
Le aziende soffrono i cambiamenti climatici ma non lo dicono
93 aziende statunitensi su 100 rischiano di pagare il conto, a livello finanziario, dei cambiamenti climatici. I loro azionisti, però, non ne sanno nulla.
93 aziende statunitensi su 100 rischiano di pagare il conto, a livello finanziario, dei cambiamenti climatici. I loro azionisti, però, non ne sanno nulla.
Collaborare e inserirsi in modo armonico nel territorio è il fattore di successo per le imprese made in Italy. Ne parliamo con Ermete Realacci, presidente di Symbola.
Per le imprese del made in Italy, collaborare con le altre imprese e con i soggetti del territorio è un fattore di sviluppo economico a tutti gli effetti.
Moody’s, una delle più importanti agenzie di rating al mondo, d’ora in poi darà i voti alle società basandosi anche sull’Accordo di Parigi.
Mentre il Regno Unito fa i conti con la svalutazione delle sterlina, a guadagnare dalla Brexit, per ora, sono i grandi fondi di investimento e le multinazionali.
Anche nella capitale della finanza asiatica le aziende dovranno sancire nel bilancio di sostenibilità le loro politiche ambientali, sociali e di governance.
Gli investimenti sostenibili e responsabili sono una moda? Tutt’altro: hanno una storia secolare e negli ultimi anni hanno fatto enormi passi avanti.
La condivisione di auto, case o servizi professionali ha un nome: sharing economy. Non è una moda, ma un settore economico che vale sempre di più.
Un mese fa Monsanto rifiutava 62 miliardi di dollari dalla tedesca Bayer. Ora fa sapere che i negoziati continuano e coinvolgono anche altre aziende.
Dalla Grameen Bank di Muhammad Yunus all’Europa dei nostri giorni, il microcredito ormai è una realtà che sostiene imprenditoria e inclusione sociale.