 11 miliardi di dollari.
L’organizzazione della Cop30 nella foresta amazzonica porta con sé varie opere infrastrutturali, tra cui una nuova – contestatissima – autostrada.
Incidente nel mare del Nord tra una petroliera e una nave cargo: fiamme e fumo a bordo, si teme lo sversamento di combustibile in mare.
Saudi Aramco, ExxonMobil, Shell, Eni: sono alcune delle “solite” responsabili delle emissioni di CO2 a livello globale.
A23a, l’iceberg più grande del mondo, si è fermato a 80 km dalla Georgia del Sud, dove ha iniziato a disgregarsi.
Una causa intimidatoria per fermare chi lotta per la difesa delle risorse naturali e contro le giganti del petrolio. È quanto sta vivendo Greenpeace per le proteste contro il Dakota access pipeline.