Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
La multinazionale statunitense, dopo la campagna negativa dell’Oxfam, si impegna a ridurre il proprio impatto e a migliorare le politiche ambientali.
Secondo un’indagine condotta nel 2014 dall’Oxfam, organizzazione internazionale che si batte contro la povertà e l’ingiustizia sociale, sono dieci le multinazionali dell’alimentazione che producono la maggior parte del cibo che viene consumato nel mondo.
La campagna dell’Oxfam aveva l’obiettivo di valutare la sostenibilità ambientale e sociale di queste compagnie. Tra queste figurava la statunitense General Mills, accusata insieme a Kellog e Danone di non intraprendere iniziative concrete per contrastare i cambiamenti climatici.
Per recuperare il gigante dell’alimentazione ha annunciato le strategie per ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra del 28 per cento nei prossimi venti anni, impegnandosi a investire oltre cento milioni di dollari per l’adozione di energie rinnovabili e per una maggiore efficienza energetica nei propri impianti.
Rispetto a simili iniziative intraprese da altre compagnie, il piano General Mills si distingue perché mira a coinvolgere l’intera filiera, dagli agricoltori ai consumatori. “L’obiettivo di General Mills è audace e a lungo termine”, ha commentato Eric Olson, vice presidente di Business for Social Responsibility, organizzazione no-profit che ha collaborato con l’azienda per sviluppare la strategia di sostenibilità.
General Mills aumenterà inoltre gli investimenti nell’agricoltura biologica, convertendo a questo tipo di coltivazione 250mila acri entro il 2020.
“Aumentare la superficie coltivata a biologico e promuovere efficaci innovazioni agricole è parte della soluzione – ha dichiarato Jerry Lynch, responsabile della sostenibilità dell’azienda. – Anche migliorare le pratiche alimentari e di gestione del letame nel settore lattiero-caseario è importante, considerato che le mucche emettono enormi quantità di metano”.
Il cambiamento di rotta intrapreso da General Mills può non essere motivato da una particolare sensibilità ambientale, quanto da interessi economici, l’importante è comunque agire. Se è palese che i cambiamenti climatici sono una grave minaccia per il pianeta, è ormai chiaro che sono anche negativi per gli affari.
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