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Secondo un rapporto Conai potrebbe essere la filiera del riciclo a rilanciare l’occupazione, con migliaia di nuovi posti di lavoro nei prossimi anni.
Sarebbero circa 89.000 i nuovi posti di lavoro che si verrebbero a creare nel settore del riciclo dei rifiuti nel nostro Paese entro il 2020. Lo scenario viene dipinto dal rapporto “Ricadute occupazionali ed economiche nello sviluppo della filiera del riciclo dei rifiuti urbani”, redatto da Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi) e presentato al meeting di Rimini.
Lo studio prevede che entro il 2020 l’Italia possa raggiungere il 50 per cento di riciclo dei rifiuti urbani, seguendo e rispettando le direttive europee. In questo scenario i nuovi addetti della filiera del riciclo, ovvero raccolta differenziata, trasporto e selezione sarebbero circa 76.400, mentre gli addetti per le costruzioni di nuovi impianti sarebbero circa 12.600, per un totale di circa 89.000 nuovi green jobs.
Uno scenario ottimista, sottolinea Conai, che rivede le stime in circa 60.000 unità, nell’ipotesi che le attività di raccolta al Centro e al Sud si allinei agli standard del Nord, che traina tutto il settore con punte che potrebbero arrivare al 61 per cento nelle migliori delle ipotesi.
I benefici di questo incremento sarebbero innegabili. Se dal 1998 (anno di fondazione del Consorzio) al 2012, il volume d’affari si può calcolare in circa 12,7 miliardi di euro, è evidente che a maggiori investimenti corrispondono maggiori guadagni. Conai stima un incremento nei prossimi anni, di circa 6,2 miliardi, mentre gli investimenti in infrastrutture, ovvero in impianti di selezione, di produzione di semilavorati per il riciclo, di compostaggio e termovalorizzazione, in circa 1,7 miliardi di euro.
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