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Enzo Boschi, nato ad Arezzo nel 1942, è un fisico e vulcanologo, tra i più influenti ed esperti in Italia. È stato presidente, dal 1982 al 2011, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’organo di consulenza del governo per tutte le questioni geofisiche. Per questo la sua decisione di schierarsi sul referendum sulle trivellazioni che
Enzo Boschi, nato ad Arezzo nel 1942, è un fisico e vulcanologo, tra i più influenti ed esperti in Italia. È stato presidente, dal 1982 al 2011, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’organo di consulenza del governo per tutte le questioni geofisiche. Per questo la sua decisione di schierarsi sul referendum sulle trivellazioni che si tiene domenica 17 aprile è una notizia che va comunicata e compresa. Soprattutto perché fa chiarezza sul vero motivo di questo appuntamento elettorale. Per Boschi è l’occasione, una delle pochissime, per mostrare la volontà dei cittadini.
Molte piattaforme producono pochissimo. Restano in funzione solo per evitare i costi dello smantellamento ai petrolieri. #VotaSI_17Aprile
— Enzo Boschi (@enzo_boschi) 16 marzo 2016
Partiamo dalla domanda più semplice. Lei cosa vota e perché?
Io ho deciso di votare sì in modo convinto, e non perché temo che le trivellazioni possano provocare terremoti o disastri. Ma perché penso sia giunto il momento di avere una visione diversa, nuova su come coprire il fabbisogno energetico del nostro paese. Dobbiamo abbandonare lo sfruttamento di idrocarburi e cominciare a immaginare il futuro che vogliamo. Il referendum è un momento importante per entrare in questa logica anche perché noi cittadini non abbiamo molte altre occasioni per intervenire sulla strategia energetica italiana. Tutto questo anche se il quesito, in realtà, si riferisce a un dettaglio. Un dettaglio da cui partire per una riflessione moderna, di respiro ampio.
Quindi, come dice il comitato del sì, è uno strumento politico per dire la nostra…
Esatto, è un’occasione che dobbiamo cogliere.
Perché pensa che le fonti fossili siano il passato?
Perché ce lo dice il clima, ce lo chiede l’ambiente e perché sono motivo di scontro. Dobbiamo pensare ad alternative serie che ci rendano autonomi, come il fotovoltaico. Non possiamo continuare senza una visione. E il referendum, seppur basato su un dettaglio, è l’occasione per cambiare.
Tornando nel suo campo. Togliamo ogni dubbio, le trivellazioni non causano terremoti?
I due terremoti che si sono verificati recentemente in Emilia Romagna non sono stati provocati dalle trivellazioni in alto mare. La confusione che si è creata sul tema ha contribuito alla nascita del movimento NoTriv, ma questa cosa è nata da una confusione nell’informazione, una confusione che non è mai stata dissipata nemmeno dalle istituzioni.
In tutti i casi deve prevalere il buon senso. Bisogna dire come stanno le cose e ragionare seriamente sul futuro a lungo termine del settore, bisogna rispondere alla domanda crescente di approvvigionamento energetico in Italia.
Per tutti questi motivi trovo assurdo il silenzio sul referendum. I grandi mezzi d’informazione, quelli che raggiungono le masse non ne parlano. Ma piuttosto che non votare e nascondere i fatti alle persone, penso sia più importante attivarsi, anche facendo campagna attiva per il no se necessario, se coloro che sono contrari all’abrogazione di quella parte di legge sono convinti della bontà delle loro tesi.
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