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Le sostanze chimiche spruzzate dagli americani nella guerra del Vietnam, come il famigerato Agente arancio, avvelenano ancora oggi le foreste e i campi coltivati del Paese.
La guerra del Vietnam ha devastato la nazione asiatica per quasi venti anni causando milioni di morti, soprattutto tra la popolazione civile. Nonostante siano trascorsi 44 anni dalla fine del conflitto, il Vietnam continua a pagare un prezzo altissimo per quella guerra. Gli erbicidi utilizzati dall’esercito americano continuano infatti a inquinare e avvelenare gli ecosistemi vietnamiti e le persone che li abitano. In particolare il famigerato Agente arancio, un defoliante costituito da due diversi erbicidi e contenente diossina, utilizzato per uccidere le piante e privare i vietcong del riparo offerto dalla foresta. Irrorando il Vietnam del Sud con oltre 75 milioni di litri di erbicidi, gli Stati Uniti hanno contaminato oltre due milioni di ettari di foreste, avvelenato raccolti e corsi d’acqua e causato malformazioni e gravi disabilità in migliaia di bambini nati dopo la guerra. Un nuovo studio statunitense ha confermato che gli erbicidi continuano ancora oggi ad inquinare le foreste pluviali, le aree umide e i campi coltivati del Paese.
L’Agente arancio, come riportato dallo studio condotto dai ricercatori delle università dell’Illinois e dell’Iowa, persiste dunque nell’ambiente vietnamita e mette a rischio la sicurezza alimentare. “In questo studio – ha spiegato Ken Olson, professore del Dipartimento di risorse naturali e scienze ambientali dell’università dell’Illinois e co-autore della ricerca – esaminiamo gli effetti ambientali a breve e a lungo termine sulla base delle risorse naturali vietnamite e su come la persistenza della diossina continui a minacciare terreni, acqua, sedimenti, specie acquatiche, approvvigionamento di cibo e salute della popolazione”.
I due erbicidi utilizzati per creare l’Agente arancio non erano in grado di persistere più a lungo di alcune settimane nell’ambiente esposto alla luce solare. Tuttavia la combustione di quel veleno produsse una reazione che diede origine a un sottoprodotto tossico chiamato 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, nota con l’abbreviazione TCDD. La TCDD, ritenuta la molecola più tossica e pericolosa tra quelle mai prodotte, può infestare l’ambiente per decenni o addirittura secoli, sostengono gli autori dello studio.
I ricercatori hanno esaminato numerosi rapporti relativi ai siti contaminati dall’Agente arancio per capire come la TCDD abbia lentamente avvelenato foreste e campagne. “Il processo è iniziato con l’irrorazione da parte dell’esercito degli Stati Uniti negli anni Sessanta – si legge nello studio. – La TCDD è stata assorbita dalle foglie di alberi e arbusti, le quali, una volta cadute al suolo, hanno permesso la diffusione della diossina nella sostanza organica del suolo e nelle particelle di argilla del terreno”. In questo modo la sostanza tossica si è espansa, dal terreno è poi finita in zone umide, paludi, fiumi, laghi e stagni.
Dopo aver “colonizzato” gli ecosistemi la TCDD è naturalmente finita nella catena alimentare. I sedimenti contaminati vengono infatti mangiati dalle creature più piccole, come piccoli pesci e gamberetti, nelle quali la diossina si accumula, delle quali si nutrono poi animali di maggiori dimensioni come aironi e altre specie di pesci, per poi finire sulle tavole della popolazione locale. Il pesce è infatti alla base della dieta vietnamita. Per evitare ulteriori contaminazioni la pesca è stata vietata nella maggior parte dei siti avvelenati, ma i divieti sono stati difficili da far rispettare e, di conseguenza, gli esseri umani continuano ad ingerire la TCDD sganciata quasi mezzo secolo fa.
Gli studiosi hanno mappato i dieci siti con la maggiore concentrazione di TCDD, sottolineando che milioni di vietnamiti vivono in città e villaggi adiacenti. “Il peggior sito contaminato da diossina in Vietnam è la base aerea di Bien Hoa, che si trova a 30 miglia a nord di Ho Chi Minh City”, ha affermato Olson. La ricerca conclude che il modo migliore per ridurre l’impatto della TCDD è incenerire i terreni più contaminati, in questo modo, ha spiegato Olson, “si eliminerebbe la diossina piuttosto che conservarla temporaneamente in una discarica, e l’incenerimento non richiederebbe manutenzione o trattamenti futuri”.
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