La proposta di togliere la scadenza all’autorizzazione delle sostanze attive dei pesticidi è contenuta in un pacchetto semplificazione della Commissione. Per gli ambientalisti in questo modo il profitto dell’industria prevale sulla salute.
Una commissione d’inchiesta del Parlamento francese ha prodotto una relazione per spiegare i problemi legati ai cibi ultra-processati, proponendo soluzioni per ridurre gli additivi e ottenere etichette più trasparenti.
Un documento che affronta i problemi legati agli impatti sulla salute, alle questioni di trasparenza e all’utilizzo degli additivi nel settore degli alimenti industriali e che propone possibili soluzioni per fronteggiarli con una richiesta finale all’Unione europea. È il rapporto redatto da una commissione d’inchiesta del Parlamento francese, concluso dopo quattro mesi di lavoro e decine di audizioni tra esponenti del mondo scientifico, dell’industria, delle istituzioni e delle associazioni.
Riprendendo la suddivisione degli alimenti in quattro categorie in base al grado di trasformazione a cui vengono sottoposti (prima gli alimenti poco o per nulla trasformati come i vegetali, i funghi, la carne, le uova; poi gli ingredienti provenienti dalla terra come il sale o quelli trasformati fisicamente e chimicamente come lo zucchero; quindi gli alimenti trasformati composti da uno o più ingredienti; infine i cibi ultra elaborati, ovvero quelli prodotti industrialmente), la relazione si sofferma sugli ultimi evidenziando il loro squilibrio nutrizionale dovuto soprattutto all’eccessivo contenuto di zucchero, sale e grassi e la loro correlazione con malattie come diabete, obesità e cancro.
Da qui la commissione, attraverso il documento, avanza alcune richieste all’Unione europea, articolate in alcune proposte da adottare. Tra queste, rendere obbligatoria l’etichetta nutrizionale semplificata Nutri-Score, finora adottata in Francia in modo volontario, vietare la pubblicità dei prodotti alimentari rivolta ai bambini, stabilire le quantità consentite di sale e zucchero in base alle direttive Oms, cambiare le politiche industriali al fine di utilizzare solo i 48 additivi autorizzati negli alimenti biologici al posto dei 338 consentiti attualmente, vietare in nome del principio di precauzione, l’uso di additivi controversi e l’importazione di prodotti che li contengono.
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